“Abstract Sex: we don’t have any clothes, only equipment” è la punta di diamante di questa settimana dell’arte torinese.
Una mostra raccolta, che durerà solo fino al 3 novembre, e che deluderà gli avventori in cerca di immagini esplicite, prurigini e voyeurismi.
Lo spiegano bene nell’introduzione al piccolo catalogo che accompagna la mostra i curatori Lucrezia Calabrò Visconti e Guido Costa e l’ideatrice del progetto, Ilaria Bonacossa, citando il “regime farmacopornografico” della nostra epoca, descritto da Paul B. Preciado.
In collaborazione con venti gallerie partecipanti ad Artissima 2019, attraverso una serie di opere di altrettanti artisti, questa piccola mostra mette in scena uno sguardo trasversale sulla materia più scottante di sempre – la sessualità e le sue declinazioni – in un luogo “altro”, la boutique Jana appunto, luogo storico che dagli Settanta, grazie all’intuizione di Alda Farinella, ha portato in città prima di chiunque altro Margiela, Westwood, Galliano…
Seppur nella sua linearità (siamo pur sempre all’interno di un contesto fieristico, e le gallerie sono le vere protagoniste) “Abstract Sex” è un percorso di scavo, una cartina tornasole di inclinazioni e declinazioni che tracciano mezzo secolo di storia dell’io, di fraintendimenti identitari e sociali, di “verifiche incerte” – passateci la citazione a sproposito – di comportamenti e combinazioni.
Marcel Bascoulard (Galerie Christophe Gaillard, Parigi) – l’outsider francese che dagli anni ’40 al 1978, anno del suo assassinio, si autoritraeva o chiedeva agli amici di scattargli foto vestito da donna “per amore dell’arte” – con le sue fotografie è forse il protagonista predominante della mostra, insieme a Corrado Levi (Ribot Gallery, Milano), con le cinture che compongono Desiderando gli amici (1992). Cosa dobbiamo vedere in questa collezione di accessori? Una serie di strumentazioni per giochi erotici, o una collezione di amanti? Il gioco di uno streaptease o una reliquia postuma d’abbandono?
Nella nostra società sempre più orientata verso un pensiero scientifico-tecnocratico, involuta in nuove forme di censura e morali, incapace di nominare il desiderio e omologata nelle proiezioni delle pulsioni “Abstract Sex” sembra gettare una piccola luce nel tunnel oscuro dei nostri “effetti personali”, e denunciare – o semplicemente raccontare – il prototipo imposto della sessualità, come avviene nel video girato da Steve Reinke (Galerie Isabella Bortolozzi, Berlino) che riprende Andy “stereotipo di gay metropolitano” nella sua casa borghese dal divano bianco che si masturba ripetutamente davanti alla telecamera, tradendo e rivelando il cortocircuito tra esibizionismo e “bon-ton”.
Una mostra che fa coppia con “As walls keep shifting” di Monica Bonvicini alle OGR, dove l’ambiente più terribilmente domestico e, in un certo senso, repressivo, può essere il teatro schizofrenico dove i padroni di casa riescono a liberarsi dalle costrizioni sociali e famigliari, per sperimentare una nuova libertà che potrebbe (condizionale) fare rima con il libertinaggio.
Difficile raccontarlo, specialmente nell’epoca della fluidità: come scriveva Helena Vélena in un vecchio saggio del 1996 intitolato Dal cybersex al transgender (Castelvecchi), è meglio sperimentarlo. Se vi pare…
Artissima 2019
Abstract Sex
We don’t have any clothes, only equipment
Da un’idea di Ilaria Bonacossa, a cura di Lucrezia Calabrò Visconti e Guido Costa
Dal 31 ottobre al 3 novembre 2019
Jana
Via Maria Vittoria 45/A
, Torino
Orari: 31 ottobre e 1 novembre 2019 dalle 10.00 alle 21.00, 2 novembre dalle 10.00 a mezzanotte, 3 novembre dalle 10.00 alle18.00 (Ingresso gratuito)
L’ingresso è vietato ai minori di 18 anni.
www.artissima.art/abstract-sex/, www.artissima.art
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