A Villa delle Rose, a Bologna, inaugura oggi, 17 gennaio, “Interconnessioni”, la prima personale di Antoni Muntadas (1942, Barcellona) in Italia, il frutto della collaborazione tra il MAMbo e Artium, Centro-Museo Vasco de Arte Contemporáneo di Vitoria-Gasteiz, con la curatela di Lorenzo Balbi, Cecilia Guida e Arturo fito Rodríguez Bornaetxea e racchiude cinquant’anni di attività dell’artista. Ne abbiamo parlato nel numero 107 di exibart on paper, che potrete trovare ad Arte Fiera 2020.
Muntadas è prolifico e complesso, e la sua attività può essere vista come nodo nevralgico, un relé, capace di attivare, interpretare, tradurre sistemi culturali, sociali, politici ed economici.
L’azione del tradurre, per Muntadas, è assolutamente centrale, infatti la maggior parte delle sue opere è intitolata ON TRANSLATION seguita dall’elemento del reale che è il bersaglio della sua indagine. Ad esempio l’opera On Translation: El Aplauso (1999) riprende lo spettatore passivo e condizionato che applaude in diverse realtà del mondo.
Si contrappone a questo stato delle cose la concezione di uno spettatore attivo, partecipante, collaborativo cui il messaggio di Muntadas è sempre programmaticamente rivolto. All’entrata esterna della mostra infatti troviamo lo striscione: Attenzione la percezione richiede partecipazione (1999), un invito, un ammonimento collocato nello spazio non protetto della città, segno tra i segni che bisogna imparare a decifrare, rendendosi parte attiva di un cambiamento di stato. Subito, appena entrati, lo spettatore incappa in tre lampade, simili a quelle da interrogatori, che illuminano tre parole scritte sul muro: Mirar, Ver, Percibir (2009) che sottolineano ancora una volta l’atto di vedere e percepire e funzionano come un campanello d’allarme rivolto direttamente al visitatore.
Di seguito siamo iniziati alla metodologia dell’artista, che viene esplicitata in Projecte/Proyecto/Project (2007), otto cartelli con le domande che si pone l’artista durante lo sviluppo appunto dei suoi progetti: “Chi? Cosa? Perché? Come? Dove? Quando? Per chi? Quanto costa?”.
Queste interrogazioni sono i gangli di ogni progetto di Muntadas, che si configura come ricerca e indagine dei sistemi di potere che modellano le nostre società, unitamente alle modalità culturali di trasmissione al pubblico di messaggi dominanti e sottilmente coercitivi veicolati attraverso la pervasività dei mass-media.
Diversi progetti dell’artista di fatto riguardano l’informazione e la propaganda, il sistema linguistico, segnico e visivo viene studiato e riprodotto, spesso messo in scena in maniera teatrale oppure sezionato e presentato attraverso una organizzazione archivistica ricca di documenti. Basti pensare alla complessa liturgia della presentazione del Padiglione Spagna alla 51ma Biennale di Venezia del 2005, intitolato On Translation: I GIARDINI dove il contesto dei Giardini veniva studiato in modo approfondito, scandito nei suoi passaggi storici e politici e nella sua mutante sintassi visiva.
Spesso l’indagine viene svolta sul campo, nel contesto in cui si trova ad operare, essa viene diretta dall’artista, ma può prevedere la collaborazione con varie figure, diversi specialisti come sociologi, scrittori, urbanisti e il pubblico chiamato ad interagire con l’opera. Quest’ultima quindi si sviluppa nel tempo, si articola ed adatta in un divenire che può durare anche anni e svilupparsi in forma aperta e dialettica
Lo studio del contesto storico bolognese ad esempio ha fornito all’artista lo spunto per un’opera site-specific, che ha rivisitato il concetto di monumento rimettendo nel luogo pubblico 59 piedistalli ottocenteschi che ornavano con i busti di personaggi famosi i giardini della Montagnola, finora in deposito presso Villa delle Rose.
L’azione dell’artista si ramifica fuori dal sito della mostra comprendendo anche luoghi istituzionali come il DAMS e l’annessa Fondazione Zeri, dove saranno in visione attraverso video e libri altri progetti dell’artista, frutto di collaborazioni con diverse personalità e con i suoi studenti, che lo hanno seguito per anni al MIT – Massachusetts Institute of Technology di Cambridge (USA), dove ha insegnato dal 1977 al 2014, e allo IUAV di Venezia dove continua ad oggi l’insegnamento.
A questo punto si comprende perché il titolo della mostra, che esemplifica attraverso diverse piattaforme di azioni e di esperienze la stratificata pratica dell’artista, sia Antoni Muntadas. Interconnections. Interconnessioni. Interconexiones.
Orari di apertura durante ART CITY Bologna 2020 – Art Week:
sabato 18 e domenica 19 gennaio dalle 14.00 alle 18.00
(lunedì 20 gennaio chiuso)
martedì 21 e mercoledì 22 gennaio alle 14.00 alle 18.0
da giovedì 23 a domenica 26 gennaio dalle 10.00 alle 20.00
24, 25 e 26 gennaio: ingresso gratuito
Orari di apertura ordinari: venerdì, sabato e domenica, dalle 14.00 alle 18.00
www.mambo-bologna.org/villadellerose
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