Categorie: Opening

Alves, arte come impegno civile

di - 3 Luglio 2018
Anche oggi parliamo di Brasile. E dopo l’opening della collettiva al PAC di Milano, questa volta è il turno di quello partenopeo della personale di Maria Thereza Alves (San Paolo, 1961), presso la blasonata galleria Alfonso Artiaco.
Mi sono imbattuto recentemente in un pregevole lavoro della Alves. Quello realizzato per Manifesta 12 ed esposto a Palermo a Palazzo Butera. Certamente una location fagocitante anche per l’installazione “Una proposta di sincretismo (questa volta senza genocidio)” del 2018. Eppure, sotto il soffitto affrescato e squarciato dall’empietà umana che ne voleva fare un lucernaio, brillano comunque le piastrelle che l’artista sudamericana ha acquistato sulle bancarelle di piazza Marina, sempre nel capoluogo siciliano. Piastrelle che riproducono esotici pappagalli brasiliani, un motivo ornamentale ben noto a Palermo con il nome di “uccelli del paradiso”, ricorrente sulle targhe che celebravano l’inaugurazione di una prestigiosa magione o di un nuovo maniero. Il pappagallo è un animale dall’interessante simbologia – e la Alves lo sa bene – alludendo a un uccello capace di scappare dalla cattività a cui è stato costretto senza mai aver commesso alcun crimine. Ma il gioco di metafore e allusioni ordito dall’artista prosegue con l’inserimento di ulteriori motivi ornamentali che corrono sulle piastrelle. Vale a dire fichi d’india e agavi del Messico, pomodori e patate delle Ande, che connotano ormai da secoli sia il paesaggio sia la buona tavola siciliana. Prova di un “paesaggio globale”, di una “gastronomia globale”, prova generale di un sincretismo riuscito che, questa volta, non è l’esito di qualche cruento genocidio.
Da Alfonso Artiaco, questa sera la Alves riserva al pubblico un mix di linguaggi, dalla video art, all’installazione, passando attraverso la pittura, ai lavori su carta e la scultura. Ma il focus è sempre concentrato sui fenomeni sociali e culturali che si sviluppano a partire dalle interazioni dell’artista con gli ambienti fisici e sociali. La mostra si apre nella prima stanza con la serie su carta “Unrejected Wild Flora”, dedicata a una riflessione sulle “erbacce”. Piante che spesso vengono deliberatamente sradicate e gettate via: un gesto che l’artista spera non entri mai a far parte di ciò che gli umani potrebbero definire “naturale”. Per esorcizzare questa visione, le raccoglie e le ricopre con della pittura e, attraverso un’azione performativa, registra la loro essenza sulla carta, cristallizzandone la forma e donandole una sorta di vita eterna. Nella sala successiva si palesa allo sguardo una serie di sculture intitolate “Venxen ke ve”. Opere in bronzo che non sono state scavate dalla Alves, ma trovate come forme a priori già esistenti nello suo studio, alle quali dare poi una nuova forma di vita. Non è il caso di svelare ulteriormente, in questa anteprima, il progetto espositivo da Artiaco. Se non con un’incursione nell’ultima stanza della galleria. Perché qui è collocata l’opera che dà il titolo alla mostra, cioè il video girato lungo le coste del Senegal, Time, Trade and Surplus Value. Un ammasso di indumenti galleggianti in mare che sembrano assumere le sembianze di un corpo umano attende lo sguardo dei visitatori. L’effetto déjà-vu con i cadaveri che, giorno dopo giorno, stanno trasformando il Mediterraneo in una gigantesca tomba è assicurato. (Cesare Biasini Selvaggi)
In alto: Maria Thereza Alves – Urban Rituals 1987- in corso – stampa a getto d’inchiostro su carta baritata 310gr Hahnemühle, montata su pannello di legno dipinto – cm 40 x  60 – Courtesy Galleria Alfonso Artiaco, Napoli (dettaglio)
In homepage: Maria Thereza Alves – Urban Floral Concrescent: Liverpool – 2004  – c-print – cm 99,8 x 149,8 – Courtesy Galleria Alfonso Artiaco, Napoli
INFO
Opening: ore 19.30
Maria Thereza Alves: Time, Trade and Surplus Value
dal 4 luglio al 7 settembre 2018
ALFONSO ARTIACO
piazzetta Nilo 7, Napoli
orari: martedì-sabato, 10.00-19.00
tel +39 081 4976072 fax +39 081 19360164
info@alfonsoartiaco.com

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