Categorie: Opening

Arrivabene: arte alchemica e visionaria

di - 9 Settembre 2017
Questa volta più che un’anticipazione della mostra, vorrei tentare di scriverne alcune avvertenze al pubblico per la sua visita. In una sintesi da bugiardino. Qui ci troviamo di fronte a un grande pittore, consolidato e consacrato. Classe 1967. È un alchimista dei nostri giorni. Antico e sapiente nella tecnica, con il suo recupero della tempera all’uovo e l’impiego di colori preparati manualmente, ottenuti con impasti di materiali rari e caduti in disuso. Quali il lapislazzuli, il cinabro puro, l’indaco, la lacca di robbia, il bistro, il rosso sangue di drago, l’orpimento. L’incantesimo della creazione artistica si compie nel suo studio-laboratorio ospitato in un edificio settecentesco in quel di Gradella, nel cremonese. Tra animali tassidermizzati, radici di mangrovia, coralli corrosi dal tempo, crani assemblati di coccodrillo e cinghiale. L’esito delle sue raffinate evocazioni sono dipinti di densa matericità, inebrianti esalazioni pittoriche nei cui riverberi si riflettono le apparizioni di artisti amati: Werner Tübke, Lucian Freud, Odd Nerdrum, Antonio López Garcia, Massimo Rao. O di scrittori visionari come Edgar Allan Poe e Baudelaire.
Ma è opportuno che lo spettatore non si faccia irretire dalle esaltanti seduzioni manieriste, madide di surrealismo, ordite da Arrivabene, per non correre il rischio di cedere a un coinvolgimento e a un compiacimento puramente estetico. Perché la ricerca del nostro artista, certamente non rifugge un’impronta edonista e un impulso dichiarativo, ma assolve soprattutto una funzione interpretativa. L’arte è la soglia da attraversare, limen iniziatico per iniziare la ricerca. Nell’interiorità. Che Arrivabene sa guardare dentro, nel proprio abisso, descrivendone al tempo stesso gli orrori, ma anche le speranze e i sogni. Non rinunciando ad affondi ironici. Con immagini archetipiche, per l’accesso a un livello di conoscenza superiore, alla memoria di un tempo che – secondo alcune teorie – avrebbe preceduto la Storia conosciuta e che si ripropone ciclicamente. Immagini che, nella mediazione della forza del simbolo, attivano in un Blitz/lampo sentimenti, emozioni, sedimentati nell’io più recondito, individuale e collettivo. Ecco allora una galleria di figure antropomorfe, ora demoni arcani, ora divinità olimpiche, ora umanoidi che sembrano di provenienza siderale, comunque extraterrestre. In stati estatici, o postumi a dolorose lacerazioni, ricoperti di ferite che si rimarginano in suture (Naht, dal titolo della mostra). La pittura diventa, infatti, tessuto cicatriziale che nasconde e si rivela nello stesso istante, ingresso dove il divino innesta nuova vita in quei simulacri di carne e pittura, vista come carne metaforica e metamorfica del corpo. E qui forse Arrivabene vuole rappresentare ciò che per alcune dottrine esoteriche sarebbe il reale peccato originale che grava, fin dalla nascita, su ogni essere umano: la sua incarnazione in un mondo fatto di materia. Che lo comprime e lo opprime. (Cesare Biasini Selvaggi)

Homepage: Iera, 2017, olio su legno
In alto: Il rizoma di Pugin, 2016, olio su lino, 135x200cm

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