Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
01
febbraio 2015
Possiamo ritenere “Unrest” arte solo nella misura in cui la si consideri come espressione estetica di credenze socio – politiche. Paloma Polo (Madrid 1983, vive ad Amsterdam) è un’attivista e questa è una mostra “impegnata”, con un contenuto ben preciso veicolato attraverso una forma, che diviene oggetto di analisi in virtù di una sua autonoma valenza artistica.
I lavori presentati sono il frutto di una ricerca sociale, che ha interessato l’area delle Filippine, realizzata nel 2013. L’indagine è tesa a documentare le trasformazioni, del territorio e del tessuto sociale, dovute all’introduzione, da parte del governo, di un sistema industriale di matrice monopolista e capitalista.
Bisogna subito dare merito all’artista di una cosa: non voler presentare la sua analisi come la solita contrapposizione tra bene e male. Non vi è, infatti, alcuna volontà di voler idealizzare la figura dell’indigeno espropriato delle sue terre. Paloma Polo intuisce che non ce n’è alcun bisogno.
E’ vero, la ricerca implica che vi sia uno scontro, ma questo avviene tra due modelli opposti di esistenza.
L’obiettivo non è quello di voler, compassionevolmente, secondo una modalità tipicamente occidentale, difendere la tribù Agta dagli abusi e dalle violazioni subite in nome dello sviluppo economico della regione, quanto piuttosto poter proporre alla società post-capitalista un’alternativa di vita diversa, reale ed esistente.
Nel video The Event, l’artista, basandosi sul racconto di un’Agta, Vic Abajon, traccia una metafora tra la morte inferta da un serpente e quella indotta alle popolazioni indigene dai “programmi di sviluppo” imposti dal governo. Il filmato ha una vocazione giornalistica perché documenta intere infrastrutture dismesse, tenute nascoste ai media dalle autorità locali perché simbolo del fallimento dei piani d’industrializzazione.
Il video ha una sua connotazione artistica, a parlare sono i visi degli abitanti del Casiguran, i loro primi piani, le inquadrature che lentamente si allargano cogliendo i dettagli, soprattutto gli occhi. La voce narrante, per l’incomprensibilità della lingua, diventa suono di uno stato d’animo e dona alle immagini una cadenza ritmica. Potrebbero non esserci i sottotitoli, arriverebbe lo stesso il senso di qualcosa di drammatico, espresso però con equilibrio. Le sequenze procedono prima lente, poi veloci, quasi repentine, richiamando lo srotolarsi del serpente protagonista della narrazione.
Il video è a colori, ma la sensazione che arriva è quella del bianco e nero.
A fleeting moment of dissidence becomes fossilised and lifeless after the moment has passed è il titolo di 40 stampe fotografiche incorniciate, riunite su di una parete.
Le immagini ritraggono, come fossili, delle piante officinali raccolte da Naty Merindo, forse l’ultima guaritrice della regione. Le erbe curative rappresentano una ricchezza per gli abitanti di quest’area perché sono l’ultima traccia rimasta di un antico sapere indigeno, ma soprattutto perché queste popolazioni, a cui è negato l’accesso alle visite mediche, possono curarsi solo attraverso di esse.
Osservando queste fotografie si riesce a cogliere il senso del lavoro di Paloma Polo: rendere la ricchezza e la preziosità inestimabile di un modello di vita diverso dal nostro attraverso la seduzione dei sensi.
Le immagini sono tutte nei toni del grigio e, guardando l’intera parete, si ha la sensazione di osservare pietre preziose poggiate su velluto ed esposte in una lussuosa vetrina.
Non c’è retorica, né pietismo, solo seduzione.
Arianna Piccolo
mostra visitata il 18 dicembre 2014
Dall’11 dicembre 2014 all’11 gennaio 2015
Paloma Polo – Unrest
Galleria Umberto Di Marino
Via Alabardieri 1, 80121 – Napoli
Orario: lunedì – sabato ore 15:00/20:00 – mattina su appuntamento
Info: tel +39 081 0609318; email: info@galleriaumbertodimarino.com