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05
novembre 2008
fino al 4.XII.2008 Salud, Deporte y Control Napoli, Umberto Di Marino
napoli
Quando c’è la salute non c’è tutto. Perché il controllo dev’essere capillare. Uguale per tutti, e tutti uguali. Così ci vorrebbe il potere, che logora chi non ce l’ha. Ma stimola la “querida presencia” di tre giovani cubani...
di Anita Pepe
Scardina ipotesi e pregiudizi Salud, Deporte y Control, tre minipersonali cubane al quadrato: cubani gli artisti, cubana la curatrice. Tutti giovani, giovanissimi, ma non tanto da aver preso le distanze rispetto ai miti del socialismo reale caraibico e della rivoluzione castrista, vivi e presenti sull’isola anche dopo il passaggio di consegne tra l’ottuagenario Presidente e suo fratello Raul. Una collettiva dove la politica c’è, ma lascia a casa falci e martelli, facce di Fidel col sigaro e santini del Che col basco, sfidando l’embargo con un approccio mondializzato.
Perché l’ossessione e, al contempo, la diffidenza verso profilassi, igiene e medicina, la censura, la propaganda, la persuasione occulta, la sottile violenza di un controllo mascherato da ordine pubblico e tutela del cittadino sono spine nel fianco pure dei più “democratici” fra gli stati e non solo di una dittatura che, tra i fiori all’occhiello, può vantare un’istruzione di qualità – compresa l’Accademia di Belle Arti, i cui allievi possono esporre già da semplici studenti negli spazi di Stato (di privato esistono solo un paio di home gallery) – e un sistema sanitario efficiente e accessibile.
Tutt’altra cosa rispetto all’America di Michael Moore, filmaker di culto i cui Sicko e Bowling for Columbine hanno ispirato le opere “in pillole” di Yaima Carrazana (Santiago de Cuba, 1981; vive a L’Havana e Madrid). La pharmacy d’artista data a Hirst, ma qui la variante ideologizzata si carica di antibellicismo: capsule ritte come soldati di un plotone o proiettili in una scatola, aerei caccia “scolpiti” coi cachet e una bacheca di pasticche decorate con stelline e croci, unica concessione ecstatica all’iconografia di due grandi “chiese” – quella comunista e quella cattolica – che ambivano (o sarebbe meglio il presente, visto che almeno una delle due istituzioni è decisamente ancora in sella?) a fondare l’uomo perfetto.
Deliranti giochetti totalitaristici, sui quali Rodolfo Peraza (Camaguet, 1981; vive a L’Havana) ironizza col più globale, compulsivo e consumistico dei trastulli: il videogame. Grafica basic, inni remixati come jingle e cannoni che demoliscono pezzo per pezzo il folle progetto di un essere non nato, ma costruito col libretto delle istruzioni, nella fattispecie due manualetti pedagogici scritti per assemblare i gagliardi prototipi del comunista duro (soprattutto di comprendonio) e puro e dello spagnolo ideale (“metà monaco e metà soldato”, secondo gli spin doctor del “generalissimo” Franco).
Un individuo-massa irrealizzabile e irreale, come virtuali ma minacciosamente in procinto di concretizzarsi sono gli scenari futuristici e vagamente inquietanti che Loidys Carnero (L’Havana, 1982; vive a L’Havana e Madrid) preconizza con Google ScketchUp. Una grigia considerazione sulla tecnologia come arma di potere, proveniente da un Paese dove si cerca di arginarne la “pericolosità sociale” vietando, ad esempio, l’uso di internet nelle case private. Una riflessione sulla diffusa incapacità di ribellarsi, sulla passività dei troppi “obbedisco” mormorati a capo chino e occhi bendati.
Cuba si ritrova a indicare la strada della revolución. Siempre.
Perché l’ossessione e, al contempo, la diffidenza verso profilassi, igiene e medicina, la censura, la propaganda, la persuasione occulta, la sottile violenza di un controllo mascherato da ordine pubblico e tutela del cittadino sono spine nel fianco pure dei più “democratici” fra gli stati e non solo di una dittatura che, tra i fiori all’occhiello, può vantare un’istruzione di qualità – compresa l’Accademia di Belle Arti, i cui allievi possono esporre già da semplici studenti negli spazi di Stato (di privato esistono solo un paio di home gallery) – e un sistema sanitario efficiente e accessibile.
Tutt’altra cosa rispetto all’America di Michael Moore, filmaker di culto i cui Sicko e Bowling for Columbine hanno ispirato le opere “in pillole” di Yaima Carrazana (Santiago de Cuba, 1981; vive a L’Havana e Madrid). La pharmacy d’artista data a Hirst, ma qui la variante ideologizzata si carica di antibellicismo: capsule ritte come soldati di un plotone o proiettili in una scatola, aerei caccia “scolpiti” coi cachet e una bacheca di pasticche decorate con stelline e croci, unica concessione ecstatica all’iconografia di due grandi “chiese” – quella comunista e quella cattolica – che ambivano (o sarebbe meglio il presente, visto che almeno una delle due istituzioni è decisamente ancora in sella?) a fondare l’uomo perfetto.
Deliranti giochetti totalitaristici, sui quali Rodolfo Peraza (Camaguet, 1981; vive a L’Havana) ironizza col più globale, compulsivo e consumistico dei trastulli: il videogame. Grafica basic, inni remixati come jingle e cannoni che demoliscono pezzo per pezzo il folle progetto di un essere non nato, ma costruito col libretto delle istruzioni, nella fattispecie due manualetti pedagogici scritti per assemblare i gagliardi prototipi del comunista duro (soprattutto di comprendonio) e puro e dello spagnolo ideale (“metà monaco e metà soldato”, secondo gli spin doctor del “generalissimo” Franco).
Un individuo-massa irrealizzabile e irreale, come virtuali ma minacciosamente in procinto di concretizzarsi sono gli scenari futuristici e vagamente inquietanti che Loidys Carnero (L’Havana, 1982; vive a L’Havana e Madrid) preconizza con Google ScketchUp. Una grigia considerazione sulla tecnologia come arma di potere, proveniente da un Paese dove si cerca di arginarne la “pericolosità sociale” vietando, ad esempio, l’uso di internet nelle case private. Una riflessione sulla diffusa incapacità di ribellarsi, sulla passività dei troppi “obbedisco” mormorati a capo chino e occhi bendati.
Cuba si ritrova a indicare la strada della revolución. Siempre.
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Loidys Carnero | Yaima Carrazana | Rodolfo Peraza – Salud, Deporte y Control
a cura di Lillebit Fadraga
Umberto Di Marino Arte Contemporanea
Via Alabardieri, 1 (zona Chiaia) – 80121 Napoli
Orario: lunedì ore 16-20; da martedì a sabato ore 10.30-13.30 e 16-20
Ingresso libero
Info: tel + 39 0810609318; fax +39 0812142623; info@galleriaumbertodimarino.com; www.galleriaumbertodimarino.com
[exibart]
Basta la vista!
🙂
Ciao Ani. Sei quasi perfetta e non preoccuparti troppo per il quasi…