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fino al 31.XII.2010 Tobias Zielony Napoli, Lia Rumma
napoli
Napoli come Lumberton. O quasi. L’immagine lenticolare della periferia italiana colta da occhio teutonico e tecnica démodé, per un risultato di estrema attualità. A sud dei sud del mondo...
sue pellicole, David Lynch cuce i personaggi in percorsi
esistenziali che finiscono sempre col lasciar cadere il sipario su orizzonti
urbani, siano essi piccole città – Velluto
Blu – o caotiche metropoli – Mulholland
Drive -, rivelandone il risvolto più oscuro, e tuttavia raccontandolo
attraverso alterazioni visionarie e il ricorso a espedienti onirici. Un modus operandi, questo, che sembra
echeggiare nel nuovo progetto di frontiera con cui Tobias Zielony (Wuppertal, 1973; vive a Berlino) ritorna da Lia
Rumma a tre anni di distanza dalla sua prima personale in sede milanese.
È
infatti una faccia in caucciù, a metà tra un fantasma e un incubo infantile, che
irrompe al minuto 9 dell’animazione fotografica Le vele di Scampia per esemplare ciò che l’artista tedesco ha
scovato scendendo negli scantinati della città di Napoli. Scampia: immensa
periferia partenopea, espressione del fallimento delle grandi utopie della
cultura architettonica datata anni ’60-’70. Oggi, infatti, di quel paesaggio
urbano capace, nell’idea progettuale, di riprodurre su scala ridotta
complessità e densità della città storica, ne rimane soltanto un’ombra sparuta,
degradata e dimenticata, mostruosa proprio come una maschera di halloween.
Ma
non c’è commiserazione nelle immagini di Zielony. Nei luoghi dai gialli, rossi
e azzurri adamantini, immortalati nella luce acida di lampioni stradali, sembra
di poter riconoscere il rigore compositivo della Fotografia Oggettiva o,
ancora, quel luogo d’elezione a metà tra la distanza e la vicinanza d’osservazione,
riscontrabile nelle pellicole di Pabst
o nella recitazione straniata di Bertolt Brecht: l’obiettivo del tedesco
seziona il paesaggio con perizia da entomologo, restituendo porzioni
macroscopiche di un gigantesco insetto urbano.
L’uso
di un linguaggio impersonale sembra invece risultare più difficile quando si
passa a osservare gli abitanti di questi grossi organismi in cemento: qui,
l’inquadratura dal taglio ravvicinato e la preferenza del primo piano non
riescono a non scadere nello stereotipo dello “scugnizzo”, o in quello del
“romantico degrado napoletano”, cliché troppo
abusati che macchiano la lucida visione d’artista restituendo immagini démodé e
poco convincenti.
Tuttavia,
nel complesso, l’integrità dell’opera risulta poco alterata e Tobias Zielony
riesce a preservare l’intento di un lavoro a metà tra il reportage e la ricerca
estetico-formale. Le sue fotografie, infatti, vogliono essere segni neutrali,
simboli di una malinconica realtà ai margini che non ha più identità
geografica. Perché è solo quando tali segni diventano orfani del loro contesto
originario che possono rivelarsi attributi capaci di suggerire un diverso
profilo identitario, quello di una periferia più grande, la periferia in cui è
possibile riconoscere una porzione di mondo. Pa(e)ssaggi globalizzati.
Zielony
da Lia Rumma a Milano
carla rossetti
mostra
visitata il 9 novembre 2010
dal 9 ottobre al 31
dicembre 2010
Tobias Zielony –
Vele
Galleria Lia Rumma
Via Vannella Gaetani, 12 (zona Chiaia) – 80121 Napoli
Orario: da martedì a venerdì ore 16.30-19.30 o su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 0817643619; fax +39 0817644213; info@gallerialiarumma.it; www.gallerialiarumma.it
[exibart]