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23
luglio 2009
fino al 14.VIII.2009 Osvaldo Licini Falconara Marittima (an), Palazzo Pergoli
marcheabruzzi
Un’inedita raccolta di disegni del grande pittore marchigiano. Per accendere i riflettori su un tempo e un luogo fondamentali per il suo lavoro. L’inedito rapporto fra Licini e la Svezia...
A un anno di distanza dalla mostra con cui Ascoli Piceno e Monte Vidon Corrado resero omaggio, nel cinquantesimo anniversario della morte, alla prestigiosa carriera di Osvaldo Licini (Monte Vidon Corrado, Ascoli Piceno, 1894-1958), al Palazzo della Cultura di Falconara Marittima viene ora presentato un nuovo nucleo di disegni, inedito per l’Italia. Venti opere che il Comune di Ascoli Piceno ha recentemente acquisito dalla figlia adottiva della moglie dell’artista, e che sono state esposte nel 2007 presso l’Istituto di Cultura di Stoccolma.
Si tratta d’una raccolta che rappresenta la testimonianza più tangibile del rapporto che ha legato Licini alla Svezia, paese d’origine della moglie Nanny Hellstrom, in cui ebbe modo di soggiornare nel corso delle sue lunghe peregrinazioni e dove espose per due volte, nel 1926 e nel 1930.
Un nuovo preziosissimo tassello, che va a integrare ulteriormente la già corposa collezione del fondo liciniano, dove l’attenzione del visitatore viene catturata non già dalla presenza di elementi disomogenei rispetto alla ben nota dimensione poetica e visionaria dell’artista, costituita prevalentemente da Amalassunte, Angeli Ribelli e scorci di Paesaggi fantastici, ma dal richiamo a un’origine tematica, che diverrà elemento costituivo e filo conduttore dell’attività futura.
La maggior parte dei disegni presenti lungo il percorso espositivo evocano un immaginario costituito da elementi e figure appartenenti alla tradizione delle leggende nordiche, quali il Barone di Munchhausen e il vascello fantasma dell’Olandese volante. Ed è qui, dunque, che quel respiro continuo di poli estremi – fra quiete descrizioni naturalistiche e vulcaniche accensioni visionarie, fra rari abbandoni lirici e sofferti lampi di angoscia – che contraddistingue la parabola errante ed eretica di Osvaldo Licini affonda le radici e trova il proprio nucleo generatore.
Nell’ambito della ricognizione falconarese, introdotta da uno Studio per marina degli anni ‘20 e da uno Studio per addentare del 1935, sono presenti anche un autoritratto caricaturale e il sorprendente ritratto di scorcio di Giacomo Leopardi, in un gioco di accostamenti tematici e territoriali che rivelano la ricchezza poliedrica di una personalità capace di esprimersi nella pittura come nella scrittura.
E se la mostra dello scorso anno aveva inteso ricondurre Licini nello splendido isolamento paesaggistico che fece da cornice naturale all’attività dell’ultimo periodo, questo nuovo evento realizzato da Stefano Papetti – curatore scientifico delle collezioni comunali di Ascoli Piceno – e da Stefano Tonti – responsabile scientifico del Centro Documentazione Arte Contemporanea di Falconara Marittima – compie invece un percorso inverso. Andando a recuperare, a ritroso, gli scenari nordici che ne accesero l’ispirazione e ne delinearono le direttrici future.
Si tratta d’una raccolta che rappresenta la testimonianza più tangibile del rapporto che ha legato Licini alla Svezia, paese d’origine della moglie Nanny Hellstrom, in cui ebbe modo di soggiornare nel corso delle sue lunghe peregrinazioni e dove espose per due volte, nel 1926 e nel 1930.
Un nuovo preziosissimo tassello, che va a integrare ulteriormente la già corposa collezione del fondo liciniano, dove l’attenzione del visitatore viene catturata non già dalla presenza di elementi disomogenei rispetto alla ben nota dimensione poetica e visionaria dell’artista, costituita prevalentemente da Amalassunte, Angeli Ribelli e scorci di Paesaggi fantastici, ma dal richiamo a un’origine tematica, che diverrà elemento costituivo e filo conduttore dell’attività futura.
La maggior parte dei disegni presenti lungo il percorso espositivo evocano un immaginario costituito da elementi e figure appartenenti alla tradizione delle leggende nordiche, quali il Barone di Munchhausen e il vascello fantasma dell’Olandese volante. Ed è qui, dunque, che quel respiro continuo di poli estremi – fra quiete descrizioni naturalistiche e vulcaniche accensioni visionarie, fra rari abbandoni lirici e sofferti lampi di angoscia – che contraddistingue la parabola errante ed eretica di Osvaldo Licini affonda le radici e trova il proprio nucleo generatore.
Nell’ambito della ricognizione falconarese, introdotta da uno Studio per marina degli anni ‘20 e da uno Studio per addentare del 1935, sono presenti anche un autoritratto caricaturale e il sorprendente ritratto di scorcio di Giacomo Leopardi, in un gioco di accostamenti tematici e territoriali che rivelano la ricchezza poliedrica di una personalità capace di esprimersi nella pittura come nella scrittura.
E se la mostra dello scorso anno aveva inteso ricondurre Licini nello splendido isolamento paesaggistico che fece da cornice naturale all’attività dell’ultimo periodo, questo nuovo evento realizzato da Stefano Papetti – curatore scientifico delle collezioni comunali di Ascoli Piceno – e da Stefano Tonti – responsabile scientifico del Centro Documentazione Arte Contemporanea di Falconara Marittima – compie invece un percorso inverso. Andando a recuperare, a ritroso, gli scenari nordici che ne accesero l’ispirazione e ne delinearono le direttrici future.
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a cura di Stefano Papetti, Stefano Tonti e Enrica Torelli Landini
Palazzo Pergoli
Piazza Mazzini, 1 – 60015 Falconara Marittima (AN)
Orario: martedì e giovedì ore 9.30-18.30; mercoledì ore 9.30-14; venerdì e sabato ore 18.30-22.30
Ingresso libero
Info: tel. +39 071.9177522; info@artescooperativa.com
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