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29
ottobre 2007
Fare arte per produrre. Non denaro, stranamente, ma consapevolezza e speranza. È questo l’encomiabile intento che ha spinto due giovani curatori ad imbracciare armi (ideologiche) e bagagli, e a portare l’arte a Scampia. Un territorio di confine nella periferia settentrionale di Napoli, limen che separa i buoni dai cattivi. Landa di nessuno finita nel calderone dell’incuria politica. Il progetto, intitolato emblematicamente Corrispondenze di Frontiera, prevede un ciclo di otto mostre personali. Gli artisti (Domenico Di Martino, Giacomo Faiella, Rosaria Iazzetta, Salvatore Manzi, MaraM, Mauro Rescigno, Antonello Segretario, Ur5o) invitati a confrontarsi con l’insolita location hanno tutti un curriculum legato all’arte sociale.
Ad aprire la rassegna è Salvatore Manzi (Napoli, 1975; vive a Casalnuovo). Noto tempo addietro con lo pseudonimo di Zak, da qualche anno si è riappropriato del suo vero nome. Quel nome che allora gli suonava troppo meridionale, ora è espressione di un’appartenenza da rivendicare. “Poiché -dice l’artista- il mio lavoro non può prescindere dal contesto in cui vivo, anzi ne è espressione”. Strenuo sabotatore del “circuito”, sostenitore di una visione dell’arte “antagonista al sistema”, Manzi propone al Centro Hurtado un’installazione ambientale. Un Nascondiglio, semplice cubo di mattoni grezzamente assemblati, coperto da un tetto di lamiera, che cela al proprio interno un lampadario acceso. Poggiato a terra -di modo che la luminosità resti soffocata- lascia trapelare soltanto un lieve bagliore. Trasposizione tridimensionale di un passo del Vangelo di Luca (quello ufficiale, non apocrifo come i Flash Art che l’artista “in-editò” nel 2001 per la sua mostra alla galleria T293) da cui è scattata la scintilla creativa che ha dato vita all’opera: “Nessuno accende una lampada e poi la copre con un vaso, o la mette sotto il letto; anzi la mette sul candeliere, perché chi entra veda la luce”, recita il versetto. E il seguito, proiettato sulla parete, chiarifica l’intento: “Poiché non c’è nulla di nascosto che non debba manifestarsi, né di segreto che non debba essere conosciuto e venire alla luce”.
Messaggio che, sebbene tratto da una fonte sacra, non ha nulla di provvidenziale. Perché è l’individuo, con la propria volontà, a dover emergere dall’ombra. Ognuno deve crearsi la propria “rivoluzione domestica”. Puntando in basso, fissando obiettivi minimi. Per evitare di caricarsi di aspettative irrealizzabili. E, nonostante tutto, si può ancora intravedere una luce, seppure flebile. Magari rossa, come quella che illumina l’ambiente espositivo. Simbolo cromatico di una spiritualità, laicamente intesa, da cui ricavare l’energia del cambiamento. Che forse, cinicamente, non arriverà mai. Perché Scampia potrebbe restare per sempre un nascondiglio. Il luogo in cui occultare ciò che non si deve vedere. Ma intanto è legittimo sperare, almeno per una volta, che qualcuno ci faccia tana.
Ad aprire la rassegna è Salvatore Manzi (Napoli, 1975; vive a Casalnuovo). Noto tempo addietro con lo pseudonimo di Zak, da qualche anno si è riappropriato del suo vero nome. Quel nome che allora gli suonava troppo meridionale, ora è espressione di un’appartenenza da rivendicare. “Poiché -dice l’artista- il mio lavoro non può prescindere dal contesto in cui vivo, anzi ne è espressione”. Strenuo sabotatore del “circuito”, sostenitore di una visione dell’arte “antagonista al sistema”, Manzi propone al Centro Hurtado un’installazione ambientale. Un Nascondiglio, semplice cubo di mattoni grezzamente assemblati, coperto da un tetto di lamiera, che cela al proprio interno un lampadario acceso. Poggiato a terra -di modo che la luminosità resti soffocata- lascia trapelare soltanto un lieve bagliore. Trasposizione tridimensionale di un passo del Vangelo di Luca (quello ufficiale, non apocrifo come i Flash Art che l’artista “in-editò” nel 2001 per la sua mostra alla galleria T293) da cui è scattata la scintilla creativa che ha dato vita all’opera: “Nessuno accende una lampada e poi la copre con un vaso, o la mette sotto il letto; anzi la mette sul candeliere, perché chi entra veda la luce”, recita il versetto. E il seguito, proiettato sulla parete, chiarifica l’intento: “Poiché non c’è nulla di nascosto che non debba manifestarsi, né di segreto che non debba essere conosciuto e venire alla luce”.
Messaggio che, sebbene tratto da una fonte sacra, non ha nulla di provvidenziale. Perché è l’individuo, con la propria volontà, a dover emergere dall’ombra. Ognuno deve crearsi la propria “rivoluzione domestica”. Puntando in basso, fissando obiettivi minimi. Per evitare di caricarsi di aspettative irrealizzabili. E, nonostante tutto, si può ancora intravedere una luce, seppure flebile. Magari rossa, come quella che illumina l’ambiente espositivo. Simbolo cromatico di una spiritualità, laicamente intesa, da cui ricavare l’energia del cambiamento. Che forse, cinicamente, non arriverà mai. Perché Scampia potrebbe restare per sempre un nascondiglio. Il luogo in cui occultare ciò che non si deve vedere. Ma intanto è legittimo sperare, almeno per una volta, che qualcuno ci faccia tana.
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dal primo al 31 ottobre 2007
Salvatore Manzi – Nascondiglio
a cura di Stefano Taccone e Pina Capobianco
Centro Hurtado
Viale della Resistenza (zona Scampia) – 80145 Napoli
Orario: da lunedì a sabato ore 9-13 e 16-20
Ingresso libero
Info: tel. +39 3297140758; info@corrispondenzedifrontiera.com
[exibart]
Complimenti Salvatore, è un bel lavoro!
Se avessimo più gente che pensasse veramente alle cose che produce, sarebbe un piacere andare alle mostre.
avere la consapevolezza del vivere quotidiano a Napoli significa vivere appieno il propio animo; coscienti del io e fieri di essere un piccolo ingranaggio di questa meravigliosa realtà
MA KE BELLO!COME AL SOLITO NON TI SMENTISCI MAI…I TUOI LAVORI SONO SEMPRE COSI’ “PROFONDI” .BRAVO CONTINUA COSI’.
MEMOLE NAPLES.
come sempre tutte le tue opere riescono a scuotere l’animo di chi le osserva, davvero complimenti 😉
Prima di scrivere vi chiedo umilmente perdono.Desidero sapere il pittore Michele SPATUZZI di NAPOLI,aveva lo studio a fuorigrotta,dipinge ancora?E’ vivo?…..Vi ringrazio e perdonatemi.
rispondo alla tua domanda sul pittore Michele Spatuzzi nel dirti che è vivo e vegeto e ha ancora lo studio a fuorigrotta