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20
novembre 2009
fino al 10.XII.2009 Antonio Riello Roma, LipanjePuntin
roma
Una carta da parati in tartan scozzese, coi colori delle guardie pontificie. Alabarde multiuso come i celebri coltellini svizzeri. E piccoli disegni. Sono gli elementi che compongono la nuova mostra di Riello...
Acriter & Fideliter è il motto delle guardie svizzere
pontificie e il titolo della personale romana di Antonio Riello (Marostica,
Vicenza, 1958) curata da Johathan Turner. E proprio a Roma l’artista ha voluto
presentare questi ultimi lavori, mai esposti finora.
Per l’occasione Riello ha realizzato una carta da parati,
un tartan scozzese
con gli stessi colori delle divise delle guardie svizzere – il viola,
l’arancio, il rosso, il blu e il bianco -, divise che la tradizione vuole
disegnate da Michelangelo. Con questo tartan l’artista veneto ha rivestito le pareti della
galleria, conferendole un aspetto austero, quasi museale. Si potrebbe dire la
galleria è stata “vaticanizzata”.
Sui muri sono stati poi installati otto pannelli dove, su
fondo bianco, sono riprodotte altrettante alabarde a grandezza naturale. Armi
bianche in dotazione alla guardia svizzera, attualizzate da Riello in versione
“multiuso”. Infatti, oltre alla classica lama a mezza luna, hanno altre
funzioni: cavatappi, cacciavite e, non ultima, chiavetta usb, come nei modelli
più recenti dei classici coltellini svizzeri Victorinox, a cui Riello si è
apertamente ispirato.
“Sono stato affascinato dall’alabarda, questo oggetto
antico, museale, ma al contempo anche trash”, racconta l’artista, “e l’ho voluto rendere
contemporaneo”.
Di fronte alle otto alabarde, otto disegni – che fanno parte di una serie di
circa cento – con temi cari all’autore, piccole armi colorate di vario tipo
disposte regolarmente, fino a produrre una trama grafica. Opere irriverenti e
ironiche, ma rigorose e realizzate con estrema cura.
Come i suoi maestri Pino Pascali, Piero Manzoni, fino a Cattelan, Antonio Riello è un artista
eclettico, che si esprime attraverso la pittura, la fotografia, la scultura, i
videogiochi e le installazioni. Come in questa sua ultima mostra, dove lo
spazio della galleria romana ha fortemente influenzato il suo lavoro.
Il tema delle armi è centrale nella produzione artistica
di Riello, siano esse mitra, bombe, scuri, che però vengono dissacrate,
colorate e stravolte, fino a esser trasformate in qualcosa d’altro, anche se son
sempre riconoscibili iconograficamente.
Ma Riello è anche un profondo conoscitore della tecnologia
audiovisiva, della computer graphic – il suo videogioco Italiani brava
gente,
sull’affondamento delle imbarcazioni dei migranti, gli ha procurato non pochi
guai – e recentemente ha operato anche nel campo della comunicazione online con
un nuovo progetto di Net Art, realizzando con alcuni colleghi australiani il
sito Onlythegood.org.
pontificie e il titolo della personale romana di Antonio Riello (Marostica,
Vicenza, 1958) curata da Johathan Turner. E proprio a Roma l’artista ha voluto
presentare questi ultimi lavori, mai esposti finora.
Per l’occasione Riello ha realizzato una carta da parati,
un tartan scozzese
con gli stessi colori delle divise delle guardie svizzere – il viola,
l’arancio, il rosso, il blu e il bianco -, divise che la tradizione vuole
disegnate da Michelangelo. Con questo tartan l’artista veneto ha rivestito le pareti della
galleria, conferendole un aspetto austero, quasi museale. Si potrebbe dire la
galleria è stata “vaticanizzata”.
Sui muri sono stati poi installati otto pannelli dove, su
fondo bianco, sono riprodotte altrettante alabarde a grandezza naturale. Armi
bianche in dotazione alla guardia svizzera, attualizzate da Riello in versione
“multiuso”. Infatti, oltre alla classica lama a mezza luna, hanno altre
funzioni: cavatappi, cacciavite e, non ultima, chiavetta usb, come nei modelli
più recenti dei classici coltellini svizzeri Victorinox, a cui Riello si è
apertamente ispirato.
“Sono stato affascinato dall’alabarda, questo oggetto
antico, museale, ma al contempo anche trash”, racconta l’artista, “e l’ho voluto rendere
contemporaneo”.
Di fronte alle otto alabarde, otto disegni – che fanno parte di una serie di
circa cento – con temi cari all’autore, piccole armi colorate di vario tipo
disposte regolarmente, fino a produrre una trama grafica. Opere irriverenti e
ironiche, ma rigorose e realizzate con estrema cura.
Come i suoi maestri Pino Pascali, Piero Manzoni, fino a Cattelan, Antonio Riello è un artista
eclettico, che si esprime attraverso la pittura, la fotografia, la scultura, i
videogiochi e le installazioni. Come in questa sua ultima mostra, dove lo
spazio della galleria romana ha fortemente influenzato il suo lavoro.
Il tema delle armi è centrale nella produzione artistica
di Riello, siano esse mitra, bombe, scuri, che però vengono dissacrate,
colorate e stravolte, fino a esser trasformate in qualcosa d’altro, anche se son
sempre riconoscibili iconograficamente.
Ma Riello è anche un profondo conoscitore della tecnologia
audiovisiva, della computer graphic – il suo videogioco Italiani brava
gente,
sull’affondamento delle imbarcazioni dei migranti, gli ha procurato non pochi
guai – e recentemente ha operato anche nel campo della comunicazione online con
un nuovo progetto di Net Art, realizzando con alcuni colleghi australiani il
sito Onlythegood.org.
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mostra visitata il 20 ottobre 2009
dal 20 ottobre al 10 dicembre 2009
Antonio
Riello – Acriter et Fideliter
a cura di Jonathan Turner
Galleria LipanjePuntin
Via di Montoro, 10 (zona campo de’ Fiori) – 00186 Roma
Orario: da martedì a sabato ore 14-20
Ingresso libero
Info: +39 0668307780; fax +39 0668216758; roma@lipuarte.it;
www.lipanjepuntin.com
[exibart]