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Fino al 6.I.2002 | Colantonio e Antonello Da Messina | Napoli, Museo Di Capodimonte

di - 25 Ottobre 2001

Al secondo piano della Reggia-museo, nella sala riservata al primo quattrocento napoletano si intersecano questi due eventi. L’esposizione completa del celebre retablo dipinto da Colantonio, tra il 1444 ed il 1446, per la Chiesa di San Lorenzo Maggiore a Napoli, è stata l’occasione per rivisitare la sala, poiché accanto ai due pannelli con San Francesco che consegna la Regola e S. Gerolamo nello studio, è esposta la serie dei dieci “santini” che in origine affiancavano le due tavole, ma che nel settecento furono dispersi per vari motivi. La serie è stata definitivamente identificata di recente, così come illustra il Soprintendente Nicola Spinosa, durante la fase di preparazione della mostra El Renacimiento Mediterraneo che si è tenuta a Madrid e a Valencia, curata da Mauro Natale. Grazie all’attività della Soprintendenza, che da sempre attua scambi con musei e collezioni pubbliche in Italia e all’estero, e all’intermediazione di Mauro Natale con i proprietari dei “santini” è stato possibile esporre il retablo originario. La ricostruzione grafica del polittico si deve al Prof. Ferdinando Bologna che già nel 1950 avanzò l’ipotesi, attualmente valida, che si arricchisce oggi di un contributo critico e storiografico, pubblicato nella famosa serie dei Quaderni di Capodimonte, nel quale lo stesso Bologna affronta le esperienze maturate a Napoli in campo artistico alla metà del quattrocento, lungo le rotte del Mediterraneo, all’ombra della Corona D’Aragona e presso la corte cosmopolita di Alfonso il Magnanimo. In questo ambiente culturale, infatti, si inserisce proprio Colantonio che alla luce di questi recenti studi è considerato un protagonista della scena culturale napoletana di quegli anni e non solo il maestro del giovane Antonello Da Messina.
L’altro evento presentato a Capodimonte è proprio il prestito operato dalla National Gallery di Londra del celebre “S. Gerolamo nello studio” di Antonello che formatosi sulla cultura fiamminga importata nel regno di Napoli da Renato d’Angiò e da Alfonso d’Aragona, ritorna dopo venticinque anni dalla sua formazione napoletana su un tema trattato dal suo maestro. Il dipinto, ora esposto sulla parete opposta a quella che ospita il polittico di Colantonio è una delle opere più note del primo Rinascimento in Italia. L’artista messinese analizza meticolosamente i particolari della scena dello studio, costruisce prospetticamente uno spazio multiplo, unificato dalla luce, approdando quindi ad una matura sintesi prospettico-luminosa ben diversa dallo spazio limitato e ingombro di cose del San Girolamo di Colantonio. Anche per Antonello è stato pubblicato un Quaderno curato dalla Prof.ssa Fiorella Sricchia Santoro.
Una “piccola mostra” così come ha affermato Spinosa che risponde alla difficoltà del momento storico che stiamo vivendo durante il quale non è facile poter organizzare grandi eventi, quindi, questa rivisitazione all’interno della collezione permanente pone l’attenzione ad un singolo episodio e offre la possibilità, non solo agli studiosi, di soffermarsi sull’alto grado di civiltà raggiunto dalla città di Napoli nel quattrocento.

Manuela Esposito



Colantonio e Antonello Da Messina
fino al 6 gennaio 2001
Museo Di Capodimonte – via milano 1 Napoli
Tel.0817499111
Mar- dom 8.30-19.30
L’esposizione è stata realizzata in collaborazione con l’associazione Civita, con il contributo dell’assessorato alla cultura del Comune di Napoli.
I due Quaderni di Capodimonte sono editi da Electa Napoli.
Ufficio Stampa:
Soprintendenza, Simona Golia capodimonte.museo@libero.it
Electa Napoli, Giovanna Massa e Stefania Milano, press@ena.it

[exibart]

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  • ... Mi sento come Topolino che incontra Minni.
    E' davvero una bella sensazione.
    Un caro saluto anche da parte mia.
    Ciao, Biz.

  • Cara Emanuela Esposito,
    tralasciando il fatto che per leggere questo articolo occorre essere in possesso di un brevetto da sub con specializzazione in apnea, in questo tuo periodo:

    "La ricostruzione grafica del polittico si deve al Prof. Ferdinando Bologna che già nel 1950 avanzò l’ipotesi, attualmente valida, che si arricchisce oggi di un contributo critico e storiografico, pubblicato nella famosa serie dei Quaderni di Capodimonte, nel quale lo stesso Bologna affronta le esperienze maturate a Napoli in campo artistico alla metà del quattrocento, lungo le rotte del Mediterraneo, all’ombra della Corona D’Aragona e presso la corte cosmopolita di Alfonso il Magnanimo."

    mi pare ti sia dimenticata di dirci quale ipotesi Ferdinando Bologna avanzò nel 1950.

    Ora prendo un bel respiro e ti saluto.
    Ciao, Biz.

  • Il prof Ferdinando Bologna già nel 1950 avanzò l'ipotesi di ricostruzione del polittico di Colantonio che ora è esposto a Capodimonte completo.
    spero che il concetto sia più chiaro ora..
    Riguardo all'apnea caro Biz, con sommo piacere vedo che sei già molto esperto dal momento che trattieni il fiato dal 25 ottobre!complimenti!! hai dei polmoni di ferro!!!
    ti aspetta 1 futuro da gran pescatore!
    mandami qualcosa di buono se ci riuscirai!:-))
    saluti manu

  • Cara Emanuela,
    Eh si, devo proprio essere bravo nel trattenere il respiro.
    Pensa che solo la settimana scorsa ho letto le Eumenidi di Eschilo, di 2500 anni fa.
    Eschilo è ancora attuale e la mostra da te recensita è ancora in corso.
    Mi meraviglia la tua meraviglia.

    In ultimo, non è il concetto ad essere più chiaro ma sei tu, solo ora, ad averlo espresso in maniera comprensibile.
    Tuttavia, e tutto sommato, il pezzo non è poi così male. Ricco di informazioni e intrigante nelle aspettative.
    Solo, la prossima volta, abbi pietà del lettore.
    Potresti trovare un asmatico.
    Ciao, Biz.

  • Finalmente una delle comunicatrici di Exibart si difende. Fa quasi piacere, anche perchè almeno ora s'è capito qualcosa in più del pezzo.

  • Caro Biz,
    spero però che le Erini non siano attuali!;-)
    ciao Manuela
    proposito caro Biz.. mi chiamo Manuela.. non Emanuela.. grazie!

  • Cara Manuela,
    chiedo venia per la E aggiunta.
    Di contro tu hai omesso una N nelle Erinni.
    p.s. mi dissocio da almeno due messaggi di Minù.
    Ciao, Biz.

  • Qualcuno che punisca l'uomo per la perdita della coscienza dei propri limiti serve ancora. Meglio un'arpia di nulla, in questi casi.

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