Ă sempre piacevole ritornare allo Studio Parisio, una delle
glorie culturali forse ancora troppo sconosciuta ai napoletani. Sotto il
porticato della Basilica di San Francesco in Piazza del Plebiscito ci si sente
al sicuro, protetti dal fragore della cittĂ ma al tempo stesso consapevoli che
qui è possibile avere uno sguardo reale e concreto sul territorio.
Ancora una volta, lâassociazione culturale Archivio
Fotografico Parisio offre la possibilitĂ a un giovane fotografo di esporre la
propria visione della realtĂ e del mondo che ci circonda. Ă il caso di
Giulio
Piscitelli (Napoli, 1981), dellâAgenzia Controluce, che presenta qui alcuni lancinanti
ritratti dei clandestini forzati di Rosarno, ennesima pagina vergognosa e
disperata della cronaca italiana. I fatti sono noti, cosĂŹ come le circostanze.
I volti no. Gli sguardi, i gesti, quelli no. Sono stati surclassati dal clamore
mediatico e dal solito chiacchiericcio di politici, opinionisti e compagnia
cantando. Invece farebbe bene, e a tanti di quelli che parlano per professione,
dare unâocchiata a queste istantanee e ritrovare quello che molti di loro hanno
perso da un pezzo: la dignitĂ .
Questo è ciò che colpisce senza alcun dubbio, la dignità .
Quella di persone venute in Italia per sfuggire alla povertĂ e alla miseria e
che sono state costrette a vivere prima come schiavi per raccogliere i pomodori
e la frutta che finisce sulle tavole di mezza Europa, e poi a esser cacciati
come appestati che hanno rovinato il territorio âsacroâ. Ma chi, davvero, ha
rovinato la Calabria, chi ha provocato realmente il malessere e il disordine a
Rosarno?
Piscitelli è sceso in quella caldissima zona dâItalia col
suo obiettivo, e ciò che ha visto è impresso nelle sue toccanti fotografie.
Lâiconografia è sostanzialmente una, diretta e cruda, e si ripete quasi in
maniera serigrafica: lâuomo di colore, solo, disarmato, con il proprio misero
bagaglio, che si allontana verso un altro luogo dove poter essere sfruttato,
unâaltra Rosarno, un altro pezzo abbandonato dâEuropa.
Ă questione di contrasti. Come lo sfondo solitamente
azzurro, quello del cielo limpido di Calabria al di sotto del quale avvengono
tragedie come queste. Come il sorriso che si scorge sulla faccia di questi
uomini mentre vanno via. Quello che la televisione e i giornali hanno
raccontato a modo loro non ha nulla a che fare con lâ
humanitas che emerge dalle foto di Giulio
Piscitelli, molto piĂš di un semplice ventottenne napoletano.