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fino al 6.IX.2004 Anselm Kiefer Napoli, Museo Archeologico
napoli
Il mito Kiefer faccia a faccia con la storia e la cultura del mediterraneo. Il confronto epico avviene a Napoli. Quello che, a torto o a ragione, viene considerato il massimo artista vivente ha portato al Museo Archeologico alcune delle sue opere più controverse…
Osannato dalla critica internazionale ma contestato nella sua Germania, Anselm Kiefer si è da tempo trasferito a Barjac in Francia, un isolato paese della Provenza dove ha acquistato una tenuta che ha trasformato in opera d’arte totale. E’ qui che sono arrivati i due curatori, Edoardo Cicelyn e Mario Codognato per scegliere le opere da portare a Napoli.
Il confronto con lo spazio del Museo Archeologico, così ricco di testimonianze del passato, avviene sul piano del mito. Da sempre Kiefer ha indagato sulle origini dell’epica tedesca guardando anche alla tradizione ebraica, alla ricerca di un’unità culturale che è stata dispersa durante l’ultima guerra mondiale. Il tema della sua opera -da ricercare proprio nella contraddizione tra cultura nordica e ebraica- è una feroce decifrazione di questi frammenti, di queste immagini cariche di tempo. Attraverso una rilettura di Heidegger e dei significati esoterici che sono misteriosamente alla base della stessa ideologia nazista, l’artista arriva a una visione gnostica e a volte magica della realtà vivente che lo porta ad estrarre lo spirito che alberga in essa.
Sefer Hechalot, l’opera esposta nella prima sala del museo, affronta una dimensione sovrumana: una gigantesca e incombente sagoma di carro armato su cui troneggia una pila di libri di piombo. Equivoco, instabilità. Gli oggetti minuscoli appaiono giganteschi. Tutto si deforma, si trasforma, entra in conflitto.
L’immenso cielo che ci sovrasta nel dipinto Hercules è una metafora del confine celeste, dell’unico ultimo orizzonte che ci fa uscire dalla protezione di rassicuranti frontiere: ci priva dalle nostre abitudini cognitive ed esistenziali e ci espone alla terribile scoperta dell’altro e del mistero. In 20 Jahre Einsamkeit (Vent’anni di Solitudine), l’artista utilizza lastre di piombo sovrapposte, che -si dice- siano appartenute alla copertura dimessa del Duomo di Colonia. Magari non è vero ma l’aspetto più sconcertante è rappresentato dallo sperma sparso sulle pagine bianche dei registri posti sopra di esse. Materia organica e inorganica si uniscono in una commistione alchemica, fertilizzante e simbolica: solitudine, desiderio e melanconia.
L’object d’art non è che il velo che copre l’assoluta, inumana, mostruosa nudità di un cumulo insensato di cose. L’idea è quella di un’immensa rovina: come nel primo Romanticismo Kiefer cerca di salvare le rovine del mondo contemporaneo, del passato recente della sua Germania, scoprendo in esse un senso e un significato irrinunciabili. Nel dipinto, Cette oscure clarté qui tombe des étoils, l’orizzonte del mare e del cielo è disseminato di una miriade di semi di girasole incorporati nella materia della pittura.
I frammenti di un paesaggio remoto e ormai sconosciuto e i frammenti di ciò che ci è inesorabilmente vicino si urtano, in un processo di reciproca estraniazione, emergono e scompaiono, deformati e informi, in una terribile e buia palude. Kiefer vorrebbe ergersi come un titano ma è solo un uomo, il suo disegno si afferra fino in fondo nella rovina delle cose, abbraccia le cose morte nella propria contemplazione, per salvarle.
maya pacifico
Anselm Kiefer
A cura di Eduardo Cicelyn e Mario Codognato
Napoli, Museo Archeologico Nazionale
Piazza Museo 19
Numero verde 848800288 dai cellulari 06 39967050
e-mail izzo@civita.it
Tutti i giorni ore 9.00 – 19.30; chiuso il martedì
Catalogo pubblicato da Electa Napoli
Organizzazione: Civita
[exibart]
In poche parole una palla mostruosa.
una palla mostruosa per noi italiani abituati al nulla proposto da inutili artisti come beecroft e cattelan…
articolo bellissimo e kiefer sempre più grande.
complimenti.
Grande per noi Italiani abituati ad essere esterofili a tutti i costi…
…e l’installazione odor di sterco della betty bee vi è piaciuta? Ho pure pagato 2,5 euri…rivoglio i miei soldiiii ca…
se c’e’ uno che non e’ esterofilo per nulla sono proprio io, vedo la qualità del lavoro, la nazionalità e’ l’ultima cosa che mi interessa. Semplicemente l’arte italiana che per ora viene propagandata per il mondo intero fa schifo (vedi i nomi da me citati).
saluti
..come studentessa diciannovenne,rimango esterrefatta di fronte alla lettura di commenti che denotano una cosi’ spiccata ottusita’ ..(vedi”in parole povere una palla” e “artisti inutili come beecroft”).
cara claudia, l’arte, cosi’ come nella vita, e’ questione di punti di vista. gia’ il fatto che non rispetti quelli altrui denota la TUA di ottusità SPICCATA… continua a mangiare ancora un po’ di pagnotte…
saluti
vince
veramente in italia potevamo farne a meno di un artista del genere. Ma purtroppo oggi tutto fa spettacolo e questo è davvero uno spettacolo di mer..
e’vero che oggi tutto fa spettacolo ma questo è uno spettacolo di mer…!!!
non so a che servano commenti del genere! francamente se ne potrebbe fare a meno…