Artista di fama internazionale e di passato diplomatico, Jota Castro (Lima, Perù, 1965; vive a Bruxelles) alla fine degli anni Novanta lascia la sua carriera di giurista per darsi completamente all’arte, trasformando le dinamiche sociali e politiche del presente nei due poli della sua ricerca. La percezione sempre assai lucida del reale combinata ad uno stile misurato e rigoroso caratterizzano i suoi lavori, che affrontano anche le tematiche più scottanti con semplicità ed efficacia e un’ironia spesso spiazzante.
Il distacco, la traversata, l’arrivo e il difficile inserimento in un nuovo luogo sono al centro dell’installazione intitolata 500 ways. L’opera è realizzata con un gommone riempito da centinaia di monete: piccole e preziose speranze, simboli di scambi fra gente di diversa nazionalità e cultura, ma anche amara messa tra parentesi di ogni disperata e confusa ricerca dell’aldilà. E poiché tutto è sempre relativo e attraversata la soglia non c’è nulla di certo, la scritta specchiante Borders rende ancora più esplicita la riflessione sul passaggio: la scoperta dell’ignoto e di un luogo altro, atto a rivelare la faccia nascosta che si nasconde dietro ogni apparenza.
Lo spirito concettual-poverista è il nodo intorno al quale si sviluppano anche le opere della stanza centrale. Qui, l’artista peruviano occupa un’intera parete con un variegato campionario di scarpe formando la scritta China. Il suo messaggio è immediato e si pone in polemica con un mercato che rappresenta concorrenza sleale e violazione dei diritti umani, che sfrutta l’irrazionalità della corsa al ribasso dei prezzi trasformandola (fatalmente) in un fattore di appetibilità e di incentivo al consumi dei suoi prodotti.
Un’analoga messa in discussione degli scambi, ma anche delle barriere, che possono esserci tra due culture e civiltà si ritrova in Energy: la scelta di tracciare delle scritte arabe su una serie di bombole a gas (dipinte nei vari colori della Napoli mediterranea) significa, infatti, mettere in scacco la situazione di tensione, di paura, che ha preso piede nell’immaginario occidentale ed il pregiudizio (causato da un contatto rapido e superficiale) che dimostra la sua infondatezza quando si scopre che quelle scritte arabe sono, in realtà, la traduzione dei principi di un’ Europa che si basa sul rispetto della diversità culturale e sul divieto di discriminazione.
Chiude il percorso Enjoy your travel, opera che dà il titolo alla mostra. Una grande ed essenziale linea curva evoca quella sensuale del ventre materno e diviene metafora di ogni tensione e scatto verso l’esterno. L’effetto complessivo è ludico e, grazie anche alla strategia dell’allestimento, sembra indicare una possibile via di fuga da ogni conoscenza schematica della realtà: la libertà, la propensione al viaggio e la necessaria apertura dell’uomo verso il mondo.
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marianna agliottone
mostra visitata il 5 dicembre 2006
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GRANDE MOSTRA
Jota Castro: artista raffinato e profondo come pochi altri.
Umberto, ogni tanto sbaglia qualche mostra, per favore! altrimenti ci abitui troppo bene!