-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
A Milano, negli spazi di Vistamarestudio, inaugura oggi, 4 febbraio, la prima personale di Anna Franceschini (1979, Pavia) in galleria “Did you know you have a broken glass in the window?“, in cui l’artista «continua la sua indagine sul potenziale narrativo del display e sull’idea della vetrina come dispositivo para-cinematografico».
«Il titolo della mostra trae spunto da un aneddoto di Tiffany’s, dove un cliente scambiò una vetrina con un bicchiere rotto per un danno passato inosservato. L’allestimento visionario era stato realizzato da Gene Moore, storico art director del marchio dagli anni ’50 agli anni ’90, le cui vetrine fanno parte delle raccolte dello Smithsonian Institution», ha spiegato Vistamarestudio.
Anna Franceschini ci ha raccontato la sua ricerca e la mostra.
Come è nata la personale a Vistamarestudio? Come si colloca nella tua ricerca il potenziale narrativo del display e l’idea della vetrina come dispositivo para-cinematografico?
«La personale nasce dall’incrociarsi di una ricerca visiva e teorica.
Mi occupo di cinema in teoria e in pratica da quasi vent’anni. Questa frequentazione mi ha permesso di riflettere per lungo tempo sul significato di “inquadrare”. E da lì forse che nascono i primi pensieri su che cosa è un display. In maniera molto immediata e istintiva all’inizio, poi sempre più articolata.
Un film prima di tutto è l’insieme di una, poche o molte inquadrature. È nel quadro che si gioca la prima partita con il senso. Poi arrivano le concatenazioni. E nel quadro c’è movimento. Anche se si tratta di un quadro statico. C’è la tensione con il fuoricampo per esempio. I rapporti di superficie e profondità. Questo credo sia il cinema. Una continua tensione, che crea movimento.
Più studiavo e praticavo il cinema più mi interessava quello che gli stava intorno. I fenomeni ottici, gli automi, le macchine espressive, i diorami, i panorami ottocenteschi, il teatro meccanico modernista. Fino ad arrivare a comprendere che la città stessa è una grande macchina ottica. E spesso i suoi dispositivi mobili, di visione, sono i luoghi del consumo. Dal Crystal Palace allo shopping mall contemporaneo. Dai passages parigini di Benjamin ai grandi mercati. La vetrina è la cellula primaria di questo grande montaggio che è ‘il tessuto urbano’».
In mostra ci saranno il tuo nuovo film e delle fotografie inedite. Come si articola il percorso espositivo?
«Il film si appropria del modo di fare del set decorator. Del cosiddetto “trimmer”, il vetrinista. E monta, smonta, fa e disfa continui display per una merce non in vendita, per una commodity che non c’è più. E così le fotografie: prove di allestimento per un negozio immaginario, dove non c’è più nulla in vendita, ma dove il contesto è la merce in vendita. Dove si vorrebbe entrare e vivere, piuttosto.
Vorrei che la mostra fosse un momento di riflessione sulla costruzione del desiderio, un’attenzione alle dinamiche che ci rendono consumatori sofisticati, esperti, esigenti».
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
«Il mio progetto ora è quello di terminare i miei studi dottorali alla IULM scrivendo una tesi proprio sulle vetrine e il cinema. E continuare a esplorare il significato del mettere in scena, del mettere in display».
Anna Franceschini
“Did you know you have a broken glass in the window?”
Dal 4 febbraio al 21 marzo 2020
Vistamarestudio
Viale Vittorio Veneto 30, Milano
Opening: 4 febbraio 2020, dalle 19.00 alle 21.00
Orari mostra: dal martedì al sabato, dalle 10.00 alle 19.00
www.vistamarestudio.com