04 luglio 2020

Andrea Bianconi e la poltrona su Cima Carega, a 2259 metri

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Il 5 luglio "Spedizione Cime Carega" porterà una delle poltrone del progetto di Andrea Bianconi "Sit Down To Have An Idea" sulla più alta vetta delle Piccole Dolomiti, Cima Carega, nelle Prealpi venete. L'artista ci ha raccontato il progetto

Andrea Bianconi, Sit Down and Have an Idea, 2020, courtesy l'artista

Che sia nel centro di Bologna oppure sulla vetta di una montagna, l’importante è sedersi. Prendersi cioè il giusto tempo per osservare, pensare e, magari, farsi venire un’idea. Andrea Bianconi poi l’ha interpretata non solo in senso metaforico ma anche letterale, visto che domenica, 5 luglio, porterà una delle sue sedie fino a 2259 metri, sulla Cima Carega, il punto più alto del massiccio delle Piccole Dolomiti, nelle Prealpi venete.

Domani si svolgerà la nuova performance di Andrea Bianconi,Spedizione Cima Carega”, a cura di Giuseppe Frangi, collaborazione di Casa Testori, Fondazione Coppola e i runner del Durona Team. L’escursione ad alta quota, terza e ultima fase del progetto “Sit Down To Have An Idea”, ha l’intento di donare fondi per la ricerca contro la fibrosi cistica.

Le sedie da idea di Andrea Bianconi, e, domani, la camminata verso la vetta

“Spedizione Cima Carega”, in collaborazione con casa Testori e Fondazione Coppola, è la terza tappa di è “Sit Down To Have An Idea”, progetto che abbiamo visto anche a Bologna, a cura di Alice Zannoni, a gennaio 2020, durante la Art week. In quella occasione, una delle 24 sedie diffuse da Andrea Bianconi in luoghi diversi della città fu anche trafugata nottetempo.

Alle 8.00 di domani l’artista, i runner e il pubblico che vorrà seguire l’impresa partiranno dal Rifugio Revolto, a 1.336 metri di altitudine, per arrivare, alle 11.00, sulla Cima Carega, a 2259 metri sul livello del mare.
Una volta giunti alla meta la poltrona sarà posizionata sulla vetta e lasciata lì in modo permanete a disposizione di chi voglia sedersi e ammirare la vista, che spazia su Trentino – Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia.

Seduti alla meta della Cima Carega, per la ricerca

In ogni caso, il progetto coinvolgerà, oltre all’artista, anche un gruppo di runner che, a turni di 10 minuti, porteranno in spalla la poltrona partendo dal Rifugio Revolto (1.336 metri) per arrivare alla Cima Carega a 2259 metri (con un dislivello di 1000 metri). La spedizione è possibile grazie alla collaborazione dei runner di Durona Team che ha ideato la Durona Trail, una gara estrema che, dalla valle del Chiampo arriva alle piccole Dolomiti e il Parco Naturale della Lessinia, con un dislivello di 2800 metri.

E la gara sarà anche di solidarietà. Il giorno della risalita alla Cima Carega, saranno messe in vendita delle bandane d’autore realizzate da Bianconi con la scritta “Sit down to have an idea”, il cui ricavato sarà interamente devoluto alla FFC – Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica, che da anni si occupa di curare la malattia genetica grava più diffusa in Italia.

«Il progetto – terzo atto di “Sit down to have an idea”, dopo Bologna Arte Fiera e l’esposizione al Teatro Duse di Bologna – nasce dal pensiero meditato durante il lockdown: la ricerca della libertà negata, ma tanto ambita, il desiderio di fuggire dalle quattro pareti di casa e andare su, su per poter ammirare il mondo dall’alto», spiegano gli organizzatori.

«È un paesaggio fisico che probabilmente è diventato anche paesaggio mentale: possiamo immaginare che nei sogni notturni di Bianconi bambino quella montagna sia stato teatro di chissà quali avventure. Dato che un artista poco o tanto resta sempre bambino, i sogni di Andrea oggi non sono molto diversi. E tra i sogni c’è stato forse anche quello di fare della montagna un prolungamento dei propri spazi abituali…Ora ha immaginato questo upgrade: portare in alto la poltrona come si trattasse di un rito celebrativo. Consegnarla allo spazio rarefatto della montagna perché la custodisca e lei, da lassù, possa irradiare l’aria sottostante con le sue emissioni generose e positive», racconta Giuseppe Frangi, autore del testo critico.

Una veduta del Gruppo Carega, con Cima Carega, courtesy Andrea Bianconi

Andrea Bianconi ci ha raccontato il progetto

Come è nato il progetto?

«La Poltrona delle idee è nata anni fa. Ero alla ricerca ossessiva di un’idea, nel mio studio avevo una poltrona, girando e rigirando, avanti e indietro, ad un tratto ho scritto sulla poltrona Sit Down To Have An Idea. Nel periodo seguente  vedevo che le persone che venivano a trovarmi volevano sedersi sulla poltrona. Ho voluto quindi farla interagire con luoghi e spazi, così è nato il progetto di Bologna, dove ho invaso la città, dal Teatro Duse, a Fico, dal Voltone del Podestà a una scuola, dalla libreria Feltrinelli al ristorante Pappagallo. Durante il lockdown ero al telefono con un mio amico e, ad un tratto gli dissi…mi piacerebbe portare la poltrona su una vetta, e lui mi rispose, …mettila sul Carega. L’idea è nata così, grazie alla poltrona delle idee. Durante il periodo di chiusura l’unica libertà che avevo era l’immaginazione, quindi ho immaginato tantissimo, soprattutto ho immaginato la poltrona sulla cima di una montagna».

