Cataste di giocattoli, lettini appena fatti e amache ben tese, frigoriferi interamente ricoperti da piccole lettere magnetiche, costruzioni di casse d’acqua minerale e pacchi di riso. La ricerca di Matteo Peretti (Roma, 1975) punta a svelare quella struttura discontinua che si nasconde nell’oggetto quotidiano attraverso la giustapposizione tra la sfera personale e i codici della collettività, in un sovraccarico di sensi e segni, azioni, riti e miserie, memorie domestiche e connessioni glocal.
L’ironia del sapere è il progetto di una doppia retrospettiva – a Palazzo Collicola, a Spoleto, a cura di Gianluca Marziani, e al Pan, a Napoli, a cura di Alfredo Cramerotti – che si configura come un bivio tra l’indagine del reale e il flusso dell’autocoscienza, partendo dai concetti della sociologia della conoscenza. Questa branca degli studi storici, nata in Germania nella prima metà del Novecento, analizzava l’influenza del contesto sociale sulla formazione delle possibilità della conoscenza alla base dell’esperienza individuale. Le opere di Peretti scavano nel meccanismo di ambiguità insito in quegli oggetti sui quali si modella la coscienza collettiva, elementi sporgenti da un sistema economico iperesteso che tende a generare ricordi precostituiti e archiviabili in una memoria condivisa.
«Lavorare su due retrospettive parallele mi ha dato modo di analizzare più aspetti della mia poetica», ha detto l’artista romano che, all’ultima Biennale di Venezia, ha presentato il progetto Samarcanda, una serie di performance e installazioni, diffuse tra l’isola di Certosa, i Giardini e l’Arsenale, incentrate su temi dell’attualità politica e sociale, dal divario sempre crescente tra i modelli di vita al peso specifico delle libertà individuali. La mostra allestita al PAN prosegue su questo doppio filone dell’esperienza e presenta punti di vista dal taglio percettivo antitetico, viranti dal microcosmo al macrosistema, con disinvoltura anche fin troppo evidente. Nelle Azioni, una serie iniziata nel 1999, i gesti quotidiani vengono interpretati come momenti creativi al grado zero dell’individualità. Unghie, capelli, sudore sono isolati e raccolti in boccette trasparenti, parti emergenti dal corpo che, esposte in un registro visivo dei tessuti organici, bloccano l’istante per un tempo indefinito, una tensione alla conservazione comunicata anche in Playgrounds, giocattoli ammassati, ricoperti da una colata uniforme di pigmento colorato e compressi in banchetti di scuola, simili a reperti. Nella serie dei Volumi, invece, i riferimenti oggettuali si ampliano su larga scala componendo architetture distopiche, come in Acqua, in cui più di 1700 bottiglie sono chiuse in casse nere, impilate l’una sull’altra e accostate a un barile smaltato, in riferimento ai diversi usi e disponibilità del prezioso liquido.
Mario Francesco Simeone
Mostra visitata l’8 luglio 2015
Dall’8 luglio al 31 luglio 2015
Matteo Peretti, L’ironia del sapere (Volume Due)
Pan, Palazzo delle Arti di Napoli
Via dei Mille, 60 – Napoli
Orari: lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato, dalle 09.30 alle 19.30. Domenica, dalle 09.30 alle 14.30. Chiuso il martedì.
Info: press@studiogiga.com