“Possiamo considerare Internet come un unico grande database?”. È la domanda che chiuse l’intervento di Lev Manovich due anni fa presso l’Istituto Italiano degli Studi Filosofici nell’ambito di Sintesi – festival delle arti elettroniche. Sebbene la questione resti aperta -forse destinata a restare sempre irrisolta- Derrick De Kerckhove, arrivato in fretta da Torino, inaugura i lavori del forum al PAN di Napoli rilanciando la sfida e il sogno di una “biblioteca digitale delle cose”, un archivio che possa classificare e conservare tutta la produzione materiale e spirituale dell’uomo. Il sistema dell’arte e i luoghi deputati alla sua fruizione tornano così ad interrogarsi su strumenti, metodi e prospettive di ricerca e archiviazione della memoria.
Per un centro di documentazione dell’arte contemporanea come nel caso del PAN, preso al singolare o all’interno di un network internazionale, la stesura di una think map che canalizzi risorse e investimenti da destinare alle attività per la costituzione di fondi e l’archiviazione di documenti su supporti tradizionali e multimediali riveste un ruolo primario. Nessun provincialismo e nemmeno retorica istituzionale quando si afferma che la politica gestionale deve passare attraverso la valorizzazione delle risorse locali. Si tratta piuttosto di circoscrivere il campo dell’attività documentativa indirizzandola verso tre obiettivi: artisti, eventi e luoghi nati nella città, esposizioni temporanee e progetti site specific, documentazione delle attività promosse e attivate con la committenza del Pan con la nuova nomina di Julia Draganovic per la carica di direttore artistico.
Dovrebbero far riflettere gli addetti ai lavori più smaniosi di vacua grandeur, gli interventi di Daniel Schulmann, curatore del Centre Pompidou, e di Chantal Lackhar della Bibliotheque Kandinsky, una biblioteca, quella del Musée National Art Moderne, che può contare su un catalogo di 223mila titoli e che viaggia al ritmo di 2000 acquisizioni l’anno, cifre impossibili per un qualunque centro di documentazione italiano. Se non altro l’esperienza legittimamente orgogliosa dei colleghi francesi può offrire spunti interessanti al PAN per quanto concerne l’attività di conservazione e archiviazione digitale dell’attività espositiva di un museo, un modo per valorizzare quella “site-specific consciousness” di cui parlano con spirito pragmatico Laura Raicovich e Karen Kelly della DIA Art Foundation, illustrando la collezione dell’istituto americano.
Al problema della documentazione è strettamente connesso quello delle modalità di fruizione dei materiali archiviati, soprattutto nel caso del Centro di documentazione del PAN, che non ha ancora messo a disposizione degli utenti un archivio digitale sul web. Una fruizione che non può che passare attraverso lo sviluppo di interfacce informatiche efficienti e l’impiego di software DBMS (Database Managements System) che garantiscano stabilità dei contenuti e allo stesso modo flessibilità per l’implementazione delle banche dati. Come ha sottolineato nella seconda giornata di lavori Gerd Zillner, responsabile archivistica del Basis Wien. Il centro di documentazione austriaco ha promosso il consorzio Vektor insieme ad una partnership
Se la defezione a Napoli di Vasif Kortun dal Contemporary Art Center di Istanbul ha inflitto un altro colpo simbolico alle relazioni bilaterali tra Europa e Turchia, l’intervento della curatrice indipendente dell’InterCommunication Center di Tokyo Yukiko Shikata nell’ambito del dibattito conclusivo su “Arte scienza e tecnologia” ha offerto una prospettiva autre al forum nella due giorni di Palazzo Roccella. Sul fronte della documentazione, tema dominante del forum, un segnale positivo è arrivato anche il mese scorso alla fiera Artissima 13, con la presentazione di PAN.archive[d], un progetto di Diana Marrone per il Centro di Documentazione che ha acquisito in diretta 89 opere donate da artisti al Palazzo Roccella e inserite in real-time nell’archivio digitale messo a disposizione dei visitatori e dei galleristi alla fiera torinese. Un’operazione certamente riuscita che lascia ben sperare per il futuro. Soprattutto se le campagne di “acquisizione in tempo reale” saranno accompagnate da investimenti legati all’acquisto di fondi archivistici e collezione storiche di documenti su supporti più tradizionali (volumi, riviste, libri d’artista e materiale video fotografico analogico.), in modo da arricchire il catalogo del giovanissimo Centro di Documentazione del Pan.
giuseppe sedia
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