Il talento di produrre arte e
quello di produrre crescita. Sarà grazie a esempi illustri quali il Premio
Illy, ma sempre più industrie e artisti si scoprono partner. Lì dove in
passato, come nelle neoavanguardie, tale matrimonio sarebbe stato eretico. E
invece qui le nozze si fanno, e sono anche piuttosto feconde. Il Pan di Marina
Vergiani, col suo intento di stringere nessi virtuosi col territorio, è altare
congeniale a un incontro che chiama tredici autori a interpretare altrettante
realtà aziendali campane.
Profondo e di introspettiva
coerenza è il legame individuato da Pierre-Yves Le Duc, che trasforma la bonifica
ambientale, attività dell’industria cui è abbinato, nell’auspicio di una
significativa “bonifica mentale”. L’eleganza del suo segno essenziale traccia le linee
senza gravità di un’installazione pittorica che costruisce un ambiente sospeso,
in cui entrare inginocchiandosi, aggiungendo un ulteriore livello performativo
e relazionale all’opera.
Se Mary Cinque, Ivan Piano, Aniello Barone ed Enzo Distinto assorbono stimoli estetici e
formali dal confronto, Christian Leperino allarga la riflessione al più ampio rapporto
uomo-rivoluzione tecnologica, attraverso l’applicazione di software avanzati al
proprio viso, simbolo focale di identità, ed esperimenti di psico-percezione. Focus
su volto e Io
anche per Barbara La Ragione, che coinvolge persino il direttore d’azienda nella
creazione: i suoi ermetici e inquietanti ritratti fotografici – tra cui appunto
quello del “capitano d’industria” – riattualizzano l’uso rinascimentale di
abbinare al protagonista oggetti e ambienti collegati alla sua essenza con il
processo interattivo e performativo, squisitamente contemporaneo, con cui
nascono. Richiedono infatti un’“auto-appropriazione” da parte del soggetto, che
sceglie se rispecchiarsi o meno nell’immagine, scattatagli con indosso una
maschera grottesca tratta dall’alterazione dei suoi stessi lineamenti.
Se si riflettesse maggiormente su sé, del resto,
suggerisce Nunzio De Martino in un’installazione fotografica e sultorea che unisce
euritmico minimalismo e suggestioni concettuali kosuthiane, minore sarebbe la
violenza sulla privacy, nucleo di azione dell’azienda cui è accoppiato.
Certo, non scevro di problematicità
talora aggressive per il benessere umano è anche il mondo della produzione
economica. Ed ecco in alcune opere comparire una strisciante critica al
sistema. Più lirica e declinata come consapevolezza nelle foto di Raffaella
Crispino, dal
gusto quasi vintage nel riproporre una superficie ottica “graffiata” dalla tecnica
analogica, e nel tema marcusiano di Elpidio Ziello. Mordace e caustica nel mondo
cinico e neopop di Angelo Volpe e nell’ironia surreale e teatrale di Gianluigi Masucci.
Luci e ombre d’azienda.
Conciliabili forse se ci si sforza, come nel tecnigrafo in cartoncino di Domenico
Antonio Mancini –
straniante per l’inappropriatezza del materiale, e perciò inducente a una
riflessione sugli strumenti dell’operare – di alleggerire la pesantezza del procedere
concentrandosi sull’obiettivo finale: progettare un futuro migliore. Come in ogni
buon matrimonio.
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dal 27 marzo all’otto aprile
2010
Impresa da Talenti
a cura di Maria Savarese
PAN – Palazzo delle
Arti Napoli – Palazzo Roccella
Via dei Mille, 60 (zona Chiaia) – 80121 Napoli
Orario: feriali ore 9.30-19.30; festivi ore 9.30-14; chiuso il martedì
Ingresso libero
Info: tel. +39 0817958605; fax +39 0817958608; info@palazzoartinapoli.net;
www.palazzoartinapoli.net
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una vera schifezza, in cui spiace vedere nomi promettenti (ma su altri "artisti" meglio stendere un velo pietoso). robette da poco, male esposte e con video che non funzionano. come sembrano lontani, solo cinque anni dopo, i tempi in cui lorand hegyi proponeva fabre, gilbert&george... che tristezza che il Pan si sia sfasciato così...