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Al MASI Museo d’arte della Svizzera italiana di Lugano inaugura oggi, 5 settembre, la personale di PAM Paolo Mazzuchelli (1954, Lugano) “Tra le ciglia”, a cura di Cristina Sonderegger, con circa cento opere, prevalentemente di grande formato, realizzate dall’artista a partire dagli anni Settanta ad oggi, con olii su tela, disegni a carboncino o china e incisioni.
La mostra, che sarà aperta fino al 28 marzo, è allestita negli spazi del LAC, dove è presente anche la grande installazione dedicata al progetto fotografico di Lois Hechenblaikner “Ischgl and more. A pop-up project(ion)” (fino al 4 ottobre) e in cui dal 19 settembre sarà visitabile la retrospettiva dedicata a Hans Josephsohn (Königsberg, 1920 – Zurigo, 2012) nel centenario della sua nascita.
Nello spazio dedicato alla Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, accanto alla sede principale del MASI, dal 19 settembre sarà presenterà la collettiva “What’s New?” con opere di recente acquisizione di maestri affermati, affiancate a lavori di giovani protagonisti della scena artistica internazionale, tra cui Franz West, Niele Toroni, Nathlie Provosty, Henrik Olesen e Luisa Lambri.
Nella sede MASI di Palazzo Reali fino al 20 settembre prosegue, inoltre, la mostra dedicata alle fotografie del duo Shunk-Kender “L’arte attraverso l’obiettivo (1957-1983)” (qui potete trovare l’intervista in cui il Direttore del MASI, Tobia Bezzola, ci ha raccontato la mostra), e dal 25 settembre sarà allestito il progetto di Gabriela Maria Müller “Anima naturae. Premio Artista Bally dell’anno 2019“.
“Tra le ciglia”
Realizzata in stretta collaborazione con l’artista, la mostra al MASI “Tra le ciglia” «ripercorre le varie fasi della sua creazione artistica, attraverso un centinaio di opere, tra cui il monumentale ciclo Lettere dall’Europa con cui Mazzuchelli si è aggiudicato la Borsa federale delle belle arti».
«L’allestimento non segue un ordine cronologico e si sviluppa in nuclei di lavori accomunati da tematiche e soggetti ricorrenti. Tra questi, emergono elementi legati al mondo vegetale, i paesaggi visionari e apocalittici e la figura umana. La mostra evidenzia, inoltre, le varie tecniche utilizzate dall’artista e in particolare le tecniche miste su tela e carta, il carbone e la china su carta, nonché le diverse tecniche di incisione».
«Nato negli anni Cinquanta, Mazzuchelli è tra gli artisti ticinesi più rappresentativi della sua generazione. Osservatore attento del panorama contemporaneo, matura il suo percorso artistico in Ticino, dove sceglie di vivere e lavorare mantenendo rapporti vivaci di scambio artistico con altre realtà, in modo particolare con la Svizzera d’Oltralpe e l’Italia. Pittore segnico e di materia spessa ai suoi esordi, è un artista di ascendenza surrealista, espressionista e informale, il cui lavoro deve molto alla Beat generation, all’arte psichedelica e alla letteratura underground»,si legge nel comunicato stampa.
Il percorso espositivo
«Il percorso espositivo si apre con un’opera riconducibile agli esordi, Quello che rimane dell’infanzia (1976- 1977), dove l’artista, mediante un taglio prospettico audace e una pennellata vibrante, raffigura alcuni giocattoli abbandonati sopra un armadio.
La mostra prosegue con una serie di lavori cruciali nel percorso artistico di Mazzuchelli: Rinoceronte (1990 ca.) e Lophophora Williamsi (1990-1991), entrambi realizzati a partire da un’impronta del corpo sulla carta con successivo intervento da parte dell’artista. Le due opere testimoniano sia la dimensione performativa del lavoro dei primi anni Novanta che l’inserimento della scrittura all’interno dell’immagine, due aspetti che diventeranno una costante nelle scelte espressive successive dell’artista.
Carta geografica (1991) è invece realizzata a china con innumerevoli gradazioni di nero – colore che dominerà la ricerca dell’artista per oltre un decennio – e compone una oscura mappa. Completano la prima sala una serie di opere astratte della metà degli anni Ottanta, Perché non da Z (1996- 1997), opera articolata da una sequenza di riquadri che ricordano la struttura del fumetto tradizionale, e soprattutto Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? (2002), omaggio a Goya e Gauguin, una delle stampe policrome monumentali, tecnica attraverso cui Mazzuchelli si riappropria del colore», ha spiegato il museo.
La parte centrale della mostra è introdotta da una sezione contraddistinta proprio da stampe dalla cromia vivace di grande formato: Lamera (2002) e Stele delle ciliegie (2002), a fanno eco alla quasi “psichedelica” Battilamera (1996/2015), che si incontra successivamente nel percorso. Delicate incisioni di piccolo formato caratterizzano la serie Novantanove haiku (2007), in cui Mazzuchelli compone un proprio bestiario ed erbario. Questa parte dell’esposizione è dominata dai grandi disegni a carboncino del ciclo dedicato all’attivista brasiliano Chico Mendes con cui Paolo Mazzuchelli si aggiudicò la Borsa federale delle belle arti nel 1993, per il secondo anno consecutivo. In una sorta di viaggio nella profondità oscura dell’inconscio, vengono qui rappresentati mondi visionari e scenari apocalittici popolati da figure e paesaggi fantastici. Il dittico Vomir charognes (2014) documenta il ritorno alla rappresentazione dell’anatomia umana tramite una figurazione caustica, di denuncia e che contraddistingue la ricerca artistica degli ultimi cinque ann,i così come la parte finale dell’allestimento della mostra.
Un’estetica apparentemente più conciliante, legata alle meraviglie e ai misteri della natura – tema ricorrente nelle opere a partire dal 1992 – trova sfogo nella serie Giardini immaginari (2013) e in Naga e Hiro (2008) il cui titolo riconduce a momenti oscuri della storia del XX secolo.
Il ciclo Ancora una stagione per riflettere (2018/2019) riunisce invece le realizzazioni a stampa più recenti dell’artista: una serie di omaggi agli amici scomparsi.
Concludono il percorso espositivo una cinquantina di disegni di diverso formato dove, tramite corpi mozzati e innaturalmente contorti, l’artista denuncia la violenza che contraddistingue in varie forme la nostra società, gettando uno sguardo sul mondo contemporaneo», ha proseguito l’istituzione.