La risposta è più immediata di quello che si immagini: la piazza non è stata interpretata affatto. Ad essa è stata destinata un’opera non pensata per quello spazio ed il risultato è sotto gli occhi di tutti. L’intervento è fuori scala, è posto in una zona non idonea ed è poco pertinente al luogo. Infatti, i 23 metri di base del quadrato per i circa 3 di altezza, entro i quali si sviluppa l’opera, scompaiono nell’immenso agorà definito dalla piazza; il colonnato bianco, prospiciente la piazza, schiaccia con la sua mole e la sua cromìa l’installazione. Inoltre, la serie delle Concrete block structures, alla quale appartiene l’opera, possiede una valenza etico-sociale molto spiccata che si perde nell’allestimento partenopeo, sorvegliato a vista da guardiani comunali, e più consono ad una neoclassica scultura da giardino all’inglese.
Ma compiamo un passo indietro per cercare di comprendere.
L’opera in questione, Progressions in a square, progettata da Lewitt nel 1993, fa parte, come detto, di una serie che porta il titolo più generale di Concrete block structures, strutture in blocchi di cemento. Questa serie prende il via all’inizio degli anni ’80, più precisamente nel 1982 ad Amburgo, con l’opera Two walls, ed immediatamente si pone come terreno di analisi del rapporto fra architettura e scultura. Queste opere, in realtà, sono più monumenti che sculture o, meglio, monumenti non percorribili dal sapore archeologico, che riflettono sui temi dell’abbandono e della perdita. La perspicacia dei napoletani, infatti, non ha esitato, dopo le capuzzelle di Rebecca Horn, a definire taùto (cioè: bara o monumento funebre) l’opera del grande artista minimal americano.
La vocazione etica di democraticità ed egualitarismo sociale che permea questa serie di opere, si rende ancora più evidente nella scelta del materiale di base: blocchi di cemento dalle dimensioni standard e di produzione rigorosamente industriale, quasi a stabilire, dopo quelli con il Minimalismo e l’Arte Concettuale, anche un legame con l’Arte Povera italiana, che LeWitt ha potuto apprezzare a pieno in occasione del suo soggiorno spoletino dal 1980 al 1986. Questo tipo di vocazione dell’opera viene integrata, in questo caso specifico, dalla scelta di realizzala con un materiale locale, la pietra di Trani, geologicamente rintracciabile fra l’alta Irpinia e la Puglia e caratteristica di costruzioni rurali a basso costo. Tutto ciò contrasta con la collocazione finale data all’opera che, così com’è stata installata, ne comporta sia la scarsa fruibilità, che la scarsa comprensione, visto il confronto con l’impianto monumentale della piazza, che sminuisce la lettura dell’opera nei suoi fondamenti concettuali.
Dopo lo scarso appeal dell’Italia capovolta di Luciano Fabro –che era l’installazione di Natale dello scorso anno- per la grande iniziativa di Piazza Plebiscito siamo al secondo flop consecutivo.
Un filotto negativo difficile da raddrizzare. Se il progetto –che pur ha avuto il ruolo del volano per l’affermazione in forze dell’arte contemporanea a Napoli- non riveste più ruolo strategico, non raccoglie più l’attenzione degli amministratori locali, non è dotato più di sufficienti finanziamenti, l’invito è a sospenderlo piuttosto che legittimarne l’ingiusta agonia.
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La scheda dell’evento
giovanna procaccini
installazione visitata il 30 dicembre 2005
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Rispondo all'amico Antonio che tanto si da da fare in questa rubrica...riguardo a "quello che si muove a Napoli"...ma cosa???,ti rendi conto che i cinema stanno morendo?sia fisicamente che culturalmente,per vedere un film decente devi fare la cerca miracolosa...le gallerie? ma dove? scantinati,piccole sale,dove a stento i giornali locali vi entrano....UN MUSEO AL LICEO ARTISTICO? follia!..dovremmo prima ripulire piazza S.S. Apostoli e poi se ne parla,sempre che sia possibile allestire un museo in un clima alieno come il Liceo Artistico,e poi con quale opere,quelle degli allievi forse?..ma non fantastichiamo caro Antonio,anche io anni fa ho militato prima li al liceo, poi l'accademia e credimi il livello è veramente basso,tranne qualche piccola eccezzione...
