A Milano da oggi, 17 novembre, al 27 novembre MyOwnGallery, in via Tortona, ospita la prima personale milanese di Aldo Pallanza, dal titolo “Al femminile”, a cura di Fortunato D’Amico, «che celebra e riscopre, in occasione del centenario dalla sua nascita, la maestria di un artista originale e straordinario che ha portato nel mondo l’eccellenza italiana dell’industria artigiana calzaturiera», ha anticipato la galleria .
«Nato nel 1922 in una famiglia di calzolai a Vigevano, – ha proseguito – già da bambino Pallanza mostra un grande talento per il disegno e, in generale, per i lavori artistici. Nelle vacanze estive aiuta i decoratori locali dai quali acquisisce le tecniche e le capacità lavorative. Si diploma con il professor Luigi Barni, all’Istituto Arti e Mestieri Roncalli vincendo anche un premio, che gli avrebbe garantito l’accesso all’Accademia di Brera che però non frequenta perché il padre gli impone di iniziare a lavorare nell’azienda di famiglia. In breve, diventa un apprezzatissimo “designer” della calzatura, anche se nell’Italia di allora alla sua professione si attribuiva il titolo di “modellista”. Per decenni lavora con passione alla creazione di scarpe che verranno indossate da migliaia di donne in tutto il mondo, tra queste l’icona della bellezza italiana, Sophia Loren».
«Fin dai primi anni di attività , già agli inizi del dopoguerra, Pallanza dimostra le sue ampie capacità espressive e di rappresentazione mettendo a disposizione dell’industria calzaturiera la sua inventiva, la sua abilità tecnica, la sua continua ricerca di soluzioni originali che hanno portato un grande contributo alla promozione del prodotto Made in Italy nel mondo. Un inventore di moda che ha lasciato un’impronta estetica influenzando gli stili di vita e i prodotti di altri settori produttivi, dai tessuti, alle tappezzerie, ad altri capi di abbigliamento. La sua creatività era sempre ispirata, al punto da inventare, oltre ai modelli di calzatura, tessuti e simil-pellami utilizzati per il loro ornamento, elaborati in modo originale, ottenuti da un’attenta e particolare lavorazione dei materiali».
«Aldo Pallanza non era solo un disegnatore di stile ma un tecnico completo, chiamato a sviluppare il progetto di industrializzazione del prodotto in tutta la sua filiera, anche quella di programmatore dei macchinari e delle attività lavorative. Insomma, era un vero designer a disposizione dell’industria dell’abbigliamento femminile con il compito di trasformare la scarpa in un accessorio prezioso e fondamentale nello stile di una donna».
«L’esposizione milanese vuole essere un tributo alla sua capacità artistica e alla sua profonda ricerca sperimentale: in mostra oltre quaranta opere che ripercorrono il percorso di crescita di Pallanza, da progettista di calzature di lusso a progettista di arte astratta con l’utilizzo di tecniche e materiali originali e mai prima ad ora utilizzati nell’arte».
«Opere scultoree più che quadri pittorici che evidenziano le sue fini qualità di “progettista di arte”, suddivise in cicli che il curatore Fortunato D’Amico ha individuato in una produzione vasta e articolata dal 1946 al 2013: la città , il fantastico, il mito, la luce, la natura, l’astrattismo geometrico e materico, la pittura tridimensionale. A queste si aggiunge un’attenzione particolare dedicata al femminile che entra con vigore nell’arte di Pallanza a partire dagli anni Novanta: è la stessa donna elegante e sfuggente per la quale inventa raffinate calzature, quella che appare e scompare nelle sue opere pittoriche. Un essere delicato, misterioso e inarrivabile, simbolo della sua personale ricerca della bellezza e dell’armonia.
Le sue figure femminili sono, al passo con i cambiamenti culturali in atto nel mondo contemporaneo, sensibili ad una lettura sulla condizione della donna e del suo ruolo nella società moderna, periodicamente segnalata lungo il percorso che negli anni accompagna l’evoluzione politica e giuridica dei popoli».
«Centrali e ricorrenti nelle sue opere la sua città natale, Vigevano, la luce, l’universo femminile dal quale estrapola “l’anima del sentire” e dell’emozione che lo accompagna in tutta la sua lunga vita artistica. L’agilità e la spontaneità del tratto, il rispetto delle proporzioni e delle prospettive, le associazioni cromatiche, la capacità di creare immagini dalla sua memoria visiva sono i tratti distintivi delle sue opere scultoree. Nelle opere esposte in mostra e dedicate a Vigevano, Pallanza evidenzia le sue grandi capacità di controllo dello spazio architettonico e degli equilibri dei colori, dei pesi visivi e dei profili che danno vita e volto ai luoghi della sua città . Con maestria intreccia nella stessa opera temi diversi: dalla Città al Fantastico, dalla Luce al Mito».
«Il Fantastico e il mito attraversano le opere di Pallanza dalla fine degli anni ’80. La Torre del Bramante si trasforma in un’architettura orientaleggiante e la fitta pavimentazione della piazza in una maglia di fogliame colorato. E, ancora, volatili pavoneggianti diventano protagonisti ironici di una kermesse in cui assumono le sembianze allegoriche di politici italiani attivi nei decenni di fine millennio. Il Mito, inteso come richiamo al passato è per Pallanza il presupposto per segnalare la decadenza etica del suo tempo, tormentato da due guerre mondiali e dall’esplosione, in seguito, del consumismo che ha alterato in modo irreversibile la scala dei valori nella quale credeva l’artista».
«La Luce è un altro elemento importantissimo per l’artista: nelle sue opere la luce acquista materialità , è un fluido in costante movimento tra i tessuti e le loro aperture. La Natura è indagata attraverso un’ottica di osservazione minuziosa con segni e colori che restituiscono una rappresentazione artistica trasbordante di dettagli».
«L’astrattismo geometrico e materico presente in numerose opere è un richiamo al mondo della decorazione applicata alla produzione industriale, con forme generate per dare identità e consistenza ai supporti utilizzati per le lavorazioni della scarpa, come pelli, tessuti, plastiche. La pittura tridimensionale è sperimentata dall’artista negli ultimi anni della sua attività artistica: la trasfigurazione del quadro avviene per più piani di lettura con metamorfosi e nuovi equilibri geometrici che “tradiscono” l’ideale astratto per trasformarsi in una nuova forma d’arte».
«Nasce nel 1922 a Vigevano, dove frequenta la Scuola di Disegno e Decorazione presso l’Istituto Roncalli con Luigi Barni. Designer calzaturiero di successo, affianca al lavoro la grande passione per la pittura, per lungo tempo figurativa e in seguito, dalla seconda metà degli anni Ottanta fino alle ultime produzioni del 2014, a carattere astratto-figurativo. Il graduale allontanamento dall’attività professionale coincide con un rinnovato impegno nel settore artistico. Non esita a rivisitare le opere del passato, di vari periodi, per dare loro nuova originalità con slancio creativo. Nel 1989 la partecipazione al primo concorso, a Vigevano, cui seguono numerose mostre collettive. Tra le personali si ricordano, a metà anni Novanta, quelle alla Galleria Sincron di Brescia, l’antologica di Palazzo Roncalli a Vigevano nel 1996 e altre ad Abbiategrasso, Mortara, Corbetta, Milano. Nel 2006, la personale ospitata nella Sala dell’Affresco del Castello di Vigevano. Sue opere sono esposte allo Sharjah Art Museum (Emirati Arabi), al MoMa di New York e alla Galleria Graphica di Caracas. Pallanza muore a Tromello nel 2017».
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