Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
22
gennaio 2010
fino al 7.II.2010 Dada e Surrealismo Roma, Vittoriano
roma
Un orinatoio, la ruota d’una bicicletta, un pianoforte rovesciato. E immagini che scorrono senza sosta su due schermi. Tra quadri che nell'onirico e nella dissacrazione hanno la loro matrice originaria...
Oltre cinquecento opere – tra oli, sculture, ready made,
assemblaggi, collage, disegni automatici – ripercorrono la nascita e la
trasformazione dei manifesti e delle principali mostre di Dada e Surrealismo.
Lo spazio espositivo è denso di quella voglia di rifiuto e capovolgimento della
tradizione che quegli artisti vollero evidenziare nelle loro creazioni.
La mostra si apre, giustamente, con un omaggio ai
precursori come Chagall, de Chirico, Duchamp,
Kandinsky,
Klee, Klinger, Moreau e Munch, per poi dividersi in percorsi
concettuali e visivi che seguono le due avanguardie, ma che non si distaccano
completamente l’uno dall’altro, richiamando l’idea di contiguità tra movimenti
artistici tanto diversi, ma poi non così lontani.
Il concetto fondamentale che attraversa la rassegna è
quello della riscoperta. Una riscoperta che parte dalla scelta degli artisti in
esposizione. Tra i dadaisti, la volontà è stata di riprendere coloro che hanno
partecipato alla prima collettiva Erste Internationale Dada-Messe, inaugurata il 5 giugno 1920 alla
Galleria Otto Burchard di Berlino. Mentre, sul piano surrealista, il percorso regala
le opere di coloro che hanno preso parte ad almeno una delle sei mostre
promosse da André Breton: da quella alla Galerie Pierre di Parigi del novembre 1925 all’ultima
collettiva, L’Écart absolu, nella cornice della Galerie L’Oeil di Parigi nel
dicembre 1965.
Testimonianze interessanti per lo spettatore, che scopre
un mondo variegato e anche sconosciuto, lontano dai soliti “classici” che si
possono scovare nei libri che parlano delle due correnti.
Interessanti gli insert di Pablo Picasso (Baigneuse, 1928; Sur la plage, 1933; Tête, 1939) o di Alberto Giacometti (Femme cuillère, 1927; Woman, 1928; Man, 1929), artisti visti in una
“luce” nuova. Entrambi hanno partecipato a mostre collettive sul Surrealismo,
lasciando un’importante impronta. E poi un inedito Jackson Pollock, il maggiore rappresentante
dell’Espressionismo astratto e dell’Action Painting, che deve questa sua ultima
e più duratura stagione all’influenza di André Masson e Max Ernst, che conosce nel 1942 e dai quali
adotta la tecnica surrealista della pittura automatica: dripping, ovvero sgocciolatura. Da qui il
suo Square composition with Horse (1934-38).
Ciò che però stona è la scelta di allestire alcune opere
una sopra l’altra su una stessa parete, a volte troppo in alto. Una
disposizione che impedisce di cogliere particolari importanti. Dettagli carichi
di significato, che non possono e non devono sfuggire allo sguardo.
All’osservatore non resta, dunque, che lasciarsi
trasportare nella visione del sogno o nell’anti-arte che i due movimenti, da
una parte e dall’altra, possono offrire. Perdendosi ne L’ombra di Picabia o salendo fino a Il castello sui
Pirenei di Magritte.
assemblaggi, collage, disegni automatici – ripercorrono la nascita e la
trasformazione dei manifesti e delle principali mostre di Dada e Surrealismo.
Lo spazio espositivo è denso di quella voglia di rifiuto e capovolgimento della
tradizione che quegli artisti vollero evidenziare nelle loro creazioni.
La mostra si apre, giustamente, con un omaggio ai
precursori come Chagall, de Chirico, Duchamp,
Kandinsky,
Klee, Klinger, Moreau e Munch, per poi dividersi in percorsi
concettuali e visivi che seguono le due avanguardie, ma che non si distaccano
completamente l’uno dall’altro, richiamando l’idea di contiguità tra movimenti
artistici tanto diversi, ma poi non così lontani.
Il concetto fondamentale che attraversa la rassegna è
quello della riscoperta. Una riscoperta che parte dalla scelta degli artisti in
esposizione. Tra i dadaisti, la volontà è stata di riprendere coloro che hanno
partecipato alla prima collettiva Erste Internationale Dada-Messe, inaugurata il 5 giugno 1920 alla
Galleria Otto Burchard di Berlino. Mentre, sul piano surrealista, il percorso regala
le opere di coloro che hanno preso parte ad almeno una delle sei mostre
promosse da André Breton: da quella alla Galerie Pierre di Parigi del novembre 1925 all’ultima
collettiva, L’Écart absolu, nella cornice della Galerie L’Oeil di Parigi nel
dicembre 1965.
Testimonianze interessanti per lo spettatore, che scopre
un mondo variegato e anche sconosciuto, lontano dai soliti “classici” che si
possono scovare nei libri che parlano delle due correnti.
Interessanti gli insert di Pablo Picasso (Baigneuse, 1928; Sur la plage, 1933; Tête, 1939) o di Alberto Giacometti (Femme cuillère, 1927; Woman, 1928; Man, 1929), artisti visti in una
“luce” nuova. Entrambi hanno partecipato a mostre collettive sul Surrealismo,
lasciando un’importante impronta. E poi un inedito Jackson Pollock, il maggiore rappresentante
dell’Espressionismo astratto e dell’Action Painting, che deve questa sua ultima
e più duratura stagione all’influenza di André Masson e Max Ernst, che conosce nel 1942 e dai quali
adotta la tecnica surrealista della pittura automatica: dripping, ovvero sgocciolatura. Da qui il
suo Square composition with Horse (1934-38).
Ciò che però stona è la scelta di allestire alcune opere
una sopra l’altra su una stessa parete, a volte troppo in alto. Una
disposizione che impedisce di cogliere particolari importanti. Dettagli carichi
di significato, che non possono e non devono sfuggire allo sguardo.
All’osservatore non resta, dunque, che lasciarsi
trasportare nella visione del sogno o nell’anti-arte che i due movimenti, da
una parte e dall’altra, possono offrire. Perdendosi ne L’ombra di Picabia o salendo fino a Il castello sui
Pirenei di Magritte.
articoli correlati
Duchamp,
Man Ray e Picabia a Londra
sara michelucci
mostra visitata il 15 novembre 2009
dall’otto ottobre 2009 al 7 febbraio 2010
Dada
e Surrealismo riscoperti
a cura di Arturo Schwarz
Complesso del Vittoriano
Via di San Pietro in Carcere (zona Fori Imperiali) – 00186 Roma
Orario: da
lunedì a giovedì ore 9.30-19.30; venerdì e
sabato ore 9.30-23.30; domenica ore 9.30-20.30
Ingresso: intero €10; ridotto €7,50
Catalogo Skira
Info: tel. +39 066780664; museovittoriano@tiscali.it
[exibart]