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A Venezia inaugura ‘Chagall. Il colore dei sogni’, un viaggio nell’immaginario di un maestro
Opening
di Emma Drocco
“Chagall. Il colore dei sogni” è una celebrazione dell’eclettico genio del pittore russo naturalizzato francese, che, dopo Kandinsky, ha portato la rivoluzione artistica delle Avanguardie nelle sale del Centro Culturale Candiani grazie alla Fondazione Musei Civici di Venezia.
Il punto di partenza ideale di questa narrazione è il capolavoro Rabbino n. 2 o Rabbino di Vitebsk (1914-1922), acquisito dal Comune di Venezia alla Biennale del 1928, ora esposto al Ca’ Pesaro- Galleria Internazionale d’Arte Moderna. Quest’opera è per la prima volta messa a confronto con un’altra creazione di Chagall, Vitebsk. Scena di villaggio (1917), proveniente dalla collezione Batliner dell’Albertina di Vienna. Si inaugura oggi un viaggio nell’immaginario del maestro russo, rivelando un patrimonio figurativo popolato di figure in bilico tra memoria e invenzione, cultura popolare, folclore e misticismo Yiddish.
Chagall era un pittore che attingeva dalla gioia e dalla profonda introspezione, dai ricordi di una vita caratterizzata da continui spostamenti tra l’Europa sconvolta dai conflitti mondiali e gli Stati Uniti. Un’arte che è il trionfo della fantasia creatrice, e in questa mostra troviamo una testimonianza tangibile del suo percorso nel corso del secolo scorso.
L’esposizione unisce opere della collezione di Ca’ Pesaro a lavori del maestro russo provenienti da prestigiosi musei internazionali, tra cui l’Albertina di Vienna, il Musée National Marc Chagall di Nizza, il Szépművészeti Múzeum di Budapest e l’Israel Museum di Gerusalemme. Attraverso queste opere, Chagall diventa un filo rosso che collega artisti che hanno condiviso idee, poetica e ricerca con lui, o che si sono ispirati alla sua genialità per sviluppare il proprio linguaggio artistico.
La mostra esplora varie influenze artistiche che hanno plasmato il percorso dell’artista, dalla corrente simbolista rappresentata da artisti come Odilon Redon, Cesare Laurenti e Adolfo Wildt, agli artisti che hanno vissuto l’esilio negli Stati Uniti negli anni ’30. Inoltre, il confronto con il surrealismo di Max Ernst dimostra quanto Chagall fosse considerato un punto di partenza imprescindibile per la sua arte. Le vibranti cromie dell’espressionismo europeo di Emil Nolde fanno eco nel lavoro dell’artista.
Un capitolo significativo di questa esposizione è dedicato all’amore e al colore, due elementi che hanno giocato un ruolo centrale nella vita e nell’opera dell’artista. In particolare, una sezione è dedicata al tema della religiosità, con le grafiche per la Bibbia commissionate a Chagall dal gallerista francese Ambroise Vollard. Queste incisioni, donate dall’artista al Musée National Chagall di Nizza nel 1972, sono affiancate in mostra dalle preziose lastre originali utilizzate per realizzarle.
La spiritualità è un tema che unisce autori internazionali provenienti da tradizioni pittoriche molto diverse, con risultati che spaziano dal simbolismo al primitivismo. Opere restaurate per questa occasione e finalmente accessibili al pubblico includono creazioni di Georges Rouault, Frank Brangwyn, Veikko Aaltona e István Csók, offrendo ulteriori testimonianze della vivacità e della cura delle raccolte che il Comune di Venezia ha creato per la Galleria d’Arte Moderna sin dalle prime edizioni della Biennale.
Una delle mostre più affascinanti è dedicata alle gouaches realizzate da Chagall per illustrare le Favole di La Fontaine, un ciclo grafico realizzato tra il 1927 e il 1930. Queste opere scatenano la fantasia, l’istinto e la gioia, raccontando l’utopia e l’anti-modernità che caratterizzano l’arte di Chagall, fatta di sentimenti e colori puri, avvolta da un’indefinibile magia che continua ad affascinare critici d’arte e visitatori di ogni generazione.