10 aprile 2024

exibart on paper 124: sulla lunga strada della Biennale di Venezia

di

È uscito l’ultimo on paper di exibart, il 124, tutto da sfogliare, tra i progetti, le idee, le persone e le parole dell’imminente 60ma Biennale di Venezia. Con una ricca appendice dedicata alle Week di Arte e Design di Milano

Da dove veniamo, per riconoscerci come Stranieri Ovunque, Foreigners Everywhere? Il 124 di exibart on paper è attraversato da domande, aperte dalla 60ma Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia che, curata da Adriano Pedrosa, propone uno spostamento del punto di vista, un cambio di paradigma, uno sbilanciamento. Vale a dire, modalità di conoscenza non ancora percorse, strade “secondarie” da tracciare. «Ribaltare il mondo», scrive Giulia Ronchi nel suo editoriale: «Abbiamo deciso di aprire lo speciale Biennale mettendo il mondo a testa in giù, mostrando una raffigurazione inedita rispetto all’immagine imposta fin dai banchi di scuola. Una visione che fa seguito a quanto premesso dal curatore Adriano Pedrosa e che questo numero indaga: se tutto ciò che sappiamo del Sud Globale lo abbiamo appreso attraverso una lente occidentale, come faremo a decolonizzare il nostro pensiero?». Perché è sempre una questione di atteggiamenti nei quali riconoscerci, fa eco Cesare Biasini Selvaggi, richiamando il mito – così reale – di Odisseo, l’eredità ancestrale di quella che identifichiamo come cultura occidentale: «Chi vogliamo essere noi verso gli Stranieri, Ovunque? Soccorritori o cannibali, Nausicaa o Polifemo? Domanda dagli effetti sempre più imprevedibili». E dunque, ancora il movimento che diventa urgenza e reclama attenzione, come nel Bambino Migrante di Banksy, che dal 2019 illumina l’acqua della Laguna con il suo fumogeno rosa e che ancora oggi lancia un messaggio di cocente attualità. «Con Banksy apriamo una porta ai giovani artisti che vogliono inviare messaggi sociali», ci ha raccontato Ernesto Fürstenberg Fassio, nell’intervista che troverete nel 124. Il presidente di Banca Ifis ha assicurato la conservazione dell’opera murale e ha annunciato l’acquisizione di Palazzo San Pantalon, che sarà restaurato e trasformato in uno spazio espositivo dedicato a giovani artisti.

Scorrendo le pagine, Giovanni Rufino ci parla della storia e delle implicazioni del “Sud Globale”, definizione coniata nel 1969, pronunciata durante un discorso di Carl Oglesby per indicare quei paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina spossessati e dominati dal Nord Globale, ovvero dall’Occidente, quindi da quei Paesi segnati dalla rivoluzione industriale e dal rapido sviluppo economico di matrice capitalistica. Ancora una parola è al centro dell’approfondimento di Salvatore Cristofaro: cosa si può intendere per Queer? Dove sono situati i confini di questo termine? «Non ci sono mai stati così tanti queer o creature così strane e polimorfe, con capacità creative uniche. Le loro voci sono forti, i loro corpi si moltiplicano e le esperienze aumentano. Il tutto diventa un gigantesco paesaggio fluido, o meglio, queer, dove nessuno può essere più ignorato più. La realtà non è mai stata così queer, vero?». Che sembra fare rima con Disobbedienza, intesa come atto immaginativo ramificato nella realtà e nella storia: ne parlano Daniele Perra e Marco Scotini, a partire dal caso di un Archivio invitato alla Biennale.

Dalle parole alle persone, quindi, con un focus su Anna Maria Maiolino e Nil Yalter, Leoni d’Oro alla Carriera. E dunque gli artisti e i curatori protagonisti di questa 60ma Biennale di Venezia: Massimo Bartolini e Luca Cerizza di parlano del Padiglione Italia in una doppia intervista. Diamo poi un’occhiata ai progetti, tra gli altri, di John Akomfrah, Julien Creuzet, Guerreiro do Divino Amor, Iva Lulashi, Eddie Martinez, Matthew Attard, Jeffrey Gibson, Sandra Gamarra Heshiki, Yuko Mohri, Manal AlDowayan, Wael Shawky, rispettivamente per i Padiglioni della Gran Bretagna, della Francia, della Svizzera, dell’Albania, di San Marino, Malta, Stati Uniti, Spagna, Giappone, Arabia Saudita, Egitto. Cercheremo poi di scoprire che fine ha fatto il Padiglione del Marocco (Spoiler: alla Fondazione Berengo, almeno in parte). Il Padiglione dei Paesi Bassi invece presenta il lavoro del collettivo CATPC e Renzo Martens, che lavorano in Congo per ricostruire foreste, recuperare terre rubate e trasformare il lavoro nelle piantagioni da strumento di oppressione e sfruttamento a processo di riparazione. Infine, nuove voci da Etiopia, Benin, Tanzania e Timor Est, al debutto a Venezia.

In una Biennale incentrata sullo spostamento non potevano mancare le mappe di Untitled Association, con tutte le mostre in apertura e i progetti in lungo e in largo per la Laguna (da non perdere anche gli itinerari giornalieri che pubblicheremo sul nostro sito).  Quest’anno, sono veramente tanti gli appuntamenti: solo per citarne alcuni, Pierre Huyghe a Punta della Dogana, Jean Cocteau alla Collezione Peggy Guggenheim, l’apertura della Berggruen Arts & Culture a Palazzo Diedo, Willem de Kooning alle Gallerie dell’Accademia, la collettiva di video installazioni della Fondazione In Between Art Film al Complesso dell’Ospedaletto.

Insomma, c’è veramente tanto da vedere e direttamente proporzionali saranno i chilometri da affrontare e vi capiterà di passare anche dalle parti del Ponte di Rialto. Ci trovate lì vicino: dal 17 al 20 aprile, la Fondazione Marta Czok ospita casa exibart, uno spazio che abbiamo voluto dedicare all’incontro. Vi aspettiamo lì, per scambiare due parole vis-à-vis o per ascoltare gli interventi dei nostri talk in programma. Ma prima della Biennale, occhio a Milano. Tra le pagine di questo exibart 124 – un numero da conservare, per ricordarci di questo aprile 2024 veramente denso – c’è spazio anche per gli approfondimenti sull’Art Week in corso e sulla Design Week alle porte.

Per abbonarsi e per ricevere la versione digitale dei nostri on paper, potete cliccare qui.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui