16 ottobre 2002

fino al 31.III.2003 Francesco Clemente Napoli, Museo Nazionale Archeologico

 
Quattordici opere. Solamente. Una retrospettiva? Una personale? Preceduta da un grande battage e attesa da più di un anno la mostra-ritorno di Francesco Clemente a Napoli lascia l’amaro in bocca…

di

I ritorni, si sa, hanno sempre un’aura particolare. Tra nostalgia, memoria e ricordi. In quattro nuove sale del Museo Nazionale, restaurate per l’occasione, si palesa il ritorno nella natìa Napoli di Francesco Clemente(*1952), tra i pittori viventi uno dei più idolatrati sulla terra.Francesco Clemente
Il ragazzo che a diciotto anni si trasferì a Roma per studiare, ha oggi una barba bianca da saggio greco, vive un po’ a New York, Atene contemporanea e un po’ a Madras musa ispiratrice di un universo orientale che, in realtà, egli apprese essenzialmente a Roma frequentando l’eccentrico Luigi Ontani e lo sciamano Alighiero Boetti. Nella Grande Mela, poi, dopo la sbornia di successo e notorietà della Transavanguardia, fu la volta di Basquiat e di Warhol . Amici e maestri dei primi anni americani. Nel frattempo Clemente si sposa, fa figli (la femmina sta girando un documentario su di lui, presto in onda su Rai Sat Art), stringe legami con quelli che in America contano, fa amicizia con Hollywood ed i suoi vati, entra a pieno titolo nel jet set internazionale.
Di tutto questo percorso che fin’ora abbiamo tracciato forse solo l’ultimissima parte viene fedelmente documentata nella mostra di Napoli. All’inaugurazione da mille e una notte han fatto da contraltare quattordici opere assolutamente non rappresentative dell’estetica ammaliatrice del pittore. Una mostra assolutamente Francesco Clementeinsufficiente. Diseducativa per quanti tra i visitatori la leggano come una retrospettiva della produzione clementiana. Problemi per i trasporti delle grandi realizzazioni? Difficoltà nell’individuare spazi espositivi (l’esposizione è in quattro nuove sale completamente avulse dal Museo, uno dei più importanti al mondo nel suo genere)? Budget esiguo (ma in città si mormora di cifre da capogiro, 600mila euro…)? Qualsiasi giustificativo non ci consente di chiudere un occhio davanti alla pochezza di quattordici opere quattordici, non tutte degne, per qualità, della produzione di un pittore come Francesco Clemente.
Nell’unica sala che merita questo nome, tuttavia, un allestimento per una volta arioso consente di apprezzare l’ultimo scatto creativo del maestro: una serie di grandi realizzazioni su tessuto jeans costituiscono delle enormi macchie sulla parete. Senza forma, senza una possibile dimensione. Dei non-quadri, dei non-arazzi. Delle muffe azzurre immense e dipinte gelidamente con i temi inconfondibili di Clemente.Francesco Clemente
Napoli è una città che da sempre ribolle nel sottosuolo di energie inenarrabili. Ma riceve una badilata nel capo proprio mentre sta spiccando il volo. Una stagione costellata da un buon numero di eventi (buone mostre nelle tante gallerie private, una programmazione di discreto livello a Castel Sant’Elmo, le iniziative curiose e interessanti alla Città della Scienza, l’apertura del nuovo centro d’arte contemporanea a Palazzo Roccella, le nuove stazioni-museo del metrò, la grande installazione natalizia in Piazza Plebiscito) poteva fare della mostra di Clemente una propria stella polare. Le quattordici opere allestite al Museo Nazionale, pur restando da non perdere nel modo più assoluto, hanno a nostro avviso fallito il loro obiettivo potenziale. Malgrado Napoli.

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massimiliano tonelli
mostra vista il 5 ottobre 2002


’Francesco Clemente’ MUSEO ARCHEOLOGICO, biglietto del museo, orari del museo, info: 06692050220, izzo@civita.it, a cura di eduardo cycelin e mario codognato, catalogo electa napoli; tempo di vista: 40 min; servizi igienici: SI, accesso disabili: SI, bookshop: SI

[exibart]

13 Commenti

  1. complimenti Massimilano, hai scritto un articolo intelligente e coraggioso, è ora di dire basta a queste mostre in cui ci vengono a rifilare le cose meno significative, ormai tra arte antica e contemporanea siamo diventati il paese delle opere e delle mostre in tono minore.
    Anche lo stesso Clemente per Napoli (sua città e capitale culturale per secoli) doveva e poteva fare molto di più, anche se purtroppo io penso che anche la sua vena creativa sia un po’ inaridita; io penso che Clemente abbia un po’ perso quella carica eversiva, “lisergica” e multiculturale che aveva negli anni ’80, pur restando comunque un grande pittore, Napoli lo ama e ha apprezzato la mostra ma lui doveva forse mostrarLe un attaccamento maggiore.
    Tra l’altro hai ragione a dire che il Museo Archeologico è uno dei più importanti del mondo, solo la collezione Farnese è un bel pezzo di storia dell’arte e del rapporto della cultura occidentale con l’antico, un po’ di modestia non guasterebbe mai, Michelangelo di fronte a certe opere era molto, ma molto modesto, tuttavia Clemente è un grande e sono sicuro che si farà perdonare…, almeno speriamo!

  2. …il pacco che ha “gentilmente” donato il Museo Archeologico alla città di Napoli è clamoroso. Napoli ribolle, dici bene, è c’è bisogno di nuove idee, di giovani curatori e non di imprenditori berlusconiani. Che senso ha spendere vagonate di euro per un artista che su Napoli non avrebbe in realtà bisogno di essere esposto, sopratutto in quel modo?

