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Dal 17 luglio il MUSEC Museo delle Culture di Lugano, nella sua nuova sede di Villa Malpensata, presenta “KAKEMONO. Cinque secoli di pittura giapponese”, a cura di Matthi Forrer, che con 90 opere provenienti dalla Collezione Perino, costituisce la più estesa esposizione mai dedicata alla pittura giapponese dal museo.
«Il kakemono, genere molto diffuso in Asia orientale, consiste in un prezioso rotolo di tessuto o di carta, dipinto o calligrafato, che è appeso alle pareti durante occasioni speciali o è utilizzato come decorazione in base alle stagioni dell’anno», ha spiegato il museo.
«”Kakemono. Cinque secoli di pittura giapponese” è un progetto che nasce con un’idea precisa: raccontare cinque secoli di storia dell’arte giapponese, accompagnando per mano il pubblico in un viaggio emotivo di forme e soggetti; un viaggio capace di restituire la peculiarità non solo della pittura ma, più ampiamente, della rappresentazione visiva nella civiltà giapponese», ha proseguito Francesco Paolo Campione, Direttore del Museo delle Culture di Lugano.
L’esposizione, visitabile fino al 21 febbraio 2021, è prodotta da Fondazione culture e musei di Lugano e Fondazione Torino Musei, si avvale del sostegno della Città di Lugano, della Repubblica e Cantone Ticino – Fondo SWISSLOS, della Fondazione Ada Ceschin e Rosanna Pilone.
Dopo il MUSEC, la mostra sarà al Museo d’Arte Orientale di Torino.
Il percorso espositivo
«La mostra ripercorre cinque secoli di tradizione figurativa nipponica tra il XVI e il XX secolo, attraverso 90 kakemono, ordinati lungo un percorso tematico che permette di esplorare in profondità la sostanza dei linguaggi pittorici, provenienti dall’inedita collezione, raccolta con cura filologica dal medico torinese Claudio Perino» ha spiegato il museo.
«Il percorso espositivo si articola in cinque sezioni tematiche (Fiori e uccelli; Figure antropomorfe; Animali; Piante e fiori vari; Paesaggi) e propone le opere dei maggiori esponenti del periodo in questione, quali Yamamoto Baiitsu (1783-1856), Tani Buncho (1763-1840), Kishi Ganku (1749-1838), Ogata Korin (1658-1716)», si legge nel comunicato stampa.
«L’esposizione di Villa Malpensata è un nuovo capitolo nel percorso di studio della creatività e delle tradizioni culturali del Giappone, iniziato quindici anni fa dal MUSEC, con la rassegna dedicata alle foto sottomarine delle pescatrici di Hèkura, realizzate nel 1954 da Fosco Maraini, e proseguita con diversi altri capitoli, come quello sulle stampe erotiche (shunga) e quello sui capolavori della fotografia colorata a mano dell’Ottocento, di cui oggi possediamo una collezione di oltre 16.000 opere, di gran lunga la maggiore esistente al mondo», ha proseguito Francesco Paolo Campione.