Questa mostra vuole celebrare il centenario della morte di Paul Gauguin, che viene esposto per la prima volta nella città partenopea. In esposizione circa cento opere, ed è curata da Andrè Cariou, direttore del Musée des Beaux-Art di Quimper.
Il percorso inizia con i documenti fotografici sulla comunità di Pont-Aven, che fino al 1830-1840 è un villaggio isolato, lasciato in disparte dalle grandi vie di comunicazione. L’arrivo della ferrovia cambia le cose: Pont-Aven diventa una tappa per raggiungere Parigi. La cittadina viene scoperta
E’ questo il vero nucleo tematico della mostra: La colonia di artisti di Pont-Aven e l’influenza su questa, dell’arrivo e permanenza tra loro, nel 1886, di una forte personalità come quella di Paul Gauguin. In effetti quadri a firma del “Capo della scuola simbolista”, nonostante la mostra porti il suo nome, sono presenti in una piccola percentuale e solo questo taglio dato all’esposizione può giustificarne le promesse.
Sono in mostra i quadri dell’amico e discepolo Emil Bernard, con cui Gauguin crea: “il sintetismo” o “cloisonnisme”, riferendosi allo smalto e alle vetrate medievali, il cui campo di colore è delimitato da un bordo metallico. Si aggiungono O’Conor, Filiger, Moret, Maufra, Slewinski, il paesaggista originario di Nantes Emile Dezeunay, il teorico Maurice Denis, che esporta a Parigi l’estetica di Gauguin, con la linea programmatica del gruppo Nabis.
Forse la vera notizia è che la mostra inaugura i nuovi spazi del carcere alto del museo di Castel Sant’Elmo. Sono quasi diecimila i metri quadri ricavati da un ex deposito su progetto dell’ingegnere Bruno Macchiaroli e L’architetto Lucio Turchetta. Gli spazi espositivi attrezzati secondo i criteri più
carolina guadagni
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