Ai cultori ed amatori della tradizione presepiale del settecento napoletano fino al 6 Gennaio la Certosa di San Martino propone una piccola antologia della sua raccolta presepiale.
Un’esposizione temporanea dal titolo Motivi presepiali che, organizzata dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico di Napoli, mette in “scena” una selezione delle opere che per varietà e peso specifico dei pezzi costituisce la più importante raccolta italiana, sia nel pubblico sia nel privato. Le figurine hanno lasciato l’abituale collocazione della Sezione presepiale ospitata negli spazi delle antiche cucine della Certosa, il cui restauro generale è in opera dal 1993, per essere collocate in uno spazio che, seppure limitato, non nega la scenografica traduzione per immagini della Natività.
A metà tra la storia dell’arte e quella del costume, le figure terzine, pronte a recitare lo spirito di un’epoca con i suoi splendori e le sue miserie, propongono una selezione all’interno delle raccolte del presepe Cuciniello, di quello Perrone e Ricciardi, tutti facenti parte di un patrimonio formatosi nel corso dei decenni, a partire dalla fine del XIX secolo fino agli anni Settanta del XX.
La donazione del commediografo napoletano Michele Cuciniello, nel 1877, con le sue centosettantatre figure terzine e una moltitudine di accessori in miniatura, animali e angeli, costituì la pietra miliare alla quale si aggiunsero numerose altre acquisizioni, tramite doni, acquisti, sequestri giudiziari, legati testamentari, come quello, importantissimo, Ricciardi nel 1917, e quello
Sono in mostra i mendicanti e le odalische di Sanmartino, gli animali di Gallo, le nature morte di De Luca, le suppellettili in argento di Amoroso, gli straccioni e i borghesi di Franco.
Della raccolta specialistica dell’avvocato Pasquale Perrone, in particolare, sono esposti i quattro splendidi scarabattoli dei momenti essenziali della narrazione evangelica: Annuncio, Natività, Adorazione dei Pastori, Taverna. Come splendido e spettacolare, con il suo richiamo ad un Oriente di maniera, è l’episodio del Corteo dei Magi col suo seguito di nobili e cavalieri.
Quest’anno è stato possibile mettere a disposizione dei visitatori le figure a grandezza naturale del San Giuseppe e della Vergine Orante, unici pezzi superstiti del grande Presepe di Pietro Alamanno. Le due sculture, esaltate dal recentissimo restauro, un tempo nella Chiesa dell’Annunziata, furono realizzare dal maestro d’oltralpe intorno al 1470 e al momento della riapertura della Sezione presepiale del Museo saranno affiancate dai quattordici pezzi (dei quarantadue originari) che lo stesso Pietro eseguì, in collaborazione con il figlio Giovanni, tra il 1478 e il 1484 per la cappella di Jaconello Pepe nella chiesa di San Giovanni a Carbonara.
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Francesca Fortunato
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