A Brescia la A+B Gallery lancia un coraggioso segnale di ripartenza inaugurando oggi, 6 giugno, la nuova sede nel centralissimo Corsetto Sant’Agata, e la personale del pittore newyorkese Osamu Kobayashi (1984, Columbia, S.C.) “Floating Heads” (fino al 19 settembre), tra i primi progetti espostivi “fisici” completamente nuovi a essere presentati in Italia dopo il lockdown.
“Floating Heads” presenta la serie di lavori realizzati dall’artista durante la residenza che lo ha visto a Brescia da febbraio a maggio, in un progetto programmato da tempo e per pura casualità avvenuto proprio nei mesi dell’emergenza sanitaria. In quelle settimane la precedente sede della galleria, in via Salvator Rosa, è diventata lo studio dell’artista segnando la transizione tra i due spazi espositivi.
La A+B Gallery, in questo momento, è tra i protagonisti dell’edizione online di Art Bruxelles e della Main Section di Artissima Fondamenta, in attesa di SWAB Barcellona, sempre online.
Dario Bonetta, il gallerista, e Osamu Kobayashi ci hanno raccontato la mostra.
(“Floating Heads” è visitabile oggi, 6 giugno, dalle 11.00 alle 19.00, per un massimo di 10 persone alla volta. Dall’11 giugno l’accesso sarà libero dal giovedì al sabato dalle 15.00 alle 19.00. Per l’accesso alla galleria vanno rispettate le disposizioni legislative in vigore. Per tutte le informazioni vi invitiamo a contattare la galleria.)
DB: «La nuova sede nasce dalla naturale esigenza di ampliare la dimensione dello spazio espositivo, del magazzino e dell’archivio della galleria dopo nove anni di attività . Il programma, una volta a regime e capita quale sarà la situazione nel breve / medio periodo, verrà vivacizzato grazie alla presenza di due sale che potranno essere utilizzate per mostre simultanee, oppure una personale piuttosto estesa. Rinnovare l’esperienza del progetto espositivo è stata una scelta dettata dalla convinzione che l’arte contemporanea, in qualsiasi forma si presenti, è principalmente un dato sensibile, e l’artista ha come materia imprescindibile uno spazio concreto».
DB: «Osamu Kobayashi ha esposto per la prima personale nel 2012, quando la galleria era poco più di 25mq… La sua è una ricerca pittorica che mi ha subito colpito per il rigore e la spontaneità con la quale si sviluppa e si presenta. La sintesi che si ritrova nel suo linguaggio è tra vari fattori: culturali, storici, introspettivi oppure ironici, ed è quanto più mi interessa far emergere con il programma della galleria. In un certo senso Osamu, come anche altri artisti, ha la capacità di coinvolgere molte questioni sulle quali è necessaria una continua interrogazione».
DB: «Attualmente sono in atto Art Bruxelles sulla piattaforma Gallery Viewer e Artissima Fondamenta. Due approcci diversi, vediamo che comportamenti riscontrerò nelle prossime settimane. Unica certezza è la cautela con la quale si devono utilizzare questi strumenti on line, sia per veicolare correttamente i contenuti che per evitare di disperdere energie inutilmente, visto che il lavoro necessario per la loro organizzazione è equivalente a quello consueto per una mostra o fiera, ma poi la fruizione si brucia in pochi secondi».
Quali saranno le mostre o i progetti della galleria per i prossimi mesi?
DB: «Attualmente “Floating Head” di Osamu Kobayashi è visitabile fino a metà settembre, poi sto ancora mettendo a fuoco una intervento collettivo, con gli artisti che collaborano o collaboreranno con la galleria in vario modo. Artbruxelles on line (qui link) dura fino al 15 giugno e presento anche la nuova serie di lavori di Simon Laureyns, esattamente come doveva essere il progetto di stand. Fino al 5 luglio Artissima Fondamenta, una sezione curata dalla direttrice Ilaria Bonacossa (qui l’intervista in cui la Direttrice di Artissima ci ha raccontato Fondamenta), con lavori inediti di Nazzarena Poli Maramotti. Ho ricevuto l’invito a partecipare a SWAB di Barcellona, anche in quel caso on line e presento le sculture di Davide Mancini Zanchi, con il quale stiamo ultimando il catalogo monografico con cura magazine (qui la recensione della sua recente mostra in galleria). Con Bellearti, associazione il cui presidente è Massimo Minini, si sta organizzando una forma espositiva inedita, “Art Drive-In” in un garage di 1500mq, “Art Drive-In Generali. Percorso sotterraneo d’arte contemporanea” per il quale Osamu Kobayashi ha eseguito il suo secondo murales».
OK: «Sono arrivato a Brescia un solo un paio di settimane prima che iniziasse la grande preoccupazione per la minaccia del COVID-19 in Italia e sono tornato a New York due settimane dopo la fine del blocco. Non è facile dire esattamente come è cambiato il mio lavoro in questo periodo, ma l’esperienza mi ha sicuramente fatto vedere il mio lavoro attraverso una nuova lente. Gran parte del mio recente lavoro utilizza una o due grandi pennellate che coprono la maggior parte della superficie della pittura. Le aree esposte rivelano colori vibranti e saturi. Ora lo vedo come una metafora del mio tempo in Italia. I tratti larghi e spessi agiscono come una sorta di velo che ostruisce la vista di ciò che c’è dietro, mentre le aree dai colori vivaci offrono un barlume di sollievo o speranza».
OK: «Il mio lavoro riflette già una certa riverenza verso il design tedesco, quindi il mio interesse in pittura è di liberarmi da quello stampo in modi sottili e sovversivi. Invece di avvicinarmi ai miei dipinti in maniera puramente formalista, aggiungo umorismo o allusione a forme e oggetti riconoscibili. A questo proposito, ho risposto di più agli artisti espressionisti tedeschi che ho visto nei musei lì, in particolare i dipinti di Ernst Ludwig Kirchner e il famigerato Emil Nolde. Accanto alle loro forme ispirate e assurde, il loro lavoro trasforma la figurazione in una direzione di maggiore astrazione, mentre il mio trasforma l’astrazione in un modo più figurativo».
OK: «Ora che sono tornato a New York, mi sto concentrando sul lavoro per una mostra con tre artisti alla Mindy Solomon Gallery di Miami in autunno. Questo mese parteciperò a una mostra collettiva alla Dickinson Gallery di New York. Inoltre, a settembre, parteciperò a una collettiva curata da Edoardo Monti al Mana Contemporary a Jersey City, nel New Jersey».
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