Dedicata al mecenate e collezionista Giovanni Battista Sommariva, L’Olimpo sul lago conduce alla scoperta dei grandi temi universali – l’amore, la morte, l’amicizia, la virtù – variamente interpretati in età neoclassica e nella nuova epoca romantica, ma sempre vivi e attuali.
I curatori, Fernando Mazzocca, Maria Angela Previtera ed Elena Lissoni, hanno saputo riunire molte opere amate e celebri di Villa Carlotta accanto ad altri Capolavori inediti come la serie di oltre cento miniature della Pinacoteca di Brera, che riproducono i dipinti più famosi della raccolta; le preziose gemme incise provenienti da importanti collezioni private e l’orologio decorato con la figura di Zefiro, ripreso dal celebre dipinto di Pierre-Paul Prud’hon, in prestito da Palazzo Pitti. Dal prezioso fondo della Bibliothèque Stanislas di Nancy proviene la Storia di due nobili amanti (Giulietta e Romeo), miniata su pergamena da Giambattista Gigola, di cui esistono solo sette esemplari. Nel percorso – che grazie a prestiti eccezionali, provenienti da importanti collezioni pubbliche e prestigiose raccolte private, restitiuisce tutta la straordinaria ricchezza di una delle collezioni più importanti d’Europa tra l’Impero e la Restaurazione – sono esposte anche il raffinatissimo disegno con La Sepoltura delle ceneri di Temistocle di Giuseppe Bossi. A questo si affianca la raffinata edizione degli Scherzi poetici e pittorici di Giovanni Gherardo De’ Rossi, uno dei più bei libri stampati dal “principe dei tipografi” Giambattista Bodoni, che reca la dedica del poeta Vincenzo Monti al conte Giovanni Battista Sommariva. Mai esposto in Italia, Girodet dipinge “Pigmalione e Galatea” alla presenza di Sommariva è uno dei protagonisti in mostra, eccezionalmente concesso dal Musée Girodet di Montargis.
Il percorso si apre con la sezione L’immagine del collezionista, che propone un inedito confronto tra i busti di Luigi Acquisti e di Bertel Thorvaldsen, entrambi ispirati all’antico.A queste raffigurazioni auliche del personaggio si affiancano e si sovrappongono negli anni i ritratti in abito contemporaneo, come quello folgorante eseguito da Andrea Appiani (Accademia Carrara, Bergamo). Virtù antiche e attualità si intrecciano nel dipinto pieno di pathos del maestro del neoclassicismo Jean-Baptiste Wicar rappresentante Virgilio che legge il sesto libro dell’Eneide alla corte di Augusto, dove Sommariva è ritratto come Mecenate e Napoleone veste i panni Agrippa, entrambi testimoni del momento in cui Ottavia, sorretta dal fratello, l’imperatore Augusto, sviene all’ascolto dei versi di Virgilio che evocano la morte del figlio Marcello. I legami, protagonisti della sezione Eredità d’affetti. I Ritratti di Famiglia, vivono nella memoria dell’ultima discendente della famiglia, Emilia Seillére Sommariva, donna colta e affascinante, nonché pittrice dilettante – che volle farsi ritrarre da Charles-Pompée de Boisfrémont in Villa Sommariva, nel luminoso paesaggio del Lago di Como. Meta di un vero e proprio pellegrinaggio romantico, infatti, fin dagli anni venti la villa e i suoi meravigliosi giardini erano entrati nell’immaginario dell’epoca, raffigurati anche da Giuseppe Bisi in una visione di grande fascino.
Nel percorso espositivo si dispiega il racconto di quel rapporto davvero speciale – così personale e persino di familiarità – che aveva legato Sommariva ad Antonio Canova, a partire dall’esecuzione del superbo marmo che raffigura Palamede – eroe civilizzatore, inventore delle lettere e degli scacchi – la cui immagine è fermata nella perfezione senza tempo del nudo eroico. Ma la più amata delle opere canoviane, a tal punto da essere definita da Sommariva la sua sposa e collocata ai piedi del letto nel suo palazzo di Parigi, fu la Musa Tersicore, la cui grazia infinita risalta nel prezioso modello in gesso in mostra. Il mito, espressione dei grandi valori universali, ma vivi e attuali, affiora di nuovo nell’abbraccio della copia di Amore e Psiche di Adamo Tadolini, emblema di bellezza, di virtù e dell’amore eterno, che aveva incantato Gustave Flaubert, fino al punto da scambiarlo per l’originale canoviano, e tanti altri celebri visitatori di tutta l’Europa. La gemma della collezione Sommariva è la Maddalena penitente di Antonio Canova (oggi a Genova, Musei di Strada Nuova – Palazzo Tursi), allestita a Parigi in un’ambientazione spettacolare, all’interno di un boudoir foderato di sete grigie, in un gioco di riflessi generato dallo specchio alle spalle della figura e dalla illuminazione dall’alto. Dell’opera Sommariva possedeva anche un gesso, dal quale ancora molti anni dopo (tra il 1843 e il 1857) fu fatta eseguire una replica da uno scultore ancora sconosciuto appositamente per la villa di Tremezzo.
