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17
settembre 2009
SCACCO ALLA REGINA DELLE TORRI
Progetti e iniziative
Con la Garisenda e la sua compagna degli Asinelli come protettrici, l’arte contemporanea si arrampica sulle torri. Tre artisti in residenza che concludono il loro percorso confrontandosi con un simbolo della città. A Bologna, un progetto a impatto urbano che fa guardare in alto...
Mentre
i muri del centro storico si accingono a essere puliti e, per fortuna, oltre
alle polemiche si scorgono aperture alla concertazione, Bologna veste le sue
torri di uno spirito contemporaneo.
Il
progetto, nel suo complesso, era partito tempo fa con una serata che, con buona
pace del maltempo, aveva tutte le carte in regola per diventare un evento. La
cronaca racconta che, attraverso potenti fari puntati verso il cielo in
corrispondenza delle torri ormai estinte, si è tentato, non senza un attento
sguardo all’impatto ambientale, di ricreare con la luce lo skyline della
Selva Turrita.
È
questo, infatti, il nome che il ciclo di appuntamenti si è dato, memore dell’incredibile
densità di costruzioni verticali che affollavano il centro storico. Così il 31
marzo scorso, dopo una campagna accattivante perseguita anche su Facebook, si
apriva ufficialmente il progetto ideato da Articolture e destinato a
continuare.
La
seconda tappa incrocia inevitabilmente l’arte contemporanea e si esplicita
facendo interagire le ricerche di giovani artisti con le torri, con la loro
storia e la loro presenza architettonica. Quindi, in collaborazione con
Nosadella.due, le residenze di tre artisti si sono trasformate in uno specifico
intervento di arte pubblica, Le Torri Contemporanee, che ha animato altrettante torri cittadine per tutta
l’estate.
Andrea
Nacciariti ha pensato la sua opera
site specific per la Torre Uguzzoni con un sottile accento ironico. Untitled
(Quelli di Cernauti) è, al primo
sguardo, una decontestualizzazione di una porta come quelle dei campi da
calcio. L’oggetto, rovesciato e appeso, acquista necessariamente una valenza
funzionale diversa da quella sportiva canonica. Piuttosto che rappresentare il
limite (e la rete di raccolta) del goal calcistico, assomiglia a un meccanismo
di prevenzione delle eventuali cadute.
I
simboli derivati dall’immaginario sportivo, calcistico in particolare, non sono
un’assoluta novità nel lavoro di Nacciariti, e in quest’occasione si legano a
due momenti fondamentali per la città che lo ospita. Da una parte nel 2009
ricorre il centenario del Bologna Football Club, un vero e proprio evento per
tifosi e appassionati; dall’altra nel titolo dell’opera è indicato il
riferimento a un aneddoto che vede lo sport come strategia di sopportazione
delle deportazioni naziste.
Per
la Torre Alberici, Beatrice Catanzaro imposta una riflessione sulle tecniche costruttive che lega l’edificio
medioevale alla Cina contemporanea. Un’analisi della superficie muraria della
torre svela una delle tracce del percorso di edificazione: le buche pontaie.
Tali segni sono l’impronta dei ponti che consentivano di proseguire l’officina
costruttiva fino a portarla alle altezze previste.
Con
Scaffolder (ponteggio), Beatrice Catanzaro
si appoggia proprio a questa tradizione locale per sottolinearne la comunanza
con l’attuale strategia di composizione di ponteggi in bambù diffusa nell’area
del sud-est asiatico. La sapienza delle antiche maestranze che vedeva nel legno
la miglior risorsa si rispecchia nell’utilizzo contemporaneo del bambù,
flessibile e resistente, nonché facilmente componibile.
Uno
sguardo critico al modernismo è quello che permea il lavoro di Søren Lose per la Torre Lambertini. L’inquadratura d’angolo
scelta dal norvegese tradisce una ricerca che affonda nel fotografico. Le linee
costitutive dell’opera si stagliano bianche e parallele sulle due pareti della
propaggine di Palazzo Re Enzo, imponendo un modulo rigoroso e minimalista
all’intero stabile.
L’intervento
però è progettato per non durare, per essere incrinato e alterato durante il
periodo in cui è visibile. In questo modo l’effimericità di Imperfect
Structure si pone come strumento di
paragone con la lunga vita degli edifici storici.
Le
torri in questo modo si sono ritrovate protagoniste di un’azione coordinata di
rivalutazione e valorizzazione, che non ha dimenticato l’importanza
dell’aggancio al contemporaneo. Il restauro delle due torri principali
(Garisenda e Torre degli Asinelli) era già stato pretesto per un intervento
linguistico-installativo in collaborazione con Stefano Bartezzaghi, e il
programma è ancora in evoluzione.
