“Credo che l’arte sia quello che vedi, per cui tutte le interpretazioni possono essere accettabili”, dice lui. Democrazia dialettica o astuto disimpegno, fatto sta che di fronte a Piero Golia (Napoli, 1974) è davvero difficile evitare i punti interrogativi.
Il primo, entrando in galleria: che ci fa un’aquila con l’ala scassata lì per terra?
Come al solito, gioca a provocare e a disorientare il piccolo filisteo dall’immaginario ipertrofico, che torna a casa dall’adottiva Los Angeles dopo l’iscrizione nell’albo d’oro delle new entries del contemporaneo. E lo fa istrionicamente, mescolando irriverenza e autoironia, attingendo con disinvoltura e un pizzico d’affettata indifferenza alle sue “buone basi” culturali di giovanotto dell’upper class, arrivato per giunta a un soffio dal pezzo di carta accademico. Del resto, il quasi-ingegner Golia, memore di un’altra delle sue interpretazioni più riuscite (quella dello scienziato antidogmatico, gemello siamese del creativo “no limits”), per preparare questa rentrée si è tappato in laboratorio alla ricerca di nuovi materiali. Finché, dopo prove e controprove, non è saltata fuori una resina aguzza e rattrappita come cristallo di rocca, sotto la quale sono state subito intrappolate… le tre caravelle.
Saranno quelle di Colombo, mai arrivate a destinazione o risucchiate dai flutti sulla via del ritorno? ”Boh… fate come vi pare”, consiglia l’artefice.
Anche perché –aggiunge- questa non è una mostra, ma una serie di incontri con degli oggetti, presentati in confezione extralusso stile Gagosian, in bella vista su basamenti dai toni di miele e caramello in esaltante dissonanza rispetto al bianco-grigio dell’ambiente. Il bello dei piedistalli è che sembrano fatti apposta per le cadute: giù la statua! Oh, ma non pensate subito alla politica. Certo, in iconografia aquila uguale Impero, sicché qualche testa calda, ritrovandosela buttata lì sul pavimento, potrebbe sognare un invito alla sovversione. E invece la pennuta faccia trista e tosta del Potere magari è soltanto una “cosa” distrattamente rovesciata, senza star lì a cavillare in simbologie. Del resto, non possono esserci certezze in questo fantamondo Notturno, illuminato non da uno, ma da ben due Soli, gemellati al computer con una meticolosità che applica l’antico esercizio del pittore vedutista al più tecnologico dei sistemi e al più inverosimile dei paesaggi.
Comunque sia, benvenuti nella dimensione Golia. Welcome, come recita la scritta luminosa che, a mo’ di zerbino capovolto, sta appesa a testa in giù sull’architrave dell’ingresso. O d’uscita? Sliding door per accedere al Paese delle Meraviglie, retto storto da Pierino. Che spernacchierà pure le leggi della fisica, ma la teoria della relatività, quella, l’ha imparata benissimo.
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penso che golia sia fra i migliori italiani. Solo che continua a fare cose che, iniziate con cattelan, si stanno giustamente esaurendo. Spero sappia cambiare, ma mi pare stia dando qualche buon segnale in questa direzione. A me per esempio era piaciuta molto la facciata di casa esposta in francia. Forza.
caro pierooo,
che senso ha essere il clone di un altro?
pensare le opere come un altro, essere il surrogato di un altro? alla fine il tuo lavoro e solo unA facciata per avere popolarità. se l'arte oggi è solo avere popolarità, basta andare in tv. tipo la lecciso, per quando stupida ha raggiunto il suo obiettivo:la popolarità.
Piero Golia ha cervello... ed in un artista significa talento.
Se la volete sapere tutta, è anche più bravo di quel "tipo" a cui spesso vi riferite quando parlate di lui
sì ha il cervello di un camorrista furbo e raccomandato