il problema è sempre lo stesso.tutto è buio,tutto è nero.niente è possibile per il cambiamento.hai qualche pregiudiziale a riguardo dei giovani,sono il futuro che tu lo voglia o no.bisogna sempre credere nelle nuove generazioni.poi non è vero che a napoli non ci sono luoghi deputati per l'arte,il cinema,il teatro etc etc.non confondiamo le nostre delusioni con quello che ci circonda.negli anni 80 sembrava che le atomiche dovessero distruggere l'umanità,ma musante(sociologo)affermava"io non credo che luomo si distruggerà".io per anni sono andato a visitare le gallerie di arte moderna-oggi abbiamo anche il pubblico-madre,pan,accademia di belle arti(nuovo museo),l'ultima sala di capodimonte(Istituita più di dieci anni fa --arte moderna/contemporanea).l'inagurazione della mostra di paladino nel periode delle vacanze natalizie.tutto scorre che lo vogliamo o no-pantarei(euripide)-----un saluto
Banale, inutile, cinica? Non mi pare proprio. Direi circostanziata, documentata, ben argomentata ed equilibrata, così come quella del Madre-Atto secondo. Ritengo però opportuno chiarire che quel mio "la piazza è un guaio" va, seppur con espressione semplicistica e rozza, a rincalzo dell'appello procacciniano: poniamo fine a questa agonia! Ammetto che la mia considerazione nasce anche da un'idiosincrasia personale nei confronti di quello sciagurato e innaturale sventramento in cui è planato il pezzotto del Pantheon, ma... mammamia... in quella piazza poco o niente fa una bella figura! è vero, Fabro lo scorso anno era osceno, ma Fabro è osceno anche al Madre, secondo me, quindi non aveva nessuna genialità da difendere. Invece ci sono artisti che si sono sputtanati inutilmente per "confrontarsi" con uno spazio che, a quanto pare, non vuole proprio confrontarsi con nessuno.
a Mauadibbb! ma quale Euripide! panta rei è di Eraclito! e impara pure un po' l'ortografia, che male non ti fa!
Grazie pantalone per la tua giusta correzione.
Vero-------Eraclito d’Efeso----- forse dovremmo scriverlo entrambi: Panta Rhei-------non credi---?
non credi---- ? non cercare le pagliuzze----non peccare neanche di supponenza, argomenta .
Non hai opinioni di nessun genere?
In ogni modo ti ringrazio dal profondo del mio cuore.
Un saluto affettuoso.
Mi spiace intervenire solo adesso, ma a tutto quanto è stato scritto in questo spazio vorrei aggiungere che negli ultimi anni, a mio modesto parere, l'unica opera veramente realizzata per la Piazza di Napoli è stata quella di Rebecca Horn.
Bruttissima la spirale di Richard Serra e spiacevole il destino di orinatoio che ha subito...
Non male l'Italia capovolta di Fabro, trasparente il quadrato di Sol Lewitt che in fin dei conti è stato notato solo come barriera alla fruizione visiva e fisica di una delle piazze più belle al mondo.
Mi spiace per i seri problemi di salute che affronta l'artista, ma questa uscita non è degna della sua visione artistica della realtà e forse, non potendo esprimersi ad hoc e ai livelli a cui ci ha abituati, sarebbe stato meglio se Sol Lewitt avesse deciso di non esporsi in tale luogo e situazione.
niente male neanche la montagna di sale--(paladino)?mobili appesi --Emiciclo(kounellis)?------
piazza del plebiscito :piazza d'armi (parate militari -- Monarchia--restaurazione dopo murat?)
piazza neoclassica? Sbancamento precedente dei francesi?
Cesura urbanistica fra città e mare?
Potremmo parlarne che ne dite?
