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resoconto L’arte dei ciliegi – Omaggio ad Anton Cechov Cosenza, Casa delle Culture
altrecittà
Quindici artisti contemporanei alle prese con i racconti del grande scrittore. Paure, desideri, drammi, conflitti, ossessioni. Lungo il filo che sottile che separa follia e normalità. Una affascinante galleria di personaggi…
di Carolina Lio
Nel centenario della morte dello scrittore russo Anton Cechov l’associazione culturale Vertigo ha ideato il progetto La rugiada sull’erba, articolato nel corso di sei mesi trascorsi tra la letteratura e il teatro, tra il cinema e l’arte figurativa. E’ proprio con la mostra L’arte dei ciliegi che il ciclo di eventi si conclude a fine Agosto, presso la Casa delle Culture. Ciascuno dei quindici artisti invitati ha rappresentato dal proprio punto di vista le tematiche contenute nei suoi testi o la figura dello stesso Cechov.
Mentre Marilù Eustachio ed Andrea Fogli aprono la mostra ritraendo lo scrittore, i rimanenti artisti interpretano, con opere omonime, i suoi racconti, di cui uno dei fondamentali temi era quello della lotta dell’uomo per scoprire quale fosse il proprio tempo e quale fosse la sua discrepanza col tempo della società. Il curatore Paolo Aita paragona questa ricerca narrativa a quello che nell’arte è il “dibattito tra astrazione e figurazione, tra concetto e rappresentazione, tra opera e installazione”. E, senza voler protendere per nessuna di queste, cerca di fornirne una panoramica il più possibile completa, “una cerniera tra una modernità trionfante e un’altra che tenta ancora dialogo con il passato”. Ci sarebbe riuscito se avesse rischiato un po’ di più e avesse portato nella città calabra la video-arte o almeno la fotografia, una più dell’altra ancora mal viste nel cosentino.
La maggiore innovazione della mostra risulta, invece, l’installazione di Fiorella Rizzo dove una sedia, un foglio di plastica con stoffa e un contenitore di appunti, incarnano Il monaco nero, l’onirica saggia e minacciosa visione che perseguita fino alla pazzia uno scienziato megalomane, crudele e sprezzante. Il racconto è anche il punto di partenza della piccolissima scultura di Antonio Violetta, di 8x7x5 cm, che occupa il centro di una sgombra vasta parete gialla. La scultura rappresenta solo la testa del monaco che spunta dalla parete dal niente, come la pazzia da una mente sana. La pazzia è ancora il tema dell’opera di Felice Levini, La stanza n°6, e dell’omonimo racconto. Questo si svolge in un manicomio dove la stanza 6 è occupata da un filosofo che crede nell’immortalità. Il medico Andrej Efimjc viene ossessionato dalle sue parole fino a quando non si ribella alle regole che lui stesso aveva creato e in una lotta viene picchiato dai suoi assistenti; il giorno dopo muore. Levini rappresenta il racconto con una chiave musicale che regge i fili di una marionetta, intendendo dirci che solo grazie alla musica della nostre follie possiamo liberarci dall’omologazione. Anche ne I simulatori, su cui si concentra il dipinto di Paola Gandolfi troviamo il tema della medicina, che diventa un vero emblema, guardato allo stesso tempo con sospetto e desiderio. Ma nella letteratura Cechoviana il vero male e dramma è quello che si consuma nella famiglia. Vittorio Corsini rappresenta l’intero tema con una installazione dove su un tavolo di legno sono conficcati dei coltelli incisi col nome di alcuni personaggi dello scrittore. E’ ancora un dramma familiare quello che vivono Le tre sorelle di Giuseppe Salvatori, attorniate dalla stupida aristocrazia locale, che dopo una serie di vicende alterne si ritrovano senza nessuna prospettiva di cambiamento e di futuro. Salvatori le ritrae in acrilico su tavola come tre sagome bianche, prive dei tratti del viso, solo decorate con qualche confusa figura sugli abiti e delle rade macchie di colore. Anche i personaggi di Elvio Chiricozzi sono solo silhouettes, quasi galleggianti sulla tela, senza direzione e senza contatto tra loro, come l’artista vede i protagonisti dei racconti di Cechov allo sbando tra tradizioni e modernità.
Alla fine del percorso è Alfredo Pirri a condensare la ricerca sulla negatività di Cechov e l’omaggio che l’iniziativa intendeva offrirgli. Lo fa con una lunga tavola-lapide dove in tredici lingue viene ripetuta la frase che da il titolo all’opera: Qui riposa.
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Felice Levini
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carolina lio
mostra visitata il 12 agosto 2004
L’arte dei Ciliegi – Omaggio ad Anton Cechov
Cosenza, Casa delle Culture, Corso Telesio
orario di visita: tutti i giorni 9-13, 16-20
a cura di Paolo Aita
catalogo gratuito con testi di Paolo Aita e Franco Gordano
per informazioni: tel. 0984.795775
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