Per il terzo anno consecutivo è Cappelli Identity Design a firmare l’Italian Pavilion alla 77ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica che inizia oggi e proseguirà fino al 12 settembre.
Per il padiglione dell’edizione 2020 Cappelli Identity Design (che ha firmato anche quello al Festival di Cannes nel 2018) si è ispirato alle atmosfere dei film di Federico Fellini, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, a cui è dedicata anche “Felliniana”, font ricavata dalla grafia del regista presente nelle lettere inviate a Giulietta Masina.
Cappelli Identity Design è uno studio di design, comunicazione e strategie digitali.
Fondato nel 2009 a Roma da Emanuele Cappelli (qui il podcast che abbiamo realizzato con lui alcuni mesi fa), lo studio «coglie la propria identità nell’incontro tra design e strategia, sviluppando progetti in ambito internazionale», ha spiegato l’azienda.
«Lo studio attiva una sinergia tra diversi codici di comunicazione che rispondono alle esigenze di clienti istituzionali e privati, nazionali e internazionali, tra i quali, Emirates, FAO, Fondazione TIM, CIR Group, Istituto Luce Cinecittà, Gruppo Kering, Gruppo San Donato, Morrow Sodali, New York Tag, Olivetti, RUFA, Sogefi, Terna, TIM Sparkle», ha proseguito l’azienda.
«Venezia ogni volta è una festa meravigliosa. Non è così semplice firmare il progetto dell’Italian Pavilion per tre edizioni consecutive. Nonostante sia il terzo anno, la tensione creativa è sempre viva ed è presente anche quella sorta di incertezza e dubbio su cui si costruisce un progetto, nuove strade e soluzioni per il cliente. Da un altro punto di vista invece gli aspetti esecutivi sono ottimizzati; c’è una maggiore conoscenza dello spazio e si va verso l’ottimizzazione dell’idea e dei costi, per esempio. Riusciamo così a indirizzare le nostre energie verso l’aspetto creativo e di innovazione perchè la maggior conoscenza permette di esprimersi meglio».
«Siamo sognatori e spesso le situazioni, le persone e gli interessi artistici ci trascinano verso la condivisione di nuove idee e danno vita a nuove avventure, come è stato in questo caso. Abbiamo cercato e voluto fortemente specializzarci sul concetto del “Design is one”, lavorare trasversalmente su cose che ci piacciono, avendo chiara la direzione che vogliamo prendere. La nostra missione che ultimamente e sempre più spesso riusciamo a raggiungere è lavorare per cose che ci entusiasmano».
«Lavorare su una figura come Federico Fellini non è affatto semplice. È un artista, un uomo, un’icona molto complessa perché mette alla luce aspetti che appartengono alla vita reale e simultaneamente al mondo del sogno. Non è facile per me, per noi, indagare, avvicinarsi alla critica di un mondo rappresentato attraverso video, scenografie e sceneggiature e per questo abbiamo avuto bisogno di un supporto esterno, quello del documentarista e storico del cinema Raffaele Simongini che, grazie a una selezione delle opere di Fellini, ci ha aiutato a comprendere più a fondo la direzione artistica e creativa necessaria.
La tipica opulenza felliniana sarebbe stata impossibile da disegnare così abbiamo lavorato sul togliere, asciugare, interpretare. Approfondendo le sue opere, ascoltando le colonne sonore dei film, osservando la fotografia, e studiando l’artista e il visionario Fellini, abbiamo cercato di raccontare quell’uomo che riesce a leggere la realtà all’interno di mondi creati da lui stesso: paradossali, illusori, onirici. Questo per me è Fellini: la capacità di leggere il reale con una lente di ingrandimento straniante ma per questo più vera».
«Tutto il concept dell’allestimento dell’Italian Pavilion si fonda sulla luce. La luce che illumina la vita. I colori e la trasparenza fanno parte dello scenario dei film di Fellini che hanno sempre avuto una fotografia straordinaria e particolarissima. Oggi alcuni registi riprendono quello stile: quel gioco tra luce e colori, tra forme e inquadrature. Mettere in relazione trasparenze che dialogano con la luce è una caratteristica che ci ricorda il Maestro e che abbiamo voluto tradurre nello spazio dell’Italian Pavilion. Per provare a raccontare l’idea di sogno abbiamo creato muri trasparenti bagnati dal sole, in un’interazione naturale che illumina le superfici e le persone che lo abitano, nella loro verità».
«L’idea di ispirarci alla scrittura di Federico Fellini e farne una font, sembrerà strano dirlo, ma è nata per caso. Avevamo vinto anche l’edizione di Cannes 2020 e, prima del lockdown, sono riuscito a ottenere un incontro con Simonetta Tavanti, nipote di Giulietta Masina, grazie a Mauro Stancati. In questa occasione mi sono potuto immergere completamente nel mondo del Maestro. Dopo aver visto le foto della sua famiglia, le illustrazioni e le preziose lettere che Federico scriveva a Giulietta, il tempo si è fermato. Ho raccontato in studio questa esperienza e l’idea è arrivata: ok, Fellini non può più scrivere quelle lettere ma ci rimane la sua grafia. Perché non creare una font ispirata alla sua scrittura: i sogni potranno continuare a essere scritti.
Il sogno è fondamentale e questo l’ho capito soprattutto durante il lockdown: chi non è riuscito a sognare è andato in depressione. La font Felliniana è un omaggio al sogno per eccellenza e racconta i sogni delle persone che sono capaci di sognare.
Il sogno ci fa sentire dentro il domani che vogliamo».
«I progetti in uno studio di design e marketing sono sempre tanti e tra i più diversi tra loro: dal riposizionamento di un brand sul mercato, alla realizzazione di produzioni come ad esempio il nuovo documentario su Federico Fellini, ideato e scritto insieme a Raffaele Simongini. FELLAS 22 è la prima produzione audiovisiva di Cappelli Identity Design e racconta Fellini, attraverso i suoi film. Il trailer, senza scopo commerciale, sarà proiettato in anteprima negli spazi dell’Italian Pavilion per supportare con le immagini originali del Maestro, tutto l’allestimento.
Qualcuno potrebbe obiettare ma come fa una società di design e marketing a fare tutto in un senso così ampio? Come dice Massimo Vignelli “Design is one”. Chi progetta e chi ha l’idea è poi in grado di declinarla su ogni tipo di media o supporto.
Per questo l’idea, come il sogno, non ha confini».
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