L’arte pugliese è in lutto. Jolanda Spagno (Bari 1967), artista di eccezionale talento, si è spenta all’età di 51 anni (li avrebbe compiuti il prossimo 14 ottobre), dopo una lunga malattia che tenacemente ha combattuto, ma che alla fine ha avuto la meglio. Animo sincero e discreto, detestava la commiserazione e parlava malvolentieri del male che l’affliggeva. Rideva spesso, ma non quando parlava del suo lavoro. Per lei la pittura era un affare molto serio: era la sua vita. Non avrebbe potuto fare altro, e per fortuna non lo ha fatto. Mal tollerava le ingiustizie, combattendole con la tenacia e la consapevolezza di chi si è costruito da solo la propria strada. Il suo lavoro era così, rispecchiava il suo temperamento, delicato e forte insieme. Nei suoi disegni non vi è nessuna sbavatura, nessun compromesso, nessuna imperfezione.
Laureata all’Accademia di Belle Arti di Bari (dove da due anni insegnava Disegno per l’incisione), Jolanda si era conquistato un posto di primo piano nello scenario artistico pugliese, distinguendosi per uno stile immediatamente riconoscibile e assai suggestivo. Innamorata dell’Islanda e delle sue algide atmosfere, era giunta ad elaborare una figurazione chimerica, che lei stessa associava al surrealismo, anzi a “surrealisma” come amava chiamarlo, utilizzando la versione islandese del termine. Un surrealismo più ingannevole che onirico, generato sovrapponendo a disegni di adamantina perfezione (soprattutto alberi e volti) le lenti OLF (Optical Lighting Film), materiale fragile, che trattava con cura estrema, lasciandosi ammaliare dai suoi effetti duplicanti e illusori.
Affermatasi nella sua città fin dagli anni ‘90, ha poi percorso un tracciato eccellente, presentando le sue opere in contesti prestigiosi tra i quali la XIV Quadriennale di Roma, la Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare, la Galleria Nazionale di Cosenza, la Fondazione Bevilacqua la Masa di Venezia, il Palazzo dei Diamanti di Ferrara, la Galleria Nazionale dell’Umbria, la 54° Biennale di Venezia, Padiglione Italia/Puglia. Già vincitrice del Premio Lissone, nel 2014 un suo trittico è stato acquistato dal Ministero degli Esteri ed è entrato a far parte della Collezione d’Arte Contemporanea della Farnesina.
Negli ultimi tempi aveva iniziato a disegnare sulla tela degli orizzonti, bassi e sconfinati, vie di evasione, porte di accesso a un altrove lontano, immaginato, forse auspicato. E proprio un grande orizzonte Jolanda voleva realizzarlo nei prossimi giorni dentro la Casa Rossa di Alberobello, in occasione della sesta edizione di “Apulia Land Art Festival”, dove era stata invitata a partecipare nella sezione “Installazioni ambientali”, a cura di Giuseppe Capparelli. L’idea era quella di riempire parzialmente il volume di tre nicchie consecutive con dei pezzi di carbone simulando la tecnica del muretto a secco. L’insieme avrebbe richiamato l’ergersi di una montagna, mentre la scelta del materiale avrebbe rievocato Kounellis e le comuni origini greche. L’installazione sarebbe stata come il chiudersi di un cerchio tra Puglia e Grecia, terre a lei molto care. Un’opera pensata, progettata e non realizzata che, nella tragedia, bene interpreta il senso di una vita interrotta bruscamente, di un pensiero illuminato e profondo che, nonostante le avversità, nonostante la malattia, nonostante tutto, non ha mai smesso di creare. La malattia l’ha sconfitta, ma la sua ricerca e le sue opere continueranno a esistere, altere e bellissime. (Carmelo Cipriani)