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I Futuristi avrebbero voluto affondarla, insieme al chiaro di luna. Oggi un team internazionale di studiosi, dopo che ormai da una parte e dall’altra se ne è decretata la morte, lanciano idee per ripescarla. L’oggetto in questione è la città di Venezia, croce e delizia dei romantici, luogo amato dai Situazionisti e dai turisti, che stavolta è messa sul piatto dalla Fondazione Cini, che in occasione del cinquantesimo anniversario della grande alluvione del 1966, ha ospitato un convegno (lo scorso 4 e 5 novembre) che ha portato alla nascita del “Manifesto per il futuro di Venezia”, in cui in 14 punti si è voluto mettere a fuoco la possibilità di immaginare una Venezia dove conservazione e sviluppo vadano di pari passo con volontà politiche differenti da quelle attuate finora. Un manifesto un po’ urbanistico, un po’ poetico, un po’ utopico, che invoca la fine del celebre Mose e la nascita di tavolo che valuti approfonditamente Venezia in quanto bene pubblico mondiale (non a caso è dell’Unesco) e che esploro le opzioni possibili “al fine di mobilitare il sostegno internazionale per la conservazione della città”. Forse un po’ meno fattibile l’idea di ridistribuire i milioni di turisti sulla terra ferma (ma chi vuole, in un posto del genere, essere confinato oltre le rive?), mentre si punta anche sulla qualità del turismo, e sulla possibilità di aprire il portafogli dei visitatori: meno quantità più qualità; “Un insieme di incentivi positivi e negativi dovrebbe incoraggiare il turismo culturale e permanenze più lunghe di ospiti a più alta capacità di spesa, minimizzando il danno arrecato alla città dai turisti giornalieri”.
A scrivere tutto sono stati Bonnie Burnham, Presidente Emerita, World Monuments Fund, Joan Busquets, Urban Planner, Harvard University, Charles Landry, Urbanologist and Writer, Simon Levin, Ecologist, Princeton University, Yves Mény, President, Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna, Pisa, Charles Perrings, Environmental Economist, Arizona State University, Greg W. Richards, Professor of Leisure Studies, Tilburg University, Richard Sennett, Sociologist, London School of Economic e Pier Vellinga, Climate Impact Scientist, Wageningen University. Nessun italiano con le medesime idee? A quanto pare nessun pervenuto.
E poi ancora la possibilità di far interagire la città-isola con la città-terra (ovvero Mestre), e il coinvolgimento maggiore di studenti, abitanti, per rendere nuova vita alla sonnolenta Venezia. E, in ultimo, utilizzare Venezia come Amsterdam, altra città labirinto amata dai Situazionisti, attraverso tre elementi chiave: l’infrastruttura dei trasporti, la presenza di attività economiche incentrate sulla ricerca d’avanguardia, l’attrazione di giovani grazie alla presenza di settori produttivi basati sulla creatività e le tecnologie. Vedremo se qualcuno prenderà i consigli per buoni, intanto potete studiarvi questo manifesto.