  3. Bravo Massimiliano, sei stato coraggioso… la mostra non l’ho ancora vista, ma so intimamente che hai ragione, perchè la poca rappresentatività di artisti viventi – e relativamente giovani – ma già “storicizzati” è un problema che non riguarda solo Clemente, ma anche Paladino, Kosuth, Paolini…. per restare solo in Italia.

    A questo punto, perchè non apriamo un sondaggio sul tema “MA UN ARTISTA, LO E’ PER SEMPRE?” ovvero, se un artista bravo in gioventù prende a ripetersi e a peggiorare, significa che non era un “vero” artista, che lo è stato solo per un periodo, o che la vena poetica può inaridirsi, magari proprio con il successo?

    Con stima

    Alessandra Galletta

  4. per commentare il testo di Alessandra Galletta, io credo che non tutti i grandi artisti mantengano un livello di creatività uniforme per tutta la vita, e che anche per loro ad un certo punto la vena si inaridisca, poi ci sono quelli che magari (vedi Bonnard o Tiziano) tirano fuori una vecchiaia folgorante. Comunque al giorno d’oggi (non parlo di Clemente nello specifico) un certo successo travolgente può migliorare le tasche di un artista ma può anche ucciderlo dal punto di vista creativo costringendolo nei binari di uno stereotipo o impedendogli una necessaria e anche sofferta maturazione, poi ci sono anche le fregature, quelli che sembravano grandi e poi invece…

  5. …ma siamo convinti della grandezza di quest’artista e della sua produzione? La contemporaneità ci ha ormai abituati al confondere il mito con il contenuto, sono rarissimi coloro che sanno distinguere la verità dello spessore di una ricerca dalla verità di un management e di un marketing che divengono la vera opera d’arte, in assenza di essa. L’opera, quella che si vede in primis con gli occhi, sempre più veicolo delle mirabolanti capacità di public relation di chi la produce, la qualità di questa resta un dettaglio. Quest’articolo ha il merito ed il coraggio di cogliere le “naturali” incongruità di un occasione eclatantemente palese, capace di un qualche flebile spiraglio nella soporifera e “magnifica” nebbia della mistificazione, terreno di coltura fertilissimo dell’ignoranza, anche internazionale e blasonata.

  6. Ciao Max,
    coraggioso intervento, anche se non la dice tutta fino in fondo ma non per tua mancanza, è chiaro che non puoi essere al corrente di tutti i retroscena!
    Ma non scrivo per questa ennessima pagliacciata, non mi interessa, volevo solo segnalare questa volta in chiave ufficiale che in questa città sta avvenendo l’inenarrabile, scandali e barbarie da far rabbrividire la Russia di Stalin!!!
    I giornali sono tutti al soldo degli amministratori politici corrotti e ladri e non c’è alcuna possibilità di far minimamente valere i propri diritti nè di farsi sentire, il muro di gomma è insormontabile!
    Personalmente vorrei segnalare la situazione da terzo Reich in cui mi trovo dopo essere stato ufficialmente invitato in questa città per una retrospettiva sulla mia arte ben 5 anni fa!!!! Ed il gravissimo scempio che sta avvenendo all’edificio in cui soggiorno da 5 anni, una bellissima struttura del 1601 nel centro storico per il quale sono stati stanziati svariate centinaia di miliardi da anni, una gara d’appalto vinta per i lavori ed in scadenza a giorni ed il silenzio più impenetrabile, intanto l’edificio sta andando alla malora e richiederebbe urgentissimi interverti.
    Se esiste ancora da qualche parte in Italia una stampa e un’informazione degni di questo nome sono a disposizione per fornire tutti i dettagli dell’incresciosa vicenda più molto altro ancora, nel frattempo inoltrerò ricorso a Ginevra sperando che la longa manus non arrivi anche lì e sempre che nel frattempo non mi faccia prendere dalla voglia di suicidarmi sempre più incombente.
    Misterpoppy
    suicidato dalla società.

  7. non un coraggioso intervento, ma ONESTO. Diventerebbe coraggioso se la testata avesse da sempre perpetuato una sorta di sevilismo, ma dato che così non è mai stato, allora questo articolo del direttore è semplicemente onesto. Exibart ha sempre dato notizia degli eventi fornendo una critica “libera”, magari subordinata alle capacità intellettuali del giornalista divulgatore (che sembra più un bene che un male), e il pezzo di Massimiliano si inserisceproprio sotto lo sventolare di questa bandiera. Sarebbe proprio interessante sentire cosa ha da dire il nostro “australiano” circa il museo:allora si che si potrebbe parlare di coraggio.
    adios
    K

  8. E di che ti meravigli caro haber?
    A me e non solo a me…il panino locale della stampa di torino ha sottratto ben altro…
    Risultato? La prossima udienza della causa è stata fissata, non ricordo più quanto tempo fa, a novembre dell’anno prossimo ed ormai sono già passati oltre due anni credo e vari cambi di avvocati, forse di più ma ho perso il conto.
    Da buon intenditor…
    Sono a disposizione per succosi dettagli, sempre che possa interessare a qualcuno…

  9. approposito di panini locali. ho saputo da alcune persone in città che sempre il locale della stampa (Cronache di Napoli) ha fottuto un pezzo di Valentina Tanni pubblicato su un catalogo. Spiattellandolo nella sezione cultura e firmandolo pure.

  10. Bene,
    potremmo unirci per una per una megacausa comune, visto che è stata raggirata, offesa e sfruttata anche un pezzo di storia della cultura italiana e non solo da questi ladri, Maria Luisa Santella.
    Bisogna denunciare con forza e uniti questi soprusi e giornali come questo vanno chiusi immediatamente perchè oltretutto sono la deviazione ultima di un giornalismo che fa solo danni sociali.
    Michele Gentile

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