Per stupire bastano pochi elementi ben disposti. Trovare il giusto rapporto tra il colore di un oggetto e la forma del ripiano, calcolare il grado di inclinazione che regola la connessione tra le cose, recuperando le inedite dimensioni narrative dell’attrito, del peso, del contatto tra le superfici. È una misura sottile e la sperimentiamo ogni giorno, anche in ambienti molto diversi, ce ne accorgiamo quando la nostra attenzione viene catturata da qualcosa di indefinito, una improvvisa variazione della soglia percettiva, liberando le più imprevedibili associazioni di pensiero. Per Haim Steinbach questa scala è diventata un canone costruttivo, un’alchimia di incastri tra forme e materiali, sorta di Policleto ma più concentrato sulle cose che sull’uomo. Eppure, ossessionato dalla precisione, Steinbach riesce a trovare l’equilibrio tra l’oggetto e il soggetto, perché l’artista nato nel 1944 in Israele e statunitense d’adozione, vuole far esprimere ai materiali e alle forme un giudizio, dargli voce per raccontare la storia delle persone che li hanno manipolati, tutti i passaggi e i processi che li hanno condotti nella teca di quel museo, sulla mensola di quella galleria. Ed è precisamente ciò che accade in occasione dell’ultima mostra negli spazi napoletani della Galleria di Lia Rumma, dove Steinbach ritorna a dieci anni dall’ultima personale e a trenta dalla prima mostra in Europa, che si tenne proprio in quegli ambienti, in un 1987 che sembra distante anni luce. Il percorso è calibrato al millimetro e non poteva essere altrimenti, in questo incontro tra la poetica di Steinbach e la consueta, impeccabile opera allestitiva della galleria napoletana. Per Lemon Yellow, sono presentate due serie di opere, i profili metallici e i display, icone della sua ricerca artistica, scale di grandezza opposte ma entrambe giocate sul segno minimale.
Haim Steinbach, Lemon Yellow, veduta della mostra, Galleria Lia Rumma, Napoli 2017. Foto di Danilo Donzelli
Un grande specchio rettangolare, fissato a una struttura di alluminio verticale, fraziona l’ingresso allo spazio, una scansione geometrica che interviene tanto nell’architettura che nell’immagine latente nella memoria. Girando intorno allo specchio per accedere agli altri ambienti, si nota il riflesso di un nome, tracciato su una parete: Fellini. Steinbach dichiara la prima mossa, tutto verterà sulla citazione cinematografica ma i riferimenti non saranno più così evidenti e il gioco procederà con accostamenti liberi tra le campiture di pantone distese sugli altri pannelli rettangolari e i titoli di altri film di culto. Quale titolo richiama quel verde, quel rosso, quell’azzurro? La risposta è affidata a una lista fornita dall’artista.
Comprese tra queste pareti estroflesse, la cui logica modulare obbliga il passaggio, le sottile teche dei Display. Le cose cambiano anche quando non sembra, non importa il materiale di cui sono composte, ferro, legno o indistruttibili leghe polimeriche, il tempo vi imprime ugualmente i suoi segni, che siano la polvere e l’usura, oppure il contesto di fruizione, la posizione che occupano negli ambienti domestici e in quelli pubblici, i valori attribuiti dalla società e dall’individuo. Anche in questa occasione, Steinbach ha chiesto ad alcuni collezionisti di offrire alcuni oggetti ai quali si sentono legati, una radiolina gialla con il marchio di Walt Disney, un giocattolo di plastica morbida per cani, un timbro in legno chiaro, una piccola macchina motrice, un limone attaccato a una lampadina che magari è l’opera di qualche altro artista. Allestite sulle eleganti mensole dei Display, le cose ambiscono all’eternità, come se potessero non cambiare mai, diventando idoli puramente estetici, oracoli ai quali dover porre la giusta domanda.
Mario Francesco Simeone
mostra vistata il 25 maggio
Dal 25 maggio al 31 luglio 2017
Haim Steinbach, Lemon Yellow
Galleria Lia Rumma
Via Vannella Gaetani, 12 – Napoli
Orari: martedì-sabato 11-13:30 / 14.30-19:00
Info: info@liarumma.it