Al secondo piano della Reggia-museo, nella sala riservata al primo quattrocento napoletano si intersecano questi due eventi. L’esposizione completa del celebre retablo dipinto da Colantonio, tra il 1444 ed il 1446, per la Chiesa di San Lorenzo Maggiore a Napoli, è stata l’occasione per rivisitare la sala, poiché accanto ai due pannelli con San Francesco che consegna la Regola e S. Gerolamo nello studio, è esposta la serie dei dieci “santini” che in origine affiancavano le due tavole, ma che nel settecento furono dispersi per vari motivi. La serie è stata definitivamente identificata di recente, così come illustra il Soprintendente Nicola Spinosa, durante la fase di preparazione della mostra El Renacimiento Mediterraneo che si è tenuta a Madrid e a Valencia, curata da Mauro Natale. Grazie all’attività della Soprintendenza, che da sempre attua scambi con musei e collezioni pubbliche in Italia e all’estero, e all’intermediazione di Mauro Natale con i proprietari dei “santini” è stato possibile esporre il retablo originario. La ricostruzione grafica del polittico si deve al Prof. Ferdinando Bologna che già nel 1950 avanzò l’ipotesi, attualmente valida, che si arricchisce oggi di un contributo critico e storiografico, pubblicato nella famosa serie dei Quaderni di Capodimonte, nel quale lo stesso Bologna affronta le esperienze maturate a Napoli in campo artistico alla metà del quattrocento, lungo le rotte del Mediterraneo, all’ombra della Corona D’Aragona e presso la corte cosmopolita di Alfonso il Magnanimo. In questo ambiente culturale, infatti, si inserisce proprio Colantonio che alla luce di questi recenti studi è considerato un protagonista della scena culturale napoletana di quegli anni e non solo il maestro del giovane Antonello Da Messina.
L’altro evento presentato a Capodimonte è proprio il prestito operato dalla National Gallery di Londra del celebre “S. Gerolamo nello studio” di Antonello che formatosi sulla cultura fiamminga importata nel regno di Napoli da Renato d’Angiò e da Alfonso d’Aragona, ritorna dopo venticinque anni dalla sua formazione napoletana su un tema trattato dal suo maestro. Il dipinto, ora esposto sulla parete opposta a quella che ospita il polittico di Colantonio è una delle opere più note del primo
Una “piccola mostra” così come ha affermato Spinosa che risponde alla difficoltà del momento storico che stiamo vivendo durante il quale non è facile poter organizzare grandi eventi, quindi, questa rivisitazione all’interno della collezione permanente pone l’attenzione ad un singolo episodio e offre la possibilità, non solo agli studiosi, di soffermarsi sull’alto grado di civiltà raggiunto dalla città di Napoli nel quattrocento.
Manuela Esposito
Storia personale, memoria e ricordi si intrecciano nel progetto di Moira Ricci al Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo…
Che la settimana delle aste abbia inizio, tra i grattacieli della Grande Mela. Anche nell’anno della crisi, le major Sotheby’s…
Nel mio lavoro, esploro il tema universale dell'attrito tra le aspirazioni interne dell'individuo e le resistenze imposte dalle circostanze esterne.
Nato nel 2006, Arte Laguna Prize propone quest’anno una mostra dedicata ai finalisti della diciottesima e diciannovesima edizione. L’esposizione, a…
Tra ambienti spettrali ed espressioni pittoriche del quotidiano, Tai Shani e Alice Visentin mettono in scena l’illusione e l’onirico nella…
La Fondazione Merz inaugura la seconda parte della mostra "Qualcosa che toglie il peso che mantiene l’assurdità e la leggerezza…
Visualizza commenti
... Mi sento come Topolino che incontra Minni.
E' davvero una bella sensazione.
Un caro saluto anche da parte mia.
Ciao, Biz.
Cara Emanuela Esposito,
tralasciando il fatto che per leggere questo articolo occorre essere in possesso di un brevetto da sub con specializzazione in apnea, in questo tuo periodo:
"La ricostruzione grafica del polittico si deve al Prof. Ferdinando Bologna che già nel 1950 avanzò l’ipotesi, attualmente valida, che si arricchisce oggi di un contributo critico e storiografico, pubblicato nella famosa serie dei Quaderni di Capodimonte, nel quale lo stesso Bologna affronta le esperienze maturate a Napoli in campo artistico alla metà del quattrocento, lungo le rotte del Mediterraneo, all’ombra della Corona D’Aragona e presso la corte cosmopolita di Alfonso il Magnanimo."
mi pare ti sia dimenticata di dirci quale ipotesi Ferdinando Bologna avanzò nel 1950.
Ora prendo un bel respiro e ti saluto.
Ciao, Biz.
Il prof Ferdinando Bologna già nel 1950 avanzò l'ipotesi di ricostruzione del polittico di Colantonio che ora è esposto a Capodimonte completo.
spero che il concetto sia più chiaro ora..
Riguardo all'apnea caro Biz, con sommo piacere vedo che sei già molto esperto dal momento che trattieni il fiato dal 25 ottobre!complimenti!! hai dei polmoni di ferro!!!
ti aspetta 1 futuro da gran pescatore!
mandami qualcosa di buono se ci riuscirai!:-))
saluti manu
Cara Emanuela,
Eh si, devo proprio essere bravo nel trattenere il respiro.
Pensa che solo la settimana scorsa ho letto le Eumenidi di Eschilo, di 2500 anni fa.
Eschilo è ancora attuale e la mostra da te recensita è ancora in corso.
Mi meraviglia la tua meraviglia.
In ultimo, non è il concetto ad essere più chiaro ma sei tu, solo ora, ad averlo espresso in maniera comprensibile.
Tuttavia, e tutto sommato, il pezzo non è poi così male. Ricco di informazioni e intrigante nelle aspettative.
Solo, la prossima volta, abbi pietà del lettore.
Potresti trovare un asmatico.
Ciao, Biz.
Finalmente una delle comunicatrici di Exibart si difende. Fa quasi piacere, anche perchè almeno ora s'è capito qualcosa in più del pezzo.
Difenderm(c)i??? e da che? :-)) Ma perchè chi ci attacca??? :-))
Caro Biz,
spero però che le Erini non siano attuali!;-)
ciao Manuela
proposito caro Biz.. mi chiamo Manuela.. non Emanuela.. grazie!
Cara Manuela,
chiedo venia per la E aggiunta.
Di contro tu hai omesso una N nelle Erinni.
p.s. mi dissocio da almeno due messaggi di Minù.
Ciao, Biz.
oltre alla N ho dimenticato anche una a..
ciao
Qualcuno che punisca l'uomo per la perdita della coscienza dei propri limiti serve ancora. Meglio un'arpia di nulla, in questi casi.