A Trieste dal 4 settembre negli spazi di MLZ Art Dep è aperta al pubblico Neuro_Revolution, la collettiva che presenta gli esiti della residenza artistica ideata e organizzata da AiR Trieste con la curatela di Francesca Lazzarini. Nel percorso artistico sono raccolte le opere dei sei artisti under 35 che hanno partecipato alla residenza: Camilla Alberti, Marco Antelmi, Leonardo Bentini, Luca Marcelli, Orecchie D’Asino e Valerio Veneruso.
Neuro_Revolution si è strutturato in varie tappe, cominciata lo scorso novembre: il percorso è iniziato con due giorni di formazione intensiva, a Trieste, sui temi delle nuove tecnologie; successivamente gli artisti, a coppie, hanno effettuato una residenza di un mese nel capoluogo giuliano, dove hanno seguito un workshop con un artista o curatore di rilievo, incontri con scienziati e neuroscienziati sui temi e le metodologie della ricerca scientifica, visite a laboratori e strutture di ricerca, visite a luoghi d’interesse della città. L’ultima fase del progetto è la mostra negli spazi della galleria MLZ Art Dep, che rimarrà visitabile fino al 16 ottobre 2020.
«Partendo dal concetto di bioipermedia, definito da Giorgio Griziotti come “l’ambiente in cui interagiscono corpi, vite, macchine, reti, codici, dati, flussi, territori e tempo”, Neuro_Revolution propone una riflessione sulle conseguenze che la diffusione capillare delle nuove tecnologie ha sull’essere umano. La costante possibilità di accesso a Internet e la continua esposizione a stimoli provenienti dalla rete hanno radicalmente mutato le modalità di percezione del mondo e di interazione col reale, insieme alla struttura stessa dello spazio-tempo, modificando i comportamenti delle persone e il loro modo di vivere.
Il programma ha affrontato i fenomeni in questione creando delle intersezioni tra pratiche artistiche, teoria critica e ricerca scientifica. Attraverso queste lenti concettuali, l’esperienza delle residenze ruoterà attorno ad alcune domande chiave: come viene modificata la mente umana dalle nuove tecnologie e quali le conseguenze a livello sociale? Come usare le tecnologie in funzione emancipatoria? In che relazione, infine, possono porsi le pratiche artistiche con le metodologie della ricerca scientifica per rispondere a queste domande?», ha ricordato AiR Trieste.
«Il programma di residenze AiR Trieste è attivo dal 2016 e da allora cerco sempre nuovi modi per alimentarlo. Il bando “Per Chi Crea” mi è sembrata un’ottima occasione. Inoltre, nel 2020 Trieste avrebbe ospitato ESOF, una manifestazione europea su scienza e tecnologia, e il tema era già nelle mie corde. Avevo da poco letto Neurocapitalismo di Giorgio Griziotti e desideravo trovare un modo per collaborare. Mi interessa molto l’idea di far interagire campi di sapere diversi».
«Attraverso una open call. Oltre a me, la giuria ha incluso Claudia Löffelholz per la Scuola di alta formazione FMAV e Marco Scotini per NABA (istituzioni partner del progetto), Marco Lorenzetti di MLZ Art Dep e Gaia Tedone, curatrice e ricercatrice all’Università di Lucerna. Ancor più che per la qualità dei precedenti lavori, gli artisti sono stati selezionati per la promessa, percepibile dalle application, di far ricerca in modo attivo, mettendosi in gioco senza riserve. E questa promessa l’hanno mantenuta».
«Tutte le opere toccano temi urgenti, come l’identità e il futuro dei lavoratori della gig economy affrontati da Leonardo Bentini; il valore dell’incontro e dello scambio in tempi di social network che emerge dall’opera partecipativa di Orecchie D’Asino; le prospettive catastrofiche legate all’uso spregiudicato di cloud computing e data center nell’economia neoliberista, immaginate nel film sci-fi di Marco Antelmi; il voyeurismo e la frustrazione che accompagnano l’accesso ai contenuti online nell’esperienza VR di Valerio Veneruso.
Forse, le ricerche che pongono gli interrogativi più aperti sul futuro sono quelle di Camilla Alberti e Luca Marcelli: la prima si chiede se il mondo vegetale possa offrire un modello alternativo, antigerarchico e non antropocentrico per recuperare l’utopia libertaria che Internet recava con sé agli albori; il secondo si interroga sulle conseguenze del bombardamento di info-stimoli a cui siamo sottoposti: può la nostra mente affrontare il caos trovando nuove modalità di sintonizzazione, piuttosto che soccombergli? Quali nuove forme di soggettività emergeranno?».
«Sarebbe bello. Il progetto ha funzionato molto bene. Al di là della mostra, della quale sono davvero soddisfatta, ha generato una serie di valori aggiunti in termini di conoscenze, relazioni, curiosità. Ad esempio, di recente abbiamo deciso di realizzare un glossario nel quale rivisitiamo, in chiave umana, termini afferenti all’ambito tecnologico. Nel frattempo, a ottobre (pandemia permettendo) arriverà l’artista Eva Schlögl, per una residenza di due mesi in collaborazione col Dipartimento Cultura del Land Steiermark».
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