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fino al 31.XII.2002 | Jan Vercruysse – Camera Oscura & Other works | Napoli, Studio Trisorio

di - 24 Ottobre 2002

La serie di immagini fotografiche, che Jan Vercruysse significativamente chiama Camera Oscura intende, “mettere in scena” soggetti letterari ( Alice nel paese delle meraviglie ), soggetti tratti dalla storia dell’arte (il Colabottiglie di Marcel Duchamp ) ed altri sprigionati dalla sua fantasia. In queste fotografie è sempre presente un unico personaggio in costume che sembra far riferimento ad un contesto storico e geografico ben definito, ma sullo sfondo appare una scenografia minimalista, che rende l’immagine difficilmente credibile. Ad ognuna di queste foto ne è associata sempre una seconda uguale, nella quale, però, il personaggio è a testa in giù e si regge in piedi con le mani. E’ in questo ironico particolare che si chiarisce il titolo dato a tutta la serie. La camera oscura era lo strumento che prima dell’invenzione della fotografia (e sulla cui logica ottica questo strumento si basa) era utilizzato dagli artisti per ritrarre fedelmente la realtà; la porzione di realtà ritratta appariva però rovesciata e il pittore doveva sempre rivedere la composizione di tutto il quadro. Se in passato un’immagine capovolta era inconcepibile, ai nostri giorni, in un contesto architettonicamente “minimalista” (perché composto di parallelepipedi con porte e finestre tutte uguali) ed in cultura artistica decisamente a-prospettica, un’immagine vista a rovescio potrebbe apparire anche possibile. Soltanto i personaggi ritratti riescono ad inquadrare, nel tempo e nello spazio, tutta l’immagine.
Eppure Jan Vercruysse si diverte anche a travestire tutti i suoi personaggi!
Le sculture in mostra sono i Tombeaux, strutture di vari materiali (principalmente in legno) che apparentemente sembrano assomigliare a specifici mobili, ma la cui funzione rimane incerta ed in taluni casi totalmente misteriosa. Una sorta di leggii in legno nero che contengono grandi fogli su cui sono trascritti componimnenti musicali ci ricordano l’origine del titolo dato a queste misteriose sculture: dal francese Tombeau, un componimento musicale dedicato a qualcuno che non è più presente. Gli altri Tombeaux in mostra infatti, delle strutture alte e sottili in legno e metallo sembrano essere dei mobili la cui funzione è stata dimenticata, “non è più presente”. Forse utili in passato, sono adesso delle strutture vuote che suggeriscono la presenza di qualcosa che ci è dato soltanto immaginare e che Vercruysse definisce appunto queste “luoghi per la memoria”.
E se i mobili rappresentati dall’artista non avessero mai contenuto alcun oggetto? Se fossero stati realizzati per non contenere nulla? Essi sarebbero comunque il simbolo d’una necessità, il “conservare”, che è tipica di qualunque animale, ma che solo nell’uomo è diventata cronica e si è tramutata in “accumulare”, il male peggiore della società occidentale.

marco izzolino


Jan Vercruysse, “Camera Oscura & Other works”
Studio Trisorio, Riviera di Chiaia, 215
Tel : 081.414306
Lunedì-venerdì 10.30/13.00 16.00/19.30; sabato 10.30/13.00


[exibart]

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