A Milano, alla Galleria Giampaolo Abbondio, inaugura oggi, 22 gennaio, “In Search of Our Ancestors’ Gardens”, la prima personale di Binta Diaw (1995, Milano) nella sua città natale, dopo gli studi all’Accademia di Brera, all’École d’art et de design de Grenoble-Valence e una periodo presso Savvy Contemporary – The Laboratory of Form-Ideas, a Berlino.
«La ricerca di Binta Diaw, artista italo-senegalese, rivela due anime profondamente interconnesse: da un lato una matrice intima e autobiografica, che la spinge nella lotta continua tra la sua Italianità e Africanità, per arrivare ad uno spazio di negoziazione identitario che le includa entrambe; dall’altro una conoscenza matura e appassionata dei Black, Cultural e Feminist Studies», si legge nel comunicato stampa.
Abbiamo posto alcune domande sulla mostra al gallerista Giampaolo Abbondio.
«La mostra “In Search of Our Ancestors’ Gardens” ruota attorno all’installazione site-specific Chorus of Soil, composta di terra e piantine di melone, germogliate da semi che Binta Diaw ha piantato durante la realizzazione dell’opera. Chorus of Soil è il lavoro che racchiude in sé il cuore pulsante del progetto.
Il percorso espositivo include anche i Paysages Corporels, stampe fotografiche di grande formato sulla cui superficie Binta è intervenuta manualmente con l’uso di gessetti colorati.
Nonostante l’uso di linguaggi mediali diversi, l’estetica dei Paysages Corporels è inequivocabilmente legata alle tematiche sollevate in Chorus of Soil: il paesaggio, la terra, il viaggio, ma anche il corpo, la rinascita, la vita e la morte.
I lavori in mostra non sono inediti, ma l’incontro con Giampaolo Abbondio è stato provvidenziale per Binta Diaw per elaborare un progetto espositivo che includesse tutte le opere in un unico racconto».
«La ricerca di Binta Diaw si concentra sulla creazione di installazioni di diverse dimensioni e opere su fenomeni sociali come le migrazioni, le narrazioni contemporanee e ancora coloniali, gli aspetti antropologici e sociali nel contesto europeo, il rapporto del corpo con la natura e la complessità della sua identità.
Negli ultimi due anni Binta ha sviluppato la sua ricerca attraverso una metodologia femminista intersezionale, basata sull’esperienza fisica e personale, che ha per oggetto se stessa come corpo sociale, e la sua posizione di donna nera di seconda generazione, nata in Italia da genitori senegalesi.
Oltre a ciò, Binta è da sempre interessata a recuperare il passato, per ricordarlo e infine scardinarlo allo scopo di comprendere il presente».
«La mostra “In Search of Our Ancestors’ Gardens” di Binta Diaw si inserisce nella programmazione di Galleria Giampaolo Abbondio in perfetta continuità con la vocazione di ricerca di nuove espressioni e diverse visioni che contraddistingue l’attività della galleria fin dall’anno della sua fondazione, nel 2001.
Con questa mostra Binta Diaw, giovane artista italo-senegalese, non soltanto celebra il suo esordio espositivo nella sua città natale, ma segna anche l’avvio della collaborazione con Galleria Giampaolo Abbondio».
«La stagione espositiva proseguirà con le mostre personali di Tracey Snelling ad aprile, Marìa Magdalena Campos-Pons a giugno e Matteo Basilé a settembre.
Saremo inoltre presenti ad Art Dubai e a miart».
Binta Diaw
“In Search of Our Ancestors’ Gardens”
Dal 23 gennaio al 31 marzo 2020
Galleria Giampaolo Abbondio
Viale Sabotino 22, Milano
Opening: 22 gennaio 2020, dalle 18.30 alle 21.00
www.giampaoloabbondio.com
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