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didattica_interviste Dalla GAM al MAMbo
didattica
Nuovi progetti per nuovi pubblici. Il Dipartimento bolognese continua nella sua ricerca educativa, sempre fedele all'originale “percorso sentimentale” con l'arte. Un percorso che li ha resi internazionali. Ce ne parla una delle curatrici, Silvia Spadoni...
Il dipartimento educativo del Mambo
costituisce uno dei riferimenti metodologici, oserei dire storici, nel panorama
italianodell’educazione museale.Comee da chi è nata l’idea di
costituire un servizio educativo all’interno della “vecchia” Gam?
L’idea è nata nel 1997 dalla volontà di
studiosi con diverse competenze, tra cui Cristina Francucci [oggi referente
scientifico del dipartimento educativo Mambo e direttrice del corso di laurea in
Comunicazione e didattica dell’arte all’Accademia di Bologna) e da me, che
insegno Pedagogia e didattica dell’arte all’Accademia di Bologna e Ravenna.
Dieci anni fa il panorama bolognese offriva attività didattiche esclusivamente
presso i musei d’arte antica; da qui l’idea di proporre alla città, e quindi,
all’allora direttore della Gam, Danilo Eccher, un progetto educativo per
bambini e ragazzi anche sull’arte contemporanea. Eccher ci accolse a braccia
aperte, sostenendo i nostri laboratori; grazie anche al contributo di uno
sponsor esterno iniziò l’attività, sempre in crescendo, del nostro dipartimento
educativo.
Il
“laboratorio” come pratica metodologica è da sempre al centro delle
vostre attività educative. Quali sono i riferimenti teorici e le basi
pedagogiche del vostro progettare?
Le basi pedagogiche e
teoriche della nostra metodologia sono rintracciabili nel testo L’esperienza
pedagogica dell’arte di Marco Dallari e Cristina
Francucci e risentono del clima culturale che si respirava un tempo a Bologna,
dove vivevano e davano il loro contributo intellettuale personalità importanti
come Anceschi, Eco, Barilli, Raimondi, Bertolini, solo per citarne alcuni.
Bologna, negli anni ‘70, fu davvero un laboratorio creativo, dove gli
intellettuali mostravano e praticavano la loro voglia di uscire dalla visione
idealistico-crociana delle arti, per avvicinarsi a un approccio più
marcatamente ermeneutico e fenomenologico.
Personalmente mi
ritrovo poco nell’idea di un “metodo”, nel senso che al museo non si dovrebbe
fare ciò che si fa a scuola; in merito, è vero che l’arte è un “pretesto”, ma
soprattutto è la materia ideale, cioè un “testo” meraviglioso, che offre l’opportunità
di “con-fondere” i saperi. Penso a un artista straordinario come Gilberto Zorio,
di cui abbiamo avuto la mostra personale poco tempo fa; con questo artista così
eccezionale ci è stata offerta la possibilità di vedere davvero come chimica,
fisica, letteratura, storia e arte si possano incontrare in un territorio
interdisciplinare che è fondamentale nella formazione e nella crescita.
Ci sono altri
“pubblici” per i quali progettate l’attività didattica? Mi riferisco,
in particolare modo, agli adulti, in quanto nei musei italiani si propone
sempre la classica “visita guidata”. Il Mambo ha proposte differenti?
Rispetto all’affluenza
che si registrava alla Gam, il Mambo riscontra un pubblico molto più numeroso;
in realtà, devo dire che il rapporto con le scuole dell’obbligo, in quanto a
frequentazione e a prenotazioni di attività, non è cambiato. L’unico dato forse
rilevante è la diminuzione della presenza dei licei e delle scuole superiori in
generale. In merito a ciò, abbiamo un aumento, tuttavia, delle richieste da
parte degli adulti, e quindi le nostre proposte didattiche si stanno
arricchendo in questo settore della mediazione culturale. Come è nostra
consuetudine metodologica, non amiamo le “visite guidate”, alle quali
preferiamo sempre le “visite animate”, anche se, su richiesta di particolari
gruppi, offriamo anche il servizio della più “classica” guida.
Avete progetti educativi speciali dedicati,
ad esempio, all’intercultura o alle persone portatrici delle diverse abilità?
Sì, abbiamo molti progetti svolti e in via di
realizzazione. City Telling, per esempio, è stata un’esperienza fatta con
giovani italiani e migranti tra i 14 e i 25 anni appartenenti ai gruppi
giovanili del Quartiere San Donato di Bologna, con le finalità di avvicinare i
giovani ai linguaggi dell’arte e al museo e come ultima di contenere l’abbandono
scolastico. Inoltre, abbiamo in cantiere un progetto con alcuni docenti delle
scuole superiori, relativo al Museo della Memoria di Ustica, che prevederà di
lavorare in diversi spazi della città e uno spettacolo teatrale finale. Anche per
le diverse abilità, stiamo lavorando a scuola, portando l’arte contemporanea
fuori dal museo; o, ancora, qualcuna di noi opera anche negli ospedali con i
ragazzini gravemente malati, cercando di raccontare dell’arte e degli artisti,
anche in situazioni così estreme.
Un’altra esperienza interessante sul
territorio è stata quella di un recente workshop Arte-Scienza in collaborazione con
la Fondazione Marino Golinelli, l’Università e l’Accademia di Belle Arti di
Bologna: dieci studenti di facoltà scientifiche e dieci dell’Accademia si sono
incontrati per un progetto interdisciplinare molto interessante, dove artisti
come Alessandra Tesi e Loris Cecchini hanno lavorato coi ragazzi in alcuni
spazi della città, per esempio l’ospedale Rizzoli, facendo incontrare in modo
affascinante l’arte e la scienza.
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Zorio al Mambo
a cura di gisella vismara e annalisa trasatti
MAMBo – Dipartimento educativo
Via Don Minzoni, 14 (zona piazza dei Martiri) – 40121 Bologna
Info: tel. +39 0516496628; mamboedu@comune.bologna.it;
www.mambo-bologna.org
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