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10
gennaio 2011
“Basta un
solo gesto per esprimere un enorme numero di concetti, poiché un moto perpetuo
attraversa ogni opera d’arte”. Questo il fil rouge delle scelte di Tucci Russo. E da 35 anni. Dal lontano
1975, anno in cui – dopo l’esperienza presso Enzo Sperone – il gallerista riunì
in un piccolo spazio a Torino un primo nucleo di artisti. Del 1994 è invece il
decentramento dal capoluogo piemontese.
solo gesto per esprimere un enorme numero di concetti, poiché un moto perpetuo
attraversa ogni opera d’arte”. Questo il fil rouge delle scelte di Tucci Russo. E da 35 anni. Dal lontano
1975, anno in cui – dopo l’esperienza presso Enzo Sperone – il gallerista riunì
in un piccolo spazio a Torino un primo nucleo di artisti. Del 1994 è invece il
decentramento dal capoluogo piemontese.
E se la geografia artistica è da sempre immersa nel
dibattito centro/periferia, a Torre Pellice Tucci Russo ha eretto un santuario.
Sacrale è infatti l’atmosfera delle sue ambiziose esposizioni e silenziosa la
valle che le circonda. Lontane dalla frenesia della città, le mostre sembrano
scandite da un tempo rallentato e nebuloso.
dibattito centro/periferia, a Torre Pellice Tucci Russo ha eretto un santuario.
Sacrale è infatti l’atmosfera delle sue ambiziose esposizioni e silenziosa la
valle che le circonda. Lontane dalla frenesia della città, le mostre sembrano
scandite da un tempo rallentato e nebuloso.
Attraverso Basico,
titolo utilizzato nell’omonima collettiva nel 2004, la celebrazione non è solo
una mostra di “artisti della galleria”, ma la legittimazione delle
individualità espressive di ogni artista, il tratto emotivo e personale
purtroppo spesso negato dalla critica nella riduzione a un gruppo. In
esposizione i sei autori hanno così uno spazio dedicato, una “stanza tutta per
sé”.
titolo utilizzato nell’omonima collettiva nel 2004, la celebrazione non è solo
una mostra di “artisti della galleria”, ma la legittimazione delle
individualità espressive di ogni artista, il tratto emotivo e personale
purtroppo spesso negato dalla critica nella riduzione a un gruppo. In
esposizione i sei autori hanno così uno spazio dedicato, una “stanza tutta per
sé”.
Mentre Giovanni
Anselmo presenta Il sentiero verso
oltremare (1992/2010), una striscia di terra diretta verso il colore blu,
incontro di due materiali, ma soprattutto delle tensioni verticali e
orizzontali in riferimento all’importazione del minerale da cui è ricavato il
pigmento, di Mario Merz è Il fiume appare. Opera esattamente
riproposta come nel primo allestimento nel 1986 presso il Mulino Feyles a
Torino, si tratta dell’installazione dell’artista per antonomasia. Un’enorme
tela sulla cui base compare la nota catena di Fibonacci è completata da una
struttura in metallo e vetro; è l’insieme di oggetti comuni che rivelano
l’interesse di Merz per l’accumulazione, la crescita organica e la vitalità in
generale.
La stanza di Giuseppe
Penone è invece il fulcro dell’intima indagine dell’artista. Geometria nelle mani e la serie Pelle di marmo sono la sintesi della
costante presenza di stati di simbiosi e partecipazione tra uomo e natura, tra
realtà e materia. In un gioco di ruoli e scambi fra autore e spettatore si
colloca Giulio Paolini, l’artista
che, tra i colleghi, ha manifestato sin dagli esordi una precisa linea distintiva.
La sua seducente operazione mentale è una riflessione sul tempo, concetto
analizzato in The Encyclopaedia
Britannica, dove la definizione della parola ‘infinito’ non trova arresto
e, parallelamente all’evoluzione del linguaggio, diventa illimitata.
Penone è invece il fulcro dell’intima indagine dell’artista. Geometria nelle mani e la serie Pelle di marmo sono la sintesi della
costante presenza di stati di simbiosi e partecipazione tra uomo e natura, tra
realtà e materia. In un gioco di ruoli e scambi fra autore e spettatore si
colloca Giulio Paolini, l’artista
che, tra i colleghi, ha manifestato sin dagli esordi una precisa linea distintiva.
La sua seducente operazione mentale è una riflessione sul tempo, concetto
analizzato in The Encyclopaedia
Britannica, dove la definizione della parola ‘infinito’ non trova arresto
e, parallelamente all’evoluzione del linguaggio, diventa illimitata.
La compenetrazione di vita e arte è l’elaborazione
di tutto il lavoro Pier Paolo Calzolari,
unico tra gli artisti in mostra ad aver interrotto la collaborazione con la
galleria. Il moto perpetuo, infine, è nelle due tele visionarie di Marisa Merz. Private, liriche e
sottili, sono cariche dell’energia rinnovabile che solo l’arte, dopotutto, sa
produrre. Rigenerandosi.
La
pittura di Merz alla Fondazione torinese
La
personale di Penone in galleria
Paolini
con Candida Höfer a Roma
Penone
al Mambo di Bologna
mostra visitata il 17 ottobre 2010
dal 10 ottobre 2010 al 27 febbraio 2011
Basico, Moto Perpetuo
Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea
Via Stamperia, 9 –
10066Torre Pellice (TO)
Orario: da mercoledì
a domenica ore 10.30-13 e 15-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 0121953357; fax
+39 0121953459; gallery@tuccirusso.com; www.tuccirusso.com
[exibart]