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17
dicembre 2008
fino all’8.I.2009 Fresco Bosco Padula (sa), Certosa di San Lorenzo
napoli
Ora freddo più che fresco, il bosco è sempre intrigante. Nella logica obbligata della de-stagionalizzazione, l’evento en plein air fra i più noti d’Italia si protrae sino al nuovo anno. Ancora in tempo per una passeggiata emozionale...
A settembre è tornata l’arte all’aperto nella Certosa di San Lorenzo, proposta come festa barocca in grado di ribaltare il “clima diurno nel clima notturno”. Per l’architettura dei giardini sono allestiti: nella cella 26, recuperata dalle alluvioni di fine Ottocento, il progetto vincitore Deconstruktion dell’Università di Dresda; e, nella cella 25, dalle suggestioni più forti, Riflessioni dello studio Archi-Pelagus, vincitore online, ortus conclusus minimale, dall’equilibrio calibrato tra cipressi sul fondo e specchi d’acqua circolari tracciati nel verde, a esaltare la dimensione immateriale e onirica, al chiaro di luna.
Riscopriamo le opere in comodato, come l’imponente Pensatoio di Hidetoshi Nagasawa, allocato attiguamente alla rassegna di fotografia dall’obiettivo puntato su identità urbana e architetture: scorrono l’Albania di Francesco Acone, la Beirut ferita di Gabriele Basilico, la poetica del viaggio di Luca Campigotto, il frammento autonomo di Lorenza Lucchi Basili, la visionaria Piazza Navona all’imbrunire di Raffaella Maraniello, la piscina metafisica di Sergio Picciaredda.
Tra i video emerge Symbiosis di Mary Zygoury, sottile evocazione del “declassamento” di Jorge Louis Borges da bibliotecario illuminato a “pubblico ispettore del pollame” sotto il governo Peron. Finezza esecutiva, per la “memoria” impressa nelle stratificazioni pittoriche di Lawrence Carroll e per quella materia, più paziente, di Paolo Piccozza: un’incantevole foresta pietrificata fatta di smalto, carta velina e bitume.
Quindi, Aicha di Gianfranco Baruchello, che intende il “verde” come scelta di vita (negli anni ’70 fondò una sorta di comune, l’Agricola Cornelia): il candido olio è siglato dal tipico alfabeto segnico, ridotto all’osso. Ironizza con la difficoltà di districarsi nel parco Voi siete qui di Giancarlo Neri. Coerente con la recente produzione, Francesco Arena colloca sotto lo scalone due enigmatiche casse, custodi di aureole luminose; discrete, mimetizzate tra l’erba, l’iscrizione metallica Burning-humus di Bartolomeo Migliore e la citazione del pavimento della Cappella del Tesoro della Certosa, eseguita da Flavio Favelli; e poi le sculture di Krzysztof Bednarski, di Chiara Camoni e tant’altro, fra interventi suggestivi o superflui.
Su tutto, spicca la magnificenza e purezza della Neviera di Matteo Fraterno: mixa storia del luogo (antica cisterna per la neve) e sublime (per le notevoli profondità e larghezza dello strapiombo, in asse con la montagna), perfezione di esecuzione e dialogo coi materiali autoctoni (sabbia vulcanica, lastre di pietra lavica, ghiaccio).
Il linguaggio della performance s’incarna nel progetto nomade di Electronic Art Cafè, che mette in scena Salvator Dalí, nel racconto teatrale allocato nella “stanza del verde” e ispirato alla pièce architettonico-musicale di La Monte Young, a cura di Domenico Mennillo, e l’emozionante spettacolo-installazione-memoriale La classe morta di Guidarello Pontani.
Le opere restano in permanenza sino a gennaio, ma sono i momenti corali – con il pubblico curioso e spaesato, “fortunosamente” guidato dal lumen del curatore – il tassello mancante di Fresco Bosco, all’indomani dell’affollato opening.
Riscopriamo le opere in comodato, come l’imponente Pensatoio di Hidetoshi Nagasawa, allocato attiguamente alla rassegna di fotografia dall’obiettivo puntato su identità urbana e architetture: scorrono l’Albania di Francesco Acone, la Beirut ferita di Gabriele Basilico, la poetica del viaggio di Luca Campigotto, il frammento autonomo di Lorenza Lucchi Basili, la visionaria Piazza Navona all’imbrunire di Raffaella Maraniello, la piscina metafisica di Sergio Picciaredda.
Tra i video emerge Symbiosis di Mary Zygoury, sottile evocazione del “declassamento” di Jorge Louis Borges da bibliotecario illuminato a “pubblico ispettore del pollame” sotto il governo Peron. Finezza esecutiva, per la “memoria” impressa nelle stratificazioni pittoriche di Lawrence Carroll e per quella materia, più paziente, di Paolo Piccozza: un’incantevole foresta pietrificata fatta di smalto, carta velina e bitume.
Quindi, Aicha di Gianfranco Baruchello, che intende il “verde” come scelta di vita (negli anni ’70 fondò una sorta di comune, l’Agricola Cornelia): il candido olio è siglato dal tipico alfabeto segnico, ridotto all’osso. Ironizza con la difficoltà di districarsi nel parco Voi siete qui di Giancarlo Neri. Coerente con la recente produzione, Francesco Arena colloca sotto lo scalone due enigmatiche casse, custodi di aureole luminose; discrete, mimetizzate tra l’erba, l’iscrizione metallica Burning-humus di Bartolomeo Migliore e la citazione del pavimento della Cappella del Tesoro della Certosa, eseguita da Flavio Favelli; e poi le sculture di Krzysztof Bednarski, di Chiara Camoni e tant’altro, fra interventi suggestivi o superflui.
Su tutto, spicca la magnificenza e purezza della Neviera di Matteo Fraterno: mixa storia del luogo (antica cisterna per la neve) e sublime (per le notevoli profondità e larghezza dello strapiombo, in asse con la montagna), perfezione di esecuzione e dialogo coi materiali autoctoni (sabbia vulcanica, lastre di pietra lavica, ghiaccio).
Il linguaggio della performance s’incarna nel progetto nomade di Electronic Art Cafè, che mette in scena Salvator Dalí, nel racconto teatrale allocato nella “stanza del verde” e ispirato alla pièce architettonico-musicale di La Monte Young, a cura di Domenico Mennillo, e l’emozionante spettacolo-installazione-memoriale La classe morta di Guidarello Pontani.
Le opere restano in permanenza sino a gennaio, ma sono i momenti corali – con il pubblico curioso e spaesato, “fortunosamente” guidato dal lumen del curatore – il tassello mancante di Fresco Bosco, all’indomani dell’affollato opening.
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a cura di Achille Bonito Oliva
Certosa di San Lorenzo
Strada Comunale San Lorenzo – 84034 Padula (SA)
Orario: da mercoledì a lunedì ore 9-19
Ingresso: intero € 4; ridotto € 2
Info: tel. +39 097577745; www.comune.padula.sa.it
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