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Nel 1940 l’opera, Port en Bessin di Paul Signac (1883, sopra), era stata data da Roman Loos, capo austriaco delle SS naziste – in servizio nella Francia occupata – alla Filarmonica di Vienna in cambio di una serie di spettacoli. Il pezzo, che oggi vale 500mila euro, era stato requisito a Marcel Koch, ex proprietario che morì senza figli nel 1999. Dopo la guerra, in realtà, il pezzo venne messo in un deposito, e solo nel 2013 il direttore della Wiener Philharmoniker Clemens Hellsberg ha commissionato a Sophie Lillie, storica dell’arte, le ricerche sulla provenienza del quadro e la possibilità di trovare gli eredi legittimi del vecchio proprietario.
Un secondo tentativo, dopo quello andato a vuoto -così pare – nell’ormai lontano 1980, che stavolta ha fatto centro: prima di Natale, infatti, l’opera tornerà nelle mani dei discendenti più prossimi di Koch. Un bel regalo, specialmente se gli eredi sono ignari, come forse accaduto in questo caso. Hanno sempre un certo fascino queste vicende, che intrecciano la storia con l’arte, e soprattutto raccontano di grandi passioni “bruciate” dal fumo delle dittature. Per fortuna, invece, in questo caso la giustizia è trionfata: “La restituzione del quadro è una grande preoccupazione per noi. Per anni abbiamo cercato di esaminare il passato della Filarmonica di Vienna, e ci stiamo prendendo le nostre responsabilità per compensare l’ingiustizia storica”, ha dichiarato in un comunicato il direttore Hellsberg.
Secondo il quotidiano austriaco Profil, i cinque eredi avrebbero scelto di consegnare l’opera a un casa d’aste con sede a Parigi, e forse tra poco ce la ritroveremo di nuovo disponibile.