Napoli, 18 Luglio 2004: tappa finale di un viaggio nell’arte metropolitana che, dal 5 Giugno scorso, si è snodato lungo la circumvesuviana, per culminare in un’apoteosi del writing alla stazione di Barra. Dalle prime ore del mattino, si riconoscono i nomadi della bomboletta sull’Intercity Roma-Napoli: acciambellati sullo zaino, sonnecchiano negli angoli più insospettabili del treno, covando l’impeto che presto esploderà in un arcobaleno multicolore. L’abito mimetico del clandestino s’intona perfettamente con la militanza nel sottobosco. A loro l’Assessorato ai Trasporti della Regione Campania, la Circumvesuviana e il critico d’arte Achille Bonito Oliva hanno dedicato la kermesse, consentendogli d’intervenire nelle stazioni della metropolitana: non-luoghi che, arroventati dalla calura estiva, evocano immagini da Far West.
Il vuoto, l’asetticità, il decentramento dell’ambiente stimolano l’istinto ad appropriarsene, al fine di rigenerarlo, conferendogli un valore inedito, che riflette la propria visione del mondo. Le opere realizzate dai cento writers, esponenti delle diverse “scuole” nazionali, con special guests dall’estero (Olanda e Germania), condividono l’attenzione alle dinamiche della realtà urbana: un tessuto sempre più fitto e ramificato, che tende a dissolversi nella virtualità della rete informatica, o a rifluire nel vortice del tubo catodico. L’esigenza di rifare il look cittadino, sbiadito in un grigiore plumbeo, malcelato dal cromatismo saturo e frastornante dell’advertising, non si traduce in un semplice intervento di decoro, ma nella riqualificazione dell’habitat collettivo.
L’estetica, dunque, come arma di difesa dall’espropriazione imagopoietica compiuta dai media; alla cosmesi patinata e accattivante dell’industria culturale, i writers contrappongono, infatti, la confezione artigianale, autoprodotta e non standardizzata delle loro opere. Il muro, perciò, è una tabula rasa su cui imprimere il proprio gesto, nella cifra fulminea di una tag, sigla identitaria e onomastica, decifrabile da chi opera lo stesso arbitrio linguistico. Il lettering non consiste in un puro esercizio di stile, alla ricerca di fronzoli grafici ed arabeschi lineari; lo studio dei caratteri indaga, piuttosto, le infinite potenzialità del segno, fuorviato dalla convenzionalità del codice e reinterpretato in chiave autonoma. Tale processo implica l’elaborazione di un peculiare alfabeto, ideato ad hoc dall’autore, per comunicare la sua originalità. Alla scelta dello pseudonimo si associa, infatti, la veste grafica più consona a comunicare se stessi.
L’espressione verbale acquista, dunque, connotazioni visive e sonore, fino a sfiorare la sinestesia. La rapidità del tratto, distillato come un getto scrosciante dal tappo dello spray, suscita la sensazione di un ritmo veloce, simile ad un brano rap. Lo stesso approccio selettivo è adottato per i soggetti effigiati nei pieces di ampio formato che, idealmente, s’iscrivono nel solco aureo della pittura murale. Lo sguardo ramingo del writer vaga nello scenario attuale, a caccia di reliquie iconografiche alle quali conferire un nuovo potere significante. Egli, non solo ne ostacola l’obsolescenza, indotta dal diktat consumistico, ma ne svela l’essenza perversa, smascherandone l’aspetto apparentemente inoffensivo. La sneaker dipinta a stencil dai romani TTS ne è un esempio calzante: il modulo della scarpa da ginnastica, status-symbol adolescenziale per eccellenza, è ripetuto insistentemente, fino alla sequenza paradossale che la vede inzuppata in una tazzina di caffè… Il background assorbito inevitabilmente, a causa della sovraesposizione mediatica, è cancellato dalle lettere cubitali che formano la sigla “The True Style”, da cui affiorano le icone di personaggi cult del proprio immaginario giovanile: da Bruce Lee a Jack Nicholson a Missy Elliot. A completare l’opera, la rivendicazione di una territorialità, che non indica un atteggiamento snobistico ed elitario, ma il senso di appartenenza alle proprie radici culturali, in chiaro contrasto con l’omologazione del villaggio globale. il tutto tradotto in una sigla… storica: S.P.Q.R.
maria egizia fiaschetti
evento visitato il 18 luglio 2004
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Complimenti per il commento a questa splendida
giornata di Hip Hop in mezzo alla gente.
Mi dispiace che l'Hip Hop non sia stato neanche menzionato in questo resoconto di Maria Egizia FIaschetti.
Non so se c'eri quel giorno comunque, considerare degno di rilievo il "pezzo" dei cosiddetti "tts", mi pare tipico di chi di Hip Hop e writing o arte spray non ne capisce nulla o quasi.
I "writers", cioè quelli che scrivono lettere e parole con gli spray, erano a Circumwriting per scrivere con bombole spray, A MANO LIBERA.
Quel giorno, hanno dipinto tre leggende viventi del writing italiano: KAYONE, AIRONE e STYNG253. Gente che non usa stencils per diffondere messaggi. Gente che segue le regole del writing e dell'Hip Hop in generale.
Gente che ha bene presente la "propaganda".
Se Circumwriting è stato un evento Hip Hop, allora i TTS hanno semplicemente "sporcato" la loro porzione di muro. La cosiddetta "street art" o "post graffiti" (appellativi che fanno inorridire...) o qualunque cosa facciano coloro che usano stencils o adesivi o installazioni per strada, è geniale e straordinariamente espressiva ma non è WRITING. Quando un "writer" usa adesivi o stencils o altro per perpetuare il "territorial pissing", non deve mescolarlo al lettering... Senza pietà contro chi fa di tutta l'erba un fascio, come chi ci chiama "graffitisti" o usa la parola "graffiti".
Vorrei che la sofferenza che si da nella vita potesse ritornare tutta al mittente! Leggendoti divento sempre più fiduciosa.
trovo sterile e sinceramente puerile attaccarsi ad una definizione e sottilizzare su un fenomeno che dovrebbe per sua natura essere più somigliante alla spontaneità che alla (pseudo)lotta di classe,quale?questo é il dramma molti di voi sono 'fighetti' travestiti da proletari che nel frattempo non esistono più e se siete convinti di fare la rivoluzione siete fuori traccia, io se fossi in voi ridimensionerei la vostra pretesa di essere degli eletti sieti solo degli egocentrici con la spocchia di essere out quello che fate é già stato fatto in america più di vent'anni fà da altri come rammelzee e come il più conosciuto haring, non credo che loro avessero pretese, se non quello di pisciare la loro creatività sui muri delle loro città più per gioco che per discriminare.Rilassatevi e pensate che da mocciosi di strada un domani potreste essere padri di famiglia e sorridere nel trovare qualche pitto sui muri
ACHILLE BONITO OLIVA SEI LA PUTTANA DELLA STORIA DELL'ARTE!