Andrea Bianonci, courtesy l’artista
Che cosa succederà domani, 5 luglio?

«Il 5 luglio succederà qualcosa di magico. Ho “arruolato” dei corridori della Durona Team, corridori che fanno queste imprese pazzesche di corsa tra le montagne, e porteranno la poltrona sulle spalle, a turno di dieci minuti, dal Rifugio Revolto fino a Cima Carega, tre ore di cammino con 1000 metri di dislivello. Una volta arrivati alla cima la poseranno. Chiunque potrà sedersi su questa poltrona delle idee, chiunque potrà vedere le cose da un altro punto di vista. Le idee sono ossigeno e l’ossigeno sono le idee. Una sorta di cammino liturgico verso la vetta».

Come si colloca questo progetto nella tua ricerca?

«Amo contaminare e invadere sensibilmente gli spazi. Con il lockdown ho scoperto, o meglio, ho trovato l’immaginazione, l’unica forma di libertà a disposizione. Ho sempre visto l’arte come un fuori, mai come un dentro, l’ho sempre vista come un’uscita, mai come un entrata. Ho sempre cercato di fare performance unendomi allo spazio e al tempo. Il fuori è stato sempre dominante nel mio lavoro e nel mio percorso. Persino quando ho fatto la performance con le detenute nel carcere di San Vittore, la performance era una inno alla libertà. L’arte oggi deve aprirsi allo spazio e al tempo per non implodere e autcelebrarsi. Oggi l’arte è fuori. E mi trovo in perfetta sintonia con quanto affermato recentemente in un’intervista da Cecilia Alemani: «Sogno l’arte all’aria aperta». Ecco questo era anche un mio sogno che ora si avvera».

Che peso assume l’aspetto performativo, a cui partecipano anche i runner?

«I runner sono complici.  I runner della Durona team sono artefici, portatori, trasportatori. Ogni dieci minuti di salita si passeranno la poltrona, sarà un passaggio di consegne, un passaggio di testimone. I runner sono sherpa, i runner sono la possibilità di realizzazione della performance. I runner sono la fatica e il desiderio, la sfida e la conquista, la stessa sfida e conquista, desiderio e volontà che anima ogni mio progetto. Per me è fondamentale quando l’arte unisce mondi. I runner stanno interagendo con l’arte. L’arte deve essere apertura verso mondi, non chiusura. I runner consapevolmente, ma anche inconsapevolmente, stanno aprendo modi e mondi verso la vetta».

Inizialmente è nato un piccolo malinteso perché sono stati sollevati dei timori in merito al rispetto dell’ambiente di questa operazione, ma è stato tutto chiarito. Puoi spiegarci di cosa si è trattato?

«La polemica è rientrata, noi avevamo previsto tutto nel pieno rispetto delle norme e della natura e le istituzioni hanno capito. Sono molto sensibile e attento alla causa ambientalista tanto che nel 2018, al 48mo World Economic Forum di Davos, su invito di Future of Humanity, un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro, sono stato chiamato per mettere in scena la performance Voice to the Nature, con lo scopo di mostrare ai leader del mondo l’urgenza di agire per il benessere del pianeta. Con lo slogan: “Non mancano più cinque minuti alle dodici, sono le dodici adesso” e tante sveglie che suonavano davanti ai grandi della terra, ho cercato di risvegliare la consapevolezza globale sull’ecocidio, sui cambiamenti climatici e sulla responsabilità».

Quali progetti espositivi/partecipazioni hai in programma per i prossimi mesi?

«A breve verrà presentato il Diario di un pre-carcerato, il diario che ho scritto durante i 15 giorni precedenti la performance di San Vittore, a cura di Giuseppe Frangi e pubblicato da Silvana Editoriale. Nel frattempo altre poltrone invaderanno e interagiranno con luoghi del Sud Italia, tra cui la Puglia, la Calabria e la Sicilia. Dalle montagne al mare dunque, sarà un’estate all’insegna della libertà di luoghi e di idee».

2 Commenti

  1. Esprimo la più profonda gratitudine al Comune di Ala, alla SAT di Ala e alla Sez. Cesare Battisti del CAI di Verona per aver fatto rimuovere lo scempio della poltrona a Cima Carega. Grazie di cuore. All’artista Andrea Bianconi, che dice di amare la Natura, ricordo solo che per gustare la bellezza della Natura è necessario che la lasciamo il più possibile così com’è. Meno interveniamo nel mondo naturale e più ne preserviamo la segreta bellezza. Provare per credere.

  2. Gentile Sig. Brutti,
    non c’è stato nessuno scempio, ma al contrario la volontà di voler unire arte e natura. Spedizione Cima Carega indicava una direzione e una missione compiuta con persone che amano moltissimo quei luoghi rispettandoli e valorizzandoli. La poltrona dell’artista sarebbe rimasta, sin dal mio progetto originale, al Rifugio Fraccaroli dove da domenica è custodita e a disposizione dei visitatori e amanti della montagna che lì si recheranno. Il Comune e la SAT hanno ben compreso le nostre intenzioni e dunque la spedizione si è svolta con la loro autorizzazione, in totale armonia con i luoghi e le persone che, proprio grazie a questa occasione, hanno potuto scoprire un paesaggio straordinario del nostro Paese.

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