-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
A Londra, alla Yamamoto Keiko Rochaix Gallery, lo scorso 5 marzo è stata inaugurata la personale di Alessandro Roma (1977, Milano) “The Eye Of The Inner Leaf”, con quattro wall painting a tutta parete, tre sculture e una serie di dieci opere su carta (fino al 30 aprile).
Cesare Pavese
A ispirare Alessandro Roma per le opere esposte a Londra, ha spiegato la galleria, il concetto di “selvaggio” in Cesare Pavese, che in mostra si è tradotto in un viaggio allegorico nella natura è in se stessi.
Lo scritto in questione è tratto da Il mestiere di vivere e datato 1 settembre 1944:
«La natura impassibile è forse semplicemente un complesso di riti da noi superati, la più antica delle superstizioni con cui l’universo tentò di giustificarsi.
Essa fu tale per l’istinto, che si fondò sulle sue leggi e ne trasse ragione di vita.
Poi, con l’avvento dello spirito la natura divenne arbitrio, volontà divina e i riti vi s’informarono.
Ora è tornata legge, meccanismo ‒ ecco perché l’istinto riemerge e il vero rito dei tempi razionalistici è l’arte (= il rituale dell’inconscio istintivo)».
Il percorso espositivo
«Un’allegoria del selvaggio.
Una foglia e un occhio, quello interiore, per tornare alla terra, farsi radice e riscoprirsi di nuovo natura: “The Eye Of The Inner Leaf” di Alessandro Roma è un viaggio allegorico nelle profondità dell’inconscio, una celebrazione dell’istinto che, attraverso il gesto pittorico, si trasforma in una visione pura del selvaggio che abita in noi.
Dalle pitture murali ai lavori su carta, lo sguardo si perde in una selva di forme primordiali dove ogni singolo elemento raffigurato si contrappone all’altro con una forza espressiva che gli è propria a testimonianza che, in natura, tutto ha ragion d’essere. Custodi di quest’ordine le tre sculture della serie My Head Inside The Nature (2019), divinità silvane, dall’aspetto fitomorfo e dai poteri apotropaici, che rimandano a un tempo lontano, in cui uomo e natura vivevano in totale simbiosi. Così è per l’inconscio, dove istinti e desideri arcaici convivono originando uno stato di pre- conoscenza di noi stessi e della realtà.
La strada segnata da questa mostra è dunque quella del ritorno al selvaggio e a una dimensione mitica, irrazionale e senza tempo quanto la spiegazione magica del mondo», si legge nel comunicato stampa.