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Da domani, 31 agosto, a domenica 25 settembre, Platea | Palazzo Galeano, associazione attiva dal 2021 nella promozione dell’arte contemporanea nata dalla passione di un gruppo di cittadini lodigiani per l’arte e l’architettura, 2022, presenta “Blueback”, personale del giovane artista Alessandro Manfrin (Savignano, Cuneo, 1997).
«Dopo “Notes For Dried and Living Bodies in Corso Umberto” intervento di Luca Trevisani presentato in collaborazione con Pinksummer Contemporary Art di Genova, “Blueback” è il secondo episodio della seconda edizione del palinsesto espositivo dedicato ai giovani emergenti. Il progetto è coordinato quest’anno da Giulia Menegale e realizzato in dialogo con Luca Trevisani che ha selezionato i quattro artisti partecipanti.
Concepito come format inedito firmato Platea, il programma mostre dedicato agli emergenti si sviluppa secondo un modulo costante. Un vero e proprio palinsesto composto da episodi espositivi la cui apertura è sempre affidata a un artista affermato che in veste di “nume tutelare” indica una rosa di emergenti protagonisti dopo di lui di mostre personali dedicate. Un format molto speciale, pensato appositamente per dare visibilità alle nuove leve creative che si articola anche in una serie di poster dedicati che includono l’immagine della vetrina allestita e un testo curato e che tutti insieme andranno a comporre un catalogo – fanzine di Platea | Palazzo Galeano. Per questa seconda edizione ogni poster riporterà un frammento del dialogo corale e costante che ha caratterizzato la collaborazione tra l’artista Luca Trevisani, la curatrice Giulia Menegale e gli artisti coinvolti», hanno spiegato gli organizzatori.
Il percorso espositivo
«Per la sua prima personale presso Platea, Alessandro Manfrin presenta un progetto espositivo inedito, il cui titolo si ispira alla carta utilizzata per le affissioni pubbliche esterne, che si caratterizza per il retro di colore blu, appunto, che non lascia intravvedere la stratificazione di affissioni che precedono il nuovo manifesto impedendo così che le immagini stampate in ciascuno strato interferiscano tra loro.
L’allestimento include infatti una serie di manifesti pubblicitari che Alessandro Manfrin ha recuperato tra le vie della sua città, Milano, per poi lavorarli con una pressa improvvisata nel suo studio e restituirgli nuova forma, rovesciati e riassemblati, offrendo in particolare allo sguardo del visitatore le carte blue back sul retro.
Strappati, arrotolati e abbandonati a terra, questi materiali affascinano l’artista per la loro capacità di trattenere le tracce della vita urbana. Il ritmo frenetico della città contemporanea appare trascritto nelle croste e increspature dei manifesti pubblicitari ancor prima che l’artista li raccolga per trasformarli nella carta da parati che ricopre la stanza di Platea nella sua totalità», hanno anticipato gli organizzatori.
«I poster pubblicitari – hanno proseguito – vengono sottoposti a un ricambio continuo sulle billboard della città, sotto gli occhi assuefatti di coloro che la abitano. La città che Manfrin ritrae è Milano, luogo in cui vive e soggetto frequente nei suoi lavori. L’artista descrive Milano a partire da quegli oggetti che lui stesso definisce “esausti, stanchi”. I cartelloni pubblicitari dismessi sono infatti oggetti che hanno perso la loro capacità di suscitare l’attenzione di coloro che vi passano accanto. Ammucchiati ai bordi delle strade, – spiega la curatrice Giulia Menegale – le matasse di sfondi blu sono percepite dall’artista come l’involucro di un inconscio urbano deprivato della sua naturale capacità di produrre nuovi desideri. Attraverso i suoi vagabondaggi, Manfrin è interessato a “rintracciare le cicatrici dell’accelerazione” legata a “un consumismo ipertrofico” che si riproduce a vari livelli della realtà urbana —per mezzo delle persone che la abitano, come anche per mezzo del ciclo di vita dagli oggetti. In questo senso, le carte blue back esposte dall’artista a Platea sono una pelle. Lo spettatore è posto di fronte all’immagine del corpo scuoiato della città di Milano, senza alcuna mediazione.
Le carte blue back ricoprono interamente gli spazi di Platea negando il primato alle immagini pubblicitarie per la cui stampa erano stati originariamente concepite. Un’operazione di rovesciamento di livelli, tra la carta blueback e la stampa pubblicitaria che impone un abbondante grado di astrazione: un azzurro senza fine, incapsulato nell’architettura della vetrina di Palazzo Galeano, per dirla come Gino Paoli “Il cielo in una stanza”.
“Blueback” è la seconda mostra di un ciclo di quattro inaugurato da Deborah Martino e che include le personali di Maria Vittoria Cavazzana (1-29 ottobre 2022) e Marco Sgarbossa (5 novembre–2 dicembre 2022). Da dicembre 2022 a febbraio 2023 sarà presentata la personale di Fabio Roncato, acura di Gaspare Luigi Marcone, direttore artistico di The Open Box.
Il progetto ideato da Platea e nato dal dialogo tra Luca Trevisani, i quattro giovani artisti e Giulia Menegale, ha ricevuto il supporto comunicativo dell’Università IUAV Venezia, con la collaborazione di Saul Marcadent».