Il fatto che Piazza del Plebiscito risulti così ostica sul piano dei risultati, mentre sull’autorevolezza degli interpreti non c’è nulla da dire…, potrebbe essere un fatto positivo.Vedendola da un altro punto di vista, la difficoltà potrebbe essere per gli artisti un elemento di “sfida” con la propria creatività e con quella dei suoi predecessori.
Potrebbe…appunto, se gli artisti fossero chiamati ad “interpretare la piazza” e non a metterci la loro opera più “ imponente” (perché tanto “o’spazio è assaje ”!).
Come ebbi a dire, nel commento all’articolo sulla stazione della metropolitana progettata da Kapoor “Sicuramente è troppo facile servirsi di un Grande Nome per dare maggiore rilevanza al lavoro in termini di immagine ..più difficile è accettare il fatto che poi non sempre il suo intervento garantisca un’ottima riuscita”.
Lo si evince quando c’è un’opera “artistico-architettonica” in quanto errori e leggerezze si ripercuotono sugli utenti-fruitori ma vale anche per le “installazioni scultoree” dove invece , sia pur più lentamente che nel primo caso, a farne le spese è la vista e l’anima dell’osservatore ( e pure le casse comunali e/o regionali …ma questo se lo vogliamo dire, lo diciamo…altrimenti, non lo diciamo!)
Limitandoci ad un giudizio “estetico /artistico” ( non politico) ..il comune denominatore delle installazioni susseguitesi in Piazza del Plebiscito in questi anni è : “grossi nomi – opere deludenti “
Fanno eccezione la Montagna di sale di Paladino, che pur non essendo pensata per Napoli vi ci approdò coraggiosamente con grande successo sia sul piano estetico (è fuor di dubbio che l’impatto nella prospettiva della piazza fu “straordinario”) che “storico”, e l’opera di Rebecca Horn che forse fino ad ora resta l’unica ad aver interpretato (magistralmente , a mio giudizio…) lo spirito e la storia di questa Città.
Ma vuoi vedere che dopo anni di “cavolate concettuali” ci stiamo accorgendo che fare l’artista è un fatto serio e che non basta avere “carta bianca” ed un mucchio di soldi per creare un’opera d’arte…?! ( e che …a creare qualcosa fine a se stessa non ci vuole niente ma per progettare e interpretare uno spazio ci vogliono i controcoglioni…?!)
Naturalmente questa mia è solo lo spunto per parlare ad ampio raggio del favoloso mondo dell’arte contemporanea …non una critica diretta a Sol LeWitt –Artista con la A maiuscola ,universalmente riconosciuto (e come tale capace anche di sbagliare.. qualche volta).
Infine vorrei dire una cosa impopolare, che farà rabbrividire qualche luminare della politica nostrana:
“ Abbiamo visto che siamo capaci di organizzare mostre con grossi nomi, ma abbiamo anche visto che la riuscita di un’opera non è direttamente proporzionale alla fama dell’artista. Abbiamo, finalmente, anche dei luoghi specifici deputati ad accogliere “i Grandi dell’Arte”….allora perché non chiamiamo i Maestri (solo) a prendersi la responsabilità annualmente di selezionare i lavori di Creativi , Artisti e Architetti meno noti in un concorso di idee per Piazza del Plebiscito? Potrebbe diventare un evento di straordinaria importanza culturale per la Città oltre che di “reale apertura” alla contemporaneità “
Statevi bene.
caro formica,se posso permettermi---concordo con te,condivido----finalmente una proposta---no le solite invettive lagnose----grazie ancora---
Anziché spendere i nostri soldi per delle cose inutili, perché non tentare di realizzare nella splendida piazza, un monumento-museale-Sacrario per la memoria di tutti i meridionali morti nell'aggressione sabauda... i nostri morti e le migliaia di giovani dell'esercito sabaudo-italiano che vennero per uccidere, ma trovarono la Morte?!Perché non realizzare in questa piazza
(che torneremo a chiamare largo di Palazzo), un luogo della memoria? Perché no!?
La volete fare questa unione, si o no? E di questa unione di "fratelli d'Italia, deve far parte il ricordo di coloro che volontariamente o meno, hanno dato la vita.
Mario Moccia di Montemalo