A distanza di tredici anni dall’ultima grande retrospettiva europea, organizzata al Reina Sofia di Madrid, la produzione di Bruce Nauman (Fort Wayne, 1941) torna sul vecchio continente sbarcando negli spazi del terzo piano del Madre di Napoli. L’iniziativa, arricchita dal contributo sostanzioso della collezione Froehlich di Stoccarda (una decina di opere), nasce dal sodalizio tra Laurence Sillars, curatore della Tate di Liverpool ed Eduardo Ciceliyn, direttore artistico dello spazio partenopeo. Sillars, presente anche in veste di curatore, ha optato per un messa in scena svincolata da ogni criterio cronologico-biografico, privilegiando la disposizione dei cinquantuno lavori in stringhe concettualmente inedite. Una scelta giustificata dalla prassi operativa dell’artista americano, che pur iscrivendosi in nuce nel solco talvolta dogmatico della grande stagione dell’arte concettuale, è contraddistinta da una totale libertà sperimentale, svincolata dal mezzo impiegato, sia esso video, fotografia o materiale plastico.
Una ricerca incessante capace fin dal suo esordio di interrogare e decostruire la comunicazione umana e i suoi segni. Se lavori come Bound to fail (1966) e Coffee Spilled Because the Cup Was Too Hot (1967) sembrano ancora legati ancora ad una naiveté diaristica, in Feet of Clay e Drill Team (1966), dove le espressioni linguistiche che compongono il titolo delle opere vengono esibite insieme ad una fotografia che ne trivializza i significati, la pars destruens del percorso di Nauman si manifesta nella sua carica eversiva ed innovatrice. Nauman brucia in pochi mesi le tappe di un percorso radicale che giunge perfino a mettere sotto scacco la dimensione connotativa della lingua con Eating my Words, quando l’artista si rimangia letteralmente le lettere che compongono il sostantivo plurale “words” abrogando la valenza metaforica della frase.
Da Suite Substitute (1968), passando per il celebre Raw War (1970), fino a giungere a Human Nature Knows Doesn’t Know (1983), il neon trova un impiego molto frequente. Giochi di parole sotto forma di anagrammi, palindromi, sostituzioni di lettere o intere parole che destabilizzano il valore d’uso del linguaggio costringendo il riguardante a partecipare alla scossa semiotica e alla carica maieutica generata dalla torpedine-Nauman.
La comunicazione è parole saussuriana, ma anche gesto, azione-reazione di un corpo nello spazio. Un corpo sonoro puramente immateriale che ora invita il pubblico ad allontanarsi dalla sala espositiva (Get Out of My Mind Get Out of This Room, 1968), ora si materializza sullo schermo in tutta la sua distonia (Lip Synch, 1969).
Fin dai primi holograms, smorfie facciali documentate dal mezzo fotografico, il giovane Nauman, allora ancora a corto di risorse materiali, ha sperimentato con successo l’impiego del proprio corpo impegnandolo in azioni estenuanti e ripetitive: una tendenza ben documentata grazie ai filmati di alcune performance come Stamping in the Studio e Walk with Contrapposto.
Make Me Think Me presenta quindi un corpus di opere che per varietà e qualità riesce a rappresentare in modo esaustivo la sua parabola artistica. Dopo aver attraversato il guado di una corridor installation che testimonia l’utilizzo pionieristico dei sistemi a circuito da parte di Nauman, la gincana monografica prosegue per gli spettatori-attori offrendo anche l’occasione di confrontarsi con una selezione di opere targate anni Ottanta / Novanta tratte da un bestiario umano-animale sadicamente appeso al soffitto delle ultime sale.
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mostra visitata il 3 novembre 2006
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errore: non solo ho letto Gomorra appena uscito e quando non era ancora di moda, ma ora sono immersa nella lettura di Isaia Sales... che vi consiglio
Infatti Bruce Naumann (che ha letto Gomorra), ha capito che lui, in questa operazione da centinaia di migliaia di euro, era solo un pretesto. E all'inaugurazione non ci è neanche venuto.
Caro Mi Bruce, si vede che tu non hai ancora letto Gomorra e quindi il piano degli amici non ti appare nella sua interezza. Fossi in te lo leggerei al più presto.
sì, ma che c'è in questa mostra?sulla seconda parte non si spende un rigo.ma la cosa più importante -ovvero che è un pacchetto importato (in versione ridotta,per giunta)-viene omessa.
Mostra bellissima. Ho avuto modo di vedere anche quella di Dusseldorf un mese fa e questa di Napoli è certamente superiore.
bruce nauman non va mai alle inaugurazioni. che sia stata una mostra già realizzata altrove (alla tate liverpool) non significa nulla. il mondo è pieno di mostre itineranti. smettiamola di fare gli inciuci e guardiamo le mostre!. per bruce nauman tutti i musei del mondo spoendono centinaia di migliaia di euro.
imparate a conoscere bruce nauman, l'arte ed i grandi maestri del contemporaneo. Ignoranti. Vi sapete solo lamentare di pseudopolitica cultural organizzativa da bar sport, ma non parlate mai di arte, di contenuti, di qualità. Di critiche ce ne sono da fare parecchie. In generale, ma bisogna argomentarle. sono stufo degli ignoranti!
Bruce Nauman non va mai alle sue inaugurazioni!|!!
Ignoranti, informatevi.
E, per cortesia, rispondete a questo messaggio solo se conoscete. Io non parlo con le mezze calzette.