Il percorso prosegue Dal mito si entra nella storia: alle pareti, si dispiega L’Ingresso trionfale di Alessandro Magno in Babilonia di Bertel Thorvaldsen, uno dei più emozionanti capolavori dello scultore danese e del neoclassicismo europeo, nonché il “miglior contratto mai fatto” secondo Sommariva. Il Fregio ha continuato a risplendere nella sua intatta bellezza, risultato di una sapienza compositiva e di una capacità unica dell’artista di adottare registri diversi. Si apre, infatti, con i ritratti del collezionista e dell’artista una spettacolare sequenza di figure, cavalli e cavalieri, guidati da un trionfante Alessandro Magno, nel quale si afferma un nuovo linguaggio scultoreo ispirato alla riscoperta bellezza dei marmi del Partenone. Mentre il naturalismo stupefacente del corteo dei babilonesi, popolato di armenti e pastori – sul lato opposto – proietta la scultura neoclassica verso la nuova sensibilità romantica.
Abile nell’intercettare il cambiamento di una società e le evoluzioni del gusto, Sommariva commissionerà a Francesco Hayez L’ultimo bacio dato a Giulietta da Romeo, destinato a diventare un’icona del Romanticismo. Mentre la Spezieria dei Frati di Giovanni Migliara ci introduce sulla soglia del convento, inondato di luce e di sole, dove si distilla il veleno fatale. Amore e morte si intrecciano anche nell’Ultima comunione di Atala di Pierre Jérôme Lordon, esposta a Parigi nel 1808, che attinge dal popolare romanzo Atala dello scrittore francese François-René de Chateaubriand. Il desiderio di esibire la propria raccolta aveva spinto Sommariva a far realizzare riproduzioni delle proprie opere su pietre preziose e miniature a smalto affinché potesse portare sempre con sé un’immagine delle sue “cose più care” da sfoggiare nei salotti più in vista di tutta l’Europa.
L’ultima sezione della mostra – L’immagine moltiplicata dei capolavori: pietre incise, miniature, stampe. – riunisce il museo portatile di Sommariva, in parte andato disperso, in parte confluito nelle raccolte della Pinacoteca di Brera. Oltre cento raffinatissime miniature a smalto – tra le quali veri e propri capolavori di Giambattista Gigola – ci suggeriscono la ricchezza della collezione, che vantava opere di Rembrandt, Luini, Guido Reni, Van Dyck e copie antiche da Leonardo, oltre ad alcuni dei maggiori capolavori dei campioni del neoclassicismo, da Jacques-Louis David, a François Gérard, fino a Pierre Paul Prud’hon. Ma a rivelare la ricchezza e il gusto del collezionista è soprattutto la raccolta di gemme incise – cammei, corniola, sardonica – opere ricercate e affascinanti eseguite dai più celebri maestri dell’epoca – Clemente Pestrini, Antonio Berini, Giacomo Pichler – racchiuse in eleganti cornici. Il Ritratto su sardonica del Conte Luigi Sommariva in uniforme di ufficiale degli Ussari della Guardia Reale era stato affidato all’abilissimo Giovanni Beltrami, grande amico di Giovanni Carnovali, il Piccio, che lo raffigurerà mentre mostra con fierezza un esempio della sua produzione (Cremona, Museo Ala Ponzone).
La collezione ha raggiunto una fama leggendaria anche attraverso le riproduzioni a stampa delle opere, eseguite con gusto e raffinatezza, a bulino e all’acquaforte, a cui Sommariva affidò anche la celebrazione del proprio prestigio sociale, promuovendo la propria immagine, quella di Conte e cavaliere di Sant’Uberto, oltre che la propria fama di grande amico delle Belle Arti.
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