La mostra è il risultato di un’operazione più lunga, studiata in modo che il momento espositivo sia solo la conclusione di un’indagine condotta in più tempi. All’ingresso della galleria un grande manifesto invita chiunque voglia godere del suo quarto d’ora di notorietà a presentarsi a una sorta di casting perché: Non apparire è morire! Il tono perentorio dell’affermazione rivela già l’intenzionalità ironica e dissacrante.
Una volta avvenuta la selezione dei giovani, l’artista ascolta le loro confessioni i loro sogni malinconici e patetici e li consegna a un’immagine fotografica, a un oggetto, a piccoli quadretti. In una prima sala la Fusco ricopre le pareti con una
Nella sala adiacente 16 foto-installazioni: ragazzi e ragazze, spinti da un sogno di partecipazione e protagonismo, si concedono allo scatto sembra rubarne magicamente l’anima, facendola istantaneamente materializzare. In piccole scatole di plexiglass sono esposti per ogni ritratto un oggetto, transfert materiale di sogni e aspirazioni della persona, suo alter ego: un seno, una Barbie, un rosario, un costume da bagno, un bicchiere d’acqua, Il ritratto di Dorian Gray con una rosa secca, una banana.
L’arte stessa rifà il percorso dei media e si serve della nostra immagine ma non per regalare l’illusione gratuita e fittizia della notorietà ma per svelare lo stesso cinico meccanismo di cui siamo vittime. Negli stessi spazi l’artista aveva presentato nell’ambito di una collettiva dal titolo Are you lonesome tonight? (2003), un’installazione costruita su bambole gonfiabili addobbate in vario modo, a simboleggiare la solitudine e il trasformismo. La soluzione cui giunge Anna Fusco non è originalissima in un universo artistico da anni percorso da simili tematiche, ma non mancano certo gli spunti di riflessione e una nuova visione dell’operare artistico come work in progress…
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riporto il commento fatto da un importante collezionista mentre parlava della mostra della Fusco con degli amici: "assolutamente inguardabile" !!