Per
la fine di settembre è infatti prevista la presentazione dell’evento La
Torre Riflette, durante il quale la
facciata di una torre si trasformerà in schermo di proiezione. E, attraverso il
videodesign, si animerà con la storia (e le storie) appartenente alla torre
stessa.
i muri del centro storico si accingono a essere puliti e, per fortuna, oltre
alle polemiche si scorgono aperture alla concertazione, Bologna veste le sue
torri di uno spirito contemporaneo.
Il
progetto, nel suo complesso, era partito tempo fa con una serata che, con buona
pace del maltempo, aveva tutte le carte in regola per diventare un evento. La
cronaca racconta che, attraverso potenti fari puntati verso il cielo in
corrispondenza delle torri ormai estinte, si è tentato, non senza un attento
sguardo all’impatto ambientale, di ricreare con la luce lo skyline della
Selva Turrita.
È
questo, infatti, il nome che il ciclo di appuntamenti si è dato, memore dell’incredibile
densità di costruzioni verticali che affollavano il centro storico. Così il 31
marzo scorso, dopo una campagna accattivante perseguita anche su Facebook, si
apriva ufficialmente il progetto ideato da Articolture e destinato a
continuare.
La
seconda tappa incrocia inevitabilmente l’arte contemporanea e si esplicita
facendo interagire le ricerche di giovani artisti con le torri, con la loro
storia e la loro presenza architettonica. Quindi, in collaborazione con
Nosadella.due, le residenze di tre artisti si sono trasformate in uno specifico
intervento di arte pubblica, Le Torri Contemporanee, che ha animato altrettante torri cittadine per tutta
l’estate.
Andrea
Nacciariti ha pensato la sua opera
site specific per la Torre Uguzzoni con un sottile accento ironico. Untitled
(Quelli di Cernauti) è, al primo
sguardo, una decontestualizzazione di una porta come quelle dei campi da
calcio. L’oggetto, rovesciato e appeso, acquista necessariamente una valenza
funzionale diversa da quella sportiva canonica. Piuttosto che rappresentare il
limite (e la rete di raccolta) del goal calcistico, assomiglia a un meccanismo
di prevenzione delle eventuali cadute.
I
simboli derivati dall’immaginario sportivo, calcistico in particolare, non sono
un’assoluta novità nel lavoro di Nacciariti, e in quest’occasione si legano a
due momenti fondamentali per la città che lo ospita. Da una parte nel 2009
ricorre il centenario del Bologna Football Club, un vero e proprio evento per
tifosi e appassionati; dall’altra nel titolo dell’opera è indicato il
riferimento a un aneddoto che vede lo sport come strategia di sopportazione
delle deportazioni naziste.
Per
la Torre Alberici, Beatrice Catanzaro imposta una riflessione sulle tecniche costruttive che lega l’edificio
medioevale alla Cina contemporanea. Un’analisi della superficie muraria della
torre svela una delle tracce del percorso di edificazione: le buche pontaie.
Tali segni sono l’impronta dei ponti che consentivano di proseguire l’officina
costruttiva fino a portarla alle altezze previste.
Con
Scaffolder (ponteggio), Beatrice Catanzaro
si appoggia proprio a questa tradizione locale per sottolinearne la comunanza
con l’attuale strategia di composizione di ponteggi in bambù diffusa nell’area
del sud-est asiatico. La sapienza delle antiche maestranze che vedeva nel legno
la miglior risorsa si rispecchia nell’utilizzo contemporaneo del bambù,
flessibile e resistente, nonché facilmente componibile.
Uno
sguardo critico al modernismo è quello che permea il lavoro di Søren Lose per la Torre Lambertini. L’inquadratura d’angolo
scelta dal norvegese tradisce una ricerca che affonda nel fotografico. Le linee
costitutive dell’opera si stagliano bianche e parallele sulle due pareti della
propaggine di Palazzo Re Enzo, imponendo un modulo rigoroso e minimalista
all’intero stabile.
L’intervento
però è progettato per non durare, per essere incrinato e alterato durante il
periodo in cui è visibile. In questo modo l’effimericità di Imperfect
Structure si pone come strumento di
paragone con la lunga vita degli edifici storici.
Le
torri in questo modo si sono ritrovate protagoniste di un’azione coordinata di
rivalutazione e valorizzazione, che non ha dimenticato l’importanza
dell’aggancio al contemporaneo. Il restauro delle due torri principali
(Garisenda e Torre degli Asinelli) era già stato pretesto per un intervento
linguistico-installativo in collaborazione con Stefano Bartezzaghi, e il
programma è ancora in evoluzione.
Per
la fine di settembre è infatti prevista la presentazione dell’evento La
Torre Riflette, durante il quale la
facciata di una torre si trasformerà in schermo di proiezione. E, attraverso il
videodesign, si animerà con la storia (e le storie) appartenente alla torre
